Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Confessioni di un positivo in quarantena
Non è un’influenza. Un’influenza passa e va, è un lieve inciampo della normalità. Quando invece sei colpito da un invisibile virus che prova a scavarti dentro per giorni e giorni, senti che il tuo tempo é sospeso, come trattenuto dalle fitte maglie di una ragnatela.
Succede anche che tutto ciò che investe in questo momento il mondo, e che da spettatore vedevi e leggevi intorno a te, ora ti é improvvisamente entrato dentro, nel respiro, ne sei parte, sei nella storia.
Ituoi giorni diventano attesa e non più impegno, se non quello di osservare con attenzione rituale la terapia. Si vive aspettando un difficile contatto con un medico che sentì maledettamente distante, controllando maniacalmente un saturimetro che infili e sfili da un dito, aspettando che la ineffabile Asl si manifesti nella visione di una persona in tuta anticontagio, che in carne e ossa, sorridendo, bussi alla porta e ti faccia un tampone. Ma non è il Mulino Bianco.
È vita gettata via in un presente vegetale, con la mente ostaggio delle ferite del passato che riemergono tutte insieme su quel bagnasciuga tra la veglia e il sonno in cui a ondate vengono a depositarsi anche le ansie dell’oceano del futuro.
Ma il Covid-19, ti porta anche altro.
È cartina di tornasole, che ti porta a discernere la rete relazionale che hai costruito nella vita. Una rete fatta di persone che hai incontrato sul cammino, amicizie durate il tempo di una stagione, altre consolidate invece negli anni, colleghi di lavoro di tutti i giorni e volti che improvvisamente, magari grazie ai social, riemergono dal passato, parenti vicini e lontani. Discernere: riuscire a distinguere finalmente con chiarezza chi si preoccupa davvero di te, con una telefonata, con un messaggio solidale, offrendoti una mano, da chi è indifferente. Compreso i familiari più prossimi. Finanche il tipo rapporto che hai costruito con i tuoi figli è svelato dalla potenza, in questo caso positiva, del Covid-19. Chi sono diventati i tuoi bambini? Quanto per seguire le proprie strade si sono allontanati dalla risonanza emotiva con un genitore? E poi, forse la scoperta più bella, il virus ti può anche disseppellire dall’oscurità della routine quotidiana l’amore straordinario che ti porta il tuo partner, e spalancartelo davanti agli occhi.
E infine è cura dimagrante. Ho già perso la pinguedine causata dall’immobilità nel primo lockdown, scomparsa la pancetta che dopo l’estate mi ha spinto a rinnovare il guardaroba. Ma non è questo, anche perché se il fisico si è asciugato, ti tradisce il viso inevitabilmente scavato. È invece il dimagrimento delle abitudini, lo sfoltimento dei tuoi stereotipi, la scelta delle priorità, la consapevolezza che è giunto il momento di alleggerire il bagaglio per proseguire il viaggio con un passo più leggero.