Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Agnano piegata dalla malaria, 150 anni fa si prosciugò il lago
Era il 28 ottobre del 1870 quando le sue acque cominciarono a defluire nel mare di Bagnoli L’associazione Lux in Fabula ricorda l’evento
Fine della grande puzza, dei miasmi, delle nuvole di zanzare malariche: il 28 ottobre del 1870, 150 anni fa, le acque del lago di Agnano iniziavano a defluire nel mare di Bagnoli scorrendo nel canale sotto monte Spina, che tuttora porta le acque termali superflue — e pulite — sulla spiaggetta all’inizio di via di Pozzuoli.
Fine della pestifera macerazione della canapa durata quattro secoli, inizio della bonifica che avrebbe riservato non poche sorprese: settanta sorgenti termali e imponenti resti archeologici di epoca greca e romana. Era durato cinque anni il lavoro per la galleria che in cinque mesi svuotò il lago liberando 130 ettari di suolo agricolo. Ma era scomparso un paesaggio la cui immagine poetica è tramandata da pittori e cronisti. Sulle rive s’affacciavano il «real casino di caccia» dei Borbone, casolari, masserie, antichi impianti termali romani e medioevali. Frequentatissima era la famosa Grotta del Cane, così chiamata per il crudele esperimento mostrato (a pagamento) ai forestieri: cane e padrone entravano nel piccolo antro, la bestiola stramazzava svenuta per l’acido carbonico che s’addensava pesante a non più di 50 centimetri dal suolo. Il cane veniva subito fatto rinvenire gettandolo proprio nelle fredde acque del lago.
Fra i tanti che hanno ritratto quei paesaggi troviamo gli ottocenteschi Giacinto Gigante e suo fratello Ercole, il fotografo Giorgio Sommer, e nel ’700 Jacob Philip Hacker ritrattista del Regno. Si ritiene che il lago, al centro di un grandioso cratere vulcanico, si sia formato intorno all’anno Mille a causa di un rapido bradisismo discendente che fece emergere falde sotterranee. Il primo progetto di svuotamento risaliva al 1839, rielaborato nel 1856, definitivo nel 1861 quando finì il regno borbonico. Fu approvato nel 1865 dal ministro dell’agricoltura Luigi Torelli (governo La Marmora), realizzato dall’ingegnere Martuscelli in cambio della proprietà dei suoli recuperati. Ma ci vollero altri 15 anni e l’opera intensa di un medico ungherese, Joseph Schneer, per attirare l’attenzione sul termalismo; decisiva fu la visita nel 1905 di Vittorio Emanuele III con Francesco Giuseppe d’Asburgo da poco imperatore d’Austria.
Il Savoia venne più volte a curarsi nelle terme costruite da Schneer. E finalmente a Napoli si costituì una società che incaricò il giovane architetto Giulio Ulisse Arata di realizzare un imponente complesso termale. Che fu completato e variamente ampliato fino al 1926. Con la Guerra mondiale le Terme furono bombardate, saccheggiate dai tedeschi in fuga, occupate dagli Alleati, poi demolite e rifatte negli anni 60. Intorno agli edifici termali e ai grandi resti archeologici ha regnato per anni l’abbandono, la Grotta del Cane è stata sommersa dai rifiuti ma anche esplorata coraggiosamente (difficilissimo procedere nel cunicolo a causa delle esalazioni) dallo speleologo Rosario Varriale, che ne ha progettato il recupero con l’associazione “Conca di Agnano”. A ricordarci il 150° del mirabile traforo è il folto gruppo di studiosi appassionati di storia locale che fa capo ad Aldo Cherillo e all’associazione culturale puteolana “Lux in Fabula” presieduta da Claudio Correale.
Nel volume Il Lago di
Agnano il disegnatore Libero Campana mostra la ricostruzione di opere idrauliche, edifici, ponti e vie antiche, monumenti, la lavorazione della canapa e del lino. In serbo proiezioni e pannelli esplicativi sulla storia del territorio e sulle proposte di valorizzazione e recupero ambientale. In attesa di tempi che consentano di nuovo di incontrarsi.