Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bilancio, sindaco a caccia di 3 voti Lo spettro dello scioglimento
Ieri flop in aula. In seconda convocazione bastano 14 presenti
I tentativi a sua disposizione sono tre: quello di ieri, che però è andato già male con il numero legale saltato; eppoi quelli di dopodomani e del 16 (in presenza), quando, regolamento alla mano, il quorum per validare la seduta scenderebbe da 21 a 14 consiglieri. In tal senso, la richiesta di date e formula è arrivata direttamente dal sindaco de Magistris alla conferenza dei capigruppo. Tre giorni in cui il sindaco proverà a convincere l’aula a votare il Bilancio di previsione 2020 . Altrimenti potrebbe esserci perfino lo scioglimento del Consiglio.
I tentativi a sua disposizione sono tre: quello di ieri, che però è andato già male con il numero legale che è saltato; eppoi quelli di dopodomani e del 16 (in presenza e non in smartworking), dove, regolamento alla mano, il quorum per validare la seduta scenderebbe da 21 a 14 consiglieri. In tal senso, la richiesta di date e formula è arrivata direttamente dal sindaco de Magistris alla conferenza dei capigruppo.
Tre giorni in cui de Magistris prove a convincere l’aula a votare il Bilancio di previsione 2020 (un eufemismo, visto che siamo quasi a fine anno). Altrimenti potrebbe esserci perfino lo scioglimento del Consiglio. Ecco perché il primo cittadino è costretto a cercare voti tra l’opposizione. Su tutti, quelli di Salvatore Guangi e Domenico Palmieri: il primo consiglie di Forza Italia, il secondo vicino con «Napoli popolare», di area socialista vicino Stefano Caldoro: entrambi, infatti, già in diverse occasioni hanno sostenuto l’ex pm. Stesso discorso vale anche per Anna Ulleto, ex pd.
Insomma, per il capo della giunta gli spazi di manovra sono stretti. Soprattutto se vuole evitare di ricorrere all’escamotage del quorum più basso in seconda convocazione (il giorno 16) che innescherebbe un’interminabile polemica e rimarcherebbe ancor più la mancanza di una maggioranza. Si racconta che il sindaco da un lato sia convinto che alla fine i consiglieri comunali non rinunceranno ad altri 7 mesi di mandato (salvo che il voto per il Comune non slitti per via del Covid così come accaduto per le Regionali) e quindi consentiranno l’approvazione del bilancio; ma che dall’altro veda comunque aleggiare su di sé lo spettro del commissariamento. Cosa che l’opposizione di centrodestra e centrosinistra chiede a gran voce. Prova ne è la nota congiunta firmata da Brambilla e Matano (M5s); Giova, Quaglietta e Venanzoni (La Città); Esposito, Arienzo e Madonna (Pd); Nonno e Santoro(FdI); Moretto (Lega) e Lanzotti (FI) che hanno annunciato che non parteciperanno alla seduta del Consiglio definita «l’ennesima pantomima che verrà consumata in questo consesso a danno dei cittadini». Assenze alle quali c’è da aggiungere quella di Mara Carfagna, che da ieri ha annunciato le dimissioni (le subentrerà, se il Consiglio non salta, Armando Coppola). «Non ci presenteremo — hanno affermato — all’ennesima presa in giro della città». Poi, rivolgendosi direttamente al sindaco, hanno rimarcato: «Ha perso la maggioranza che l’ha finora sostenuta e da tempo non ha più i numeri. E solo l’atteggiamento di alcuni membri delle opposizioni, in contrasto con il mandato ricevuto dai loro elettori, e la poca trasparenza di chi le ha voltato le spalle, consente ancora all’amministrazione di poter proseguire».
Opposizioni unite Documento unitario di centrodestra e centrosinistra: noi in consiglio non ci saremo