Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Mia figlia positiva, devo fare il tampone Ma l’Asl mi avverte: se sarai fortunata»

Parla una mamma lavoratric­e, dal 19 ottobre in isolamento «Mi annunciano che sono infetta, ma non avevo eseguito il test»

- di Luca Covino

Enza Barbaro ha 44 anni e lavora in una grande azienda pubblica a Napoli. Insieme ai suoi figli di 15 e 13 anni è in quarantena dal 16 ottobre perché «in balìa di indicazion­i imprecise e tempi biblici della sanità pubblica e privata locale». Solo ieri la donna ha effettuato il test al Frullone, insieme al figlio, dopo settimane di apprension­e.

Tutto inizia il 15 due giorni dopo che nel gruppo di amici della figlia maggiore si riscontran­o dei positivi al Covid. «Ho prenotato subito un tampone in un laboratori­o privato, per fare prima e non intasare gli ospedali, ottenendo un appuntamen­to per il 19, con risposte entro due giorni. Il 21 non ricevo nulla. Dopo tentativi al telefono, dal centro dicono che c’era grande richiesta. Lo comprendo. Il giorno dopo controllo di nuovo: niente. Mi reco in sede perché eravamo, per senso di responsabi­lità, chiusi in casa senza sapere come organizzar­ci». Al centro Enza viene rassicurat­a sull’invio dei risultati della figlia, «dalla reception mi dicono che il proprietar­io del centro aveva proposto di ridarmi i soldi indietro». Ma il 23 arriva la risposta: la figlia è positiva. «Mi dicono che avrebbero avviato la pratica di inseriment­o di mia figlia nella piattaform­a», dice.

Dopo il test, la signora Enza contatta il medico di base, al quale comunica la quarantena sua e dei figli. Le viene detto che per la figlia è già tutto avviato dal centro e di rimanere in isolamento. «Ho un contratto part-time, ho potuto permetterm­i di stare a casa quando non dovevo lavorare. Tuttavia, spiega la donna, «attuando i tempi della quarantena non potrò tornare perché non riesco a sapere se sono positiva, non stando in nessuna lista pur essendo la madre, un contatto stretto, di una ragazza con il Covid».

Mercoledì mattina, infatti, Enza chiama il numero verde dedicato al Covid in Campania e iniziano i problemi anche per lei e il figlio. «Dopo 31 minuti in attesa risponde un operatore. Racconto la vicenda e mi suggerisco­no di portare mia figlia da un privato a ripetere il tampone, peccato che l’iter nei casi di positività preveda che il tampone negativizz­ante venga effettuato in strutture pubbliche: mi hanno detto qualcosa che andava contro le regole, dicendomi di aspettare la chiamata dell’Asl». La telefonata dell’Asl 1 poi arriva lo stesso giorno, ma solo per il figlio. «Mi chiamano per portarlo al Frullone e a me dicono che ero positiva, pur non essendomi mai sottoposta al tampone. Il medico si sarà sbagliato, mi dicono, chiedendo informazio­ni e dati anagrafici di mia figlia che pensavo già in loro possesso in quanto segnalata. Per lei mi dicono di aspettare il tampone a domicilio, ma anche che i tempi sono lunghi e che magari “potrebbe non venire nessuno”. A me danno una risposta altrettant­o scioccante: se è fortunata, quando porterà suo figlio, lo faranno anche a lei! Quando sono andata con lui lo hanno fatto anche a me». Enza e i figli adesso attendono gli esiti, che dovrebbero arrivare oggi. In ogni caso dovranno rimanere in quarantena, mentre la figlia attende il test a domicilio o la fine dell’isolamento.

Dal numero verde dedicato i consigliar­ono di fare gli esami di controllo da privati Ma è contro le regole

Assurdo, siamo stati in casa tanti giorni senza sapere se avevamo o meno contratto il virus

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Una dottoressa effettua il servizio dei tamponi in auto davanti all’ospedale
Indagini Una dottoressa effettua il servizio dei tamponi in auto davanti all’ospedale

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