Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Incontreremo il premier soltanto per avere risposte Lo Stato faccia da garante»
IL SEGRETARIO UILM ROCCO PALOMBELLA
«Dall’incontro di questa mattina con il premier Conte ci aspettiamo una risposta chiara e certa sul futuro dello stabilimento Whirlpool di Napoli. Perché se dovesse ripetere le parole dette mercoledì in Senato e cioè che sta ancora tentando di parlare con i vertici americani della multinazionale, riteniamo che da una telefonata non possa dipendere il futuro di 420 lavoratori». Il numero uno della Uilm, Rocco Palombella preannuncia così quale sarà la linea del sindacato che ha chiesto ed ottenuto di incontrare seppur in videoconferenza questa mattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Quali sono le sue aspettative e del sindacato dal faccia a faccia con il premier?
«Attendiamo che ci parli non delle intenzioni del governo su Whirlpool, ma che ci porti finalmente proposte concrete per la risoluzione della vertenza. Non ci aspettiamo che ci racconti di aver convinto Whirlpool a fare retromarcia, perché se non ci sono riusciti in 18 mesi, non sarebbe credibile ora. Ma speriamo quanto meno che si tenga aperta la fabbrica per altri sette-otto mesi per avere il tempo, perso a causa del Covid, di definire una soluzione attuabile e che salvi il sito di via Argine».
Lei teme che il governo ad un giorno dalla chiusura dello stabilimento di Napoli
possa fare ancora “melina”?
«Noi dobbiamo sapere concretamente cosa il governo vuole fare, e non possiamo accettare un ulteriore rinvio. La vertenza della Whirlpool di Napoli è all’ultima spiaggia. Abbiamo una priorità e cioè di far continuare l’attività produttiva di lavatrici dello stabilimento di Napoli. Noi chiederemo a Conte che lo stabilimento continui a produrre lavatrici con Whirlpool. Se non sarà così, vogliamo che il presidente ci dica che le lavatrici continueranno ad essere prodotte a Napoli sia con la presenza di Whirlpool, ma anche dello Stato che si faccia garante della continuità della produzione. Non accetteremo altre ipotesi al di là di queste. E lo abbiamo sempre detto in questi 18 mesi».
E se il governo non dovesse prospettarvi le soluzioni da voi auspicate?
«Noi reagiremo con gli strumenti classici a nostra disposizione. Vuol dire che continueremo a manifestare, a presidiare ovviamente lo stabilimento di Napoli che è l’unico punto di forza e di aggregazione. Continueremo ad appoggiare la lotta di questi lavoratori, con la mobilitazione e facendo sapere a tutto il mondo quello che accade in Italia. È una vertenza non solo simbolo, ma che rischia diventare la prima a segnare una fase di disimpegno delle multinazionali nel nostro Paese. Mi auguro che Conte si renda conto che ormai le parole sono state sprecate in lungo e in largo».
Quale potrebbe essere a 24 ore dallo stop dello stabilimento di Napoli per il sindacato un primo risultato positivo?
«Per dare un messaggio di fiducia, procrastinare la fermata della fabbrica di almeno otto mesi, sarebbe un primo risultato. Avere la possibilità di fare continuare a lavorare nella fabbrica ci consentirebbe di poter mettere mano ad una soluzione più articolata ed efficace».
Per dare un messaggio di fiducia, rinviare lo stop del sito produttivo di almeno otto mesi, sarebbe un primo risultato
Secondo lei nella vertenza Whirlpool, il governo ha commesso errori? E se sì quali?
«Di aver sottovalutato tutto e di non aver avuto effettivamente la comprensione della drammaticità della situazione. Il governo ha sottovalutato la multinazionale e si sono approcciati con un atteggiamento supponente, da chi era sicuro di poter condizionare le scelte della multinazionale provando ad intervenire sulle risorse economiche. Invece non hanno colto che Whirlpool fin dall’inizio non si sarebbe convinta con i finanziamenti o i fondi messi a disposizione. Poi il cambio dei ministri non ha giovato alla vertenza, perché si è perso tempo e non si è cercati gli interlocutori giusti. Si è perso tempo con l’amministratore delegato di Whirlpool Italia La Morgia che probabilmente non ha peso su decisioni così importanti, quando forse era preferibile interloquire con i vertici americani. In poche parole è stata sottovalutata dall’inizio fino alla fine dal governo italiano questa vicenda».
Anche il sindacato pensa che abbia commesso qualche errore?
«Il sindacato non può rimproverarsi nulla, non ci è stato dato mai margine di trattativa. Abbiamo fatto in questi 18 mesi tutto quello che era possibile e continueremo così fino alla risoluzione positiva della vertenza. Difenderemo tutti i posti di lavoro».