Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Confession­i di un positivo in quarantena

- Di Francesco Donato Perillo

Non è un’influenza. Un’influenza passa e va, è un lieve inciampo della normalità. Quando invece sei colpito da un invisibile virus che prova a scavarti dentro per giorni e giorni, senti che il tuo tempo é sospeso, come trattenuto dalle fitte maglie di una ragnatela.

Succede anche che tutto ciò che investe in questo momento il mondo, e che da spettatore vedevi e leggevi intorno a te, ora ti é improvvisa­mente entrato dentro, nel respiro, ne sei parte, sei nella storia.

Ituoi giorni diventano attesa e non più impegno, se non quello di osservare con attenzione rituale la terapia. Si vive aspettando un difficile contatto con un medico che sentì maledettam­ente distante, controllan­do maniacalme­nte un saturimetr­o che infili e sfili da un dito, aspettando che la ineffabile Asl si manifesti nella visione di una persona in tuta anticontag­io, che in carne e ossa, sorridendo, bussi alla porta e ti faccia un tampone. Ma non è il Mulino Bianco.

È vita gettata via in un presente vegetale, con la mente ostaggio delle ferite del passato che riemergono tutte insieme su quel bagnasciug­a tra la veglia e il sonno in cui a ondate vengono a depositars­i anche le ansie dell’oceano del futuro.

Ma il Covid-19, ti porta anche altro.

È cartina di tornasole, che ti porta a discernere la rete relazional­e che hai costruito nella vita. Una rete fatta di persone che hai incontrato sul cammino, amicizie durate il tempo di una stagione, altre consolidat­e invece negli anni, colleghi di lavoro di tutti i giorni e volti che improvvisa­mente, magari grazie ai social, riemergono dal passato, parenti vicini e lontani. Discernere: riuscire a distinguer­e finalmente con chiarezza chi si preoccupa davvero di te, con una telefonata, con un messaggio solidale, offrendoti una mano, da chi è indifferen­te. Compreso i familiari più prossimi. Finanche il tipo rapporto che hai costruito con i tuoi figli è svelato dalla potenza, in questo caso positiva, del Covid-19. Chi sono diventati i tuoi bambini? Quanto per seguire le proprie strade si sono allontanat­i dalla risonanza emotiva con un genitore? E poi, forse la scoperta più bella, il virus ti può anche disseppell­ire dall’oscurità della routine quotidiana l’amore straordina­rio che ti porta il tuo partner, e spalancart­elo davanti agli occhi.

E infine è cura dimagrante. Ho già perso la pinguedine causata dall’immobilità nel primo lockdown, scomparsa la pancetta che dopo l’estate mi ha spinto a rinnovare il guardaroba. Ma non è questo, anche perché se il fisico si è asciugato, ti tradisce il viso inevitabil­mente scavato. È invece il dimagrimen­to delle abitudini, lo sfoltiment­o dei tuoi stereotipi, la scelta delle priorità, la consapevol­ezza che è giunto il momento di alleggerir­e il bagaglio per proseguire il viaggio con un passo più leggero.

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