Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I due virus: il Covid e la fame

- di Fortunato Cerlino

«Non ci sono andato per fatalità, altrimenti pure io mi trovavo miezo ‘o budello. La colpa però non è della brava gente disperata che voleva solo protestare. È stata na trappola. Miezo ‘o corteo si sono infiltrati ‘e solite cape ‘e cazzo che hanno rovinato tutto. Quelli sono andati in culo a noi… scusate il termine. Se uno scende in strada per solidariet­à con i commerciat­i e gli imprendito­ri, nun se mette ‘a scassà ‘e vetrine, a rubare nei negozi. Sono stati quattro mariuoli fetenti e infami. Accussì la nostra protesta è finita in secondo piano, ed è diventata l’ennesima occasione di scuorno per la nostra città».

«Ma quali erano le ragioni della protesta?».

«In che senso?».

«Nel senso che siamo nel bel mezzo di una pandemia, il virus esiste, il governo era obbligato ad adottare misure impopolari ma necessarie».

«Dottó, io non sono negazionis­ta. Stu virùs nessuno lo ha mai messo in discussion­e. Io tengo pure un parente mio in terapia intensiva. Quarantaci­nque anni, scoppiava di salute, forte comme nu toro, e mo sta lottando tra la vita e la morte con due creature da crescere e na mugliera che lo aspetta ‘a casa. Se muore non lo potranno nemmeno salutare. Il problema è un altro».

«E qual è?».

«Decidere come è meglio morire, se per mancanza di ossigeno o per fame. Quello che ‘o governo non ha capito è che ce ne stanno due di virùs da combattere, no uno. Il primo si chiama Covìd, e ‘o secondo si chiama Fame. La gente si è fatta due calcoli e ha capito che dal primo virùs, a livello statistico, si può salvare. Il secondo invece uccide e basta. Stiamo in ginocchio dottó! Stiamo esasperati. Io non so che lavoro fate voi, ma nuje faticamme per quella cinquanta euro al giorno che ci serve per sopravvive­re, non per vivere. Se ci tolgono pure la possibilit­à di guadagnarc­i sti quattro spiccioli, allora vo’ dicere che chi ci governa non ha proprio esperienza della vita reale, di quello che la gente è costretta a fare ogni giorno pe’ campà. È questo che ci fa incazzare, avete capito?».

«Io ho capito, ma mi permetta di fare l’avvocato del diavolo. Senza le misure contenitiv­e, si rischia la catastrofe. In poche settimane si potrebbe fermare davvero tutto e in maniera irrimediab­ile. Lei si rende conto di cosa sta accadendo? Di cosa c’è in ballo?».

«Io mi rendo perfettame­nte conto dottó, e l’ho spiegato quasi con le stesse parole ieri sera a mio figlio Nicolino quanno so’ tornato ‘a casa, e sapete che mi ha risposto?». «Cosa?».

«Si papà, ma io tengo famme!». A piazza Mercato un cane randagio fa a brandelli un sacchetto della spazzatura trafugato da un cassonetto stracolmo. A pochi passi dalla strada dove il 29 giugno del 1620, nacque Tommaso Aniello, detto Masaniello.

«E secondo lei come si esce da questa crisi?».

«In un solo modo. È arrivato il momento di capire se veramente tiene senso avere un governo, se veramente quella gente che noi paghiamo serve a qualcosa. Ci devono mettere i soldi in tasca! Non dico che primma devono fare i bonifici e poi ‘e decreti, ma poco ci manca. Se alla fine del suo bel discorso Conte avesse fatto partire dal suo telefonino un bel bonifico di una mille, duemila euro a testa per il prossimo mese, io vi posso garantire che tutto ‘o burdello che ci è stato non ci sarebbe stato. Invece questi prima bloccano tutto, e poi si riuniscono per capire come e quando ci salveranno dalla fame. Al momento buono, comme è successo a me con il plexiglàss, ci diranno che so’ fernute ‘e soldi».

«Il fatto è che ci sono dei tempi tecnici».

«’A panza però questi tempi tecnici non può aspettarli. ‘O si muovono a fare quello che devono fare, oppure qua rischiamo che ‘o popolo si ribella sul serio. Finisce tutto a carte quarantott­o. Questo è il momento di capire se le istituzion­i moriranno di Covìd oppure no, perché ‘o popolo, voi che siete uno studioso me lo insegnate, può resistere fino a un certo punto, po’ se scassa ‘o cazzo, parlando con rispetto».

Una curva a gomito e per poco non finiamo contro un autobus stracolmo di persone senza biglietto, ma con la mascherina.

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