Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Intesa tra Pd e 5S per un sindaco nuovo
Il tempo da qui alle elezioni comunali di Napoli corre molto rapido. I soggetti che aspirano a organizzare il consenso elettorale, sempre più volatile e friabile, incomincino ad assumere scelte ed orientamenti precisi.
Scelte tanto più urgenti di fronte alla recrudescenza della pandemia. Una questione, a mio modo di vedere che diventa centrale per i destini della città, della regione e, per certi aspetti per gli equilibri politici nazionali: la questione Cinque stelle.
Per quanto tempo ancora la coalizione che governa l’Italia non potrà replicarsi nelle regioni e negli enti locali? Su questo tema è necessario prendere atto della realtà dei fatti provando a smussare i pregiudizi ideologici e, perché no, le antipatie personali. Certo l’alleanza fra Pd e altre forze di sinistra con i grillini crea malumori e, certe volte, forte insofferenza, nella base di tutti e due i partiti e degli eventuali alleati di diversa provenienza culturale.
Ma la politica è anche pedagogia, capacità di uscire dai recinti delle ideologie per affrontare con coraggio i problemi del momento. Intendiamoci, senza abbandonare i principi fondanti nei quali si crede ma assumendosi le responsabilità di governo in un momento in cui non sembra esserci un’alternativa credibile. Una parte del ceto politico si muove nel senso di favorire un accordo strutturale fra i due partiti di Governo, accordo che a Napoli cambierebbe le carte in tavola stravolgendo le previsioni scaturite dalle ultime regionali. Si prospettava un proliferare di liste più o meno civiche che hanno fatto il loro tempo da anni, affiancate da liste più o meno personali di spezzoni di ceto politico orfano di de Magistris, si cercava di capire in che modo il sindaco potesse in qualche modo ritornare in campo sia pure marginalmente.
Un sindaco indicato dal Pd e dai suoi alleati e dai Cinque Stelle semmai con il beneplacito del presidente De luca con molta probabilità spazzerebbe via le formazioni minori e costringerebbe il centro destra a rifondarsi pena l’estinzione. È chiaro che una tale alleanza produrrebbe molti malumori nel Pd da anni vituperato dai grillini e, probabilmente, potrebbe provocare una scissione nel campo pentastellato. Ma la sostanza di un accordo nella terza città d’Italia (e forse a Roma e Torino) che replicasse la compagine di governo in questa lunga emergenza avrebbe un peso enorme, un forte appeal.
Tutto bene, dunque? Tutto già scritto? Innanzitutto gli accordi in politica come forse nella vita se non sono fondati su solidissimi argomenti sono destinati a sciogliersi di fronte alle pretese personali, alle gelosie, ai calcoli di potere. Un accordo regge e può far bene alla comunità se si rintracciano linee politiche comuni, se si prospettano progetti concreti sul terreno amministrativo. Soprattutto i Cinque Stelle dovranno dimostrare di essere una forza politica progressista uscendo dall’attuale ambiguità, di essere diventata una formazione di governo e non solo un movimento di più o meno sincera protesta.
Nessuno, io credo, deve tirarsi fuori da questo processo politico, semmai contrastandolo con solidi argomenti, evitando generiche petizioni di principio o qualunquistiche posizioni antipolitiche. Insomma ognuno si assuma le proprie responsabilità. Questo è vero civismo, questo è il dovere di ogni cittadino. Un civismo che favorisca la frantumazione definitiva del tessuto politico di Napoli già così tanto compromesso svelerebbe la sua natura astratta e narcisista al netto di quelli che nascondono interessi personali sotto l’ala dell’impegno civico.