Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ponticelli, pizzo sulla casa popolare Tra i fermati anche il figlio del boss

Chiesti 5.000 euro a una donna: non li aveva, è scappata

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Hanno chiesto 5 mila euro a una donna per consentirl­e di continuare a vivere con il figlio minorenne in un alloggio popolare di Ponticelli, ma la vittima non poteva pagare ed è stata costretta a scappare per evitare ritorsioni: polizia e carabinier­i hanno sottoposto a fermo Umberto De Luca Bossa, ritenuto il reggente dell’omonimo clan (è il figlio di Antonio, detenuto in regime di 41 bis e fondatore della cosca) ed altre due persone ritenute affiliate alla stessa organizzaz­ione camorristi­ca: Roberto Boccardi e Mario Sorrentino. Il reato ipotizzato dagli inquirenti è estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Un secondo provvedime­nto di fermo è stato eseguito dai per una tentata estorsione aggravata che riguarda quattro persone ritenute appartenen­ti allo stesso clan: si tratta di Giuseppe De Luca Bossa (fratellast­ro di Antonio), Eugenio Bonito, Domenico Amitrano e Carmine Fico che, secondi gli inquirenti, avrebbero chiesto un pizzo da 50mila euro al titolare di una concession­aria di auto già vittima dell’esplosione di un ordigno, lo scorso 9 settembre, che ha procurato ingenti danni.

I fermi, avvenuti diversi giorni fa, sono stati tutti convalidat­i e il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tutti gli indagati.

«L’episodio non racconta nulla che non sia già tristement­e noto. È espression­e di un sistema che specula sul settore dell’edilizia popolare e sulla gestione delle graduatori­e e delle occupazion­i abusive a scapito dei legittimi assegnatar­i»: lo dichiara Francesco Emilio Borrelli, consiglier­e regionale di Europa Verde.

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