Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Intesa tra Pd e 5S per un sindaco nuovo

- di Giuseppe Ossorio

Il tempo da qui alle elezioni comunali di Napoli corre molto rapido. I soggetti che aspirano a organizzar­e il consenso elettorale, sempre più volatile e friabile, incomincin­o ad assumere scelte ed orientamen­ti precisi.

Scelte tanto più urgenti di fronte alla recrudesce­nza della pandemia. Una questione, a mio modo di vedere che diventa centrale per i destini della città, della regione e, per certi aspetti per gli equilibri politici nazionali: la questione Cinque stelle.

Per quanto tempo ancora la coalizione che governa l’Italia non potrà replicarsi nelle regioni e negli enti locali? Su questo tema è necessario prendere atto della realtà dei fatti provando a smussare i pregiudizi ideologici e, perché no, le antipatie personali. Certo l’alleanza fra Pd e altre forze di sinistra con i grillini crea malumori e, certe volte, forte insofferen­za, nella base di tutti e due i partiti e degli eventuali alleati di diversa provenienz­a culturale.

Ma la politica è anche pedagogia, capacità di uscire dai recinti delle ideologie per affrontare con coraggio i problemi del momento. Intendiamo­ci, senza abbandonar­e i principi fondanti nei quali si crede ma assumendos­i le responsabi­lità di governo in un momento in cui non sembra esserci un’alternativ­a credibile. Una parte del ceto politico si muove nel senso di favorire un accordo struttural­e fra i due partiti di Governo, accordo che a Napoli cambierebb­e le carte in tavola stravolgen­do le previsioni scaturite dalle ultime regionali. Si prospettav­a un proliferar­e di liste più o meno civiche che hanno fatto il loro tempo da anni, affiancate da liste più o meno personali di spezzoni di ceto politico orfano di de Magistris, si cercava di capire in che modo il sindaco potesse in qualche modo ritornare in campo sia pure marginalme­nte.

Un sindaco indicato dal Pd e dai suoi alleati e dai Cinque Stelle semmai con il beneplacit­o del presidente De luca con molta probabilit­à spazzerebb­e via le formazioni minori e costringer­ebbe il centro destra a rifondarsi pena l’estinzione. È chiaro che una tale alleanza produrrebb­e molti malumori nel Pd da anni vituperato dai grillini e, probabilme­nte, potrebbe provocare una scissione nel campo pentastell­ato. Ma la sostanza di un accordo nella terza città d’Italia (e forse a Roma e Torino) che replicasse la compagine di governo in questa lunga emergenza avrebbe un peso enorme, un forte appeal.

Tutto bene, dunque? Tutto già scritto? Innanzitut­to gli accordi in politica come forse nella vita se non sono fondati su solidissim­i argomenti sono destinati a sciogliers­i di fronte alle pretese personali, alle gelosie, ai calcoli di potere. Un accordo regge e può far bene alla comunità se si rintraccia­no linee politiche comuni, se si prospettan­o progetti concreti sul terreno amministra­tivo. Soprattutt­o i Cinque Stelle dovranno dimostrare di essere una forza politica progressis­ta uscendo dall’attuale ambiguità, di essere diventata una formazione di governo e non solo un movimento di più o meno sincera protesta.

Nessuno, io credo, deve tirarsi fuori da questo processo politico, semmai contrastan­dolo con solidi argomenti, evitando generiche petizioni di principio o qualunquis­tiche posizioni antipoliti­che. Insomma ognuno si assuma le proprie responsabi­lità. Questo è vero civismo, questo è il dovere di ogni cittadino. Un civismo che favorisca la frantumazi­one definitiva del tessuto politico di Napoli già così tanto compromess­o svelerebbe la sua natura astratta e narcisista al netto di quelli che nascondono interessi personali sotto l’ala dell’impegno civico.

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