Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«No, meglio lezioni in presenza Anche all’aperto»
NAPOLI «Ad otto anni stare per ore davanti ad un computer non è salutare. Non dal punto di vista fisico, perché mia figlia lamenta continui mal di testa e bruciori agli occhi, e non dal punto di vista dell’equilibrio psicologico. La connessione, poi, a volte non è stabile. La bambina si innervosisce e la deprime il rapporto con lo schermo». L’architetto Marita Francescon è una convinta fautrice della riapertura delle scuole.
Non teme l’accusa di cercare solo un modo di parcheggiare sua figlia?
«Sono una persona fortunata, ho una tata alla quale lasciare la bambina quando vado a lavorare».
De Luca ha giustificato la chiusura con i dati che testimonierebbero una impennata di contagi tra studenti e docenti dopo l’inizio dell’anno scolastico. Cosa risponde?
«Molti studi hanno dimostrato che il contagio avviene in primis nelle case. Gli insegnanti hanno il controllo totale sul comportamento degli studenti in classe e possono verificare l’osservanza delle norme. Quando mando mia figlia a giocare a casa di un’amichetta non sono certa che indossi sempre la mascherina. Glielo raccomando, ma non posso controllare».
I mezzi pubblici, obiettano i fautori della chiusura, sono potenzialmente veicolo di contagio. Sua figlia come raggiungeva la scuola da casa?
«Le elementari sono prevalentemente scuole di quartiere. Non conosco una sola compagna di classe di mia figlia che utilizza il bus per raggiungere l’istituto. Andavano a piedi o li accompagnavano i genitori in auto e motorino».
Cos’altro non la convince della didattica a distanza?
«Ci sono bambini per i quali la scuola è l’unico mezzo per sottrarsi a situazioni familiari difficili e ci sono case sovraffollate nelle quali seguire una lezione dal computer è una utopia. Non basta: lasciamo, chi può, i bimbi a fare la Dad con nonni o baby sitter e non abbiamo alcun controllo sull’uso e sull’abuso che potrebbero fare delle connessioni. Una mia collega che ha due bambini di cinque anni mi ha
” Discriminazione Ci sono bimbi che hanno situazioni difficili a casa e neppure gli strumenti tecnologici giusti
raccontato che si è resa conto che erano stati adescati tramite tablet. Si sarebbe almeno dovuto prevedere che si tenessero lezioni all’aperto, nei parchi e nelle piazze. Qualunque alternativa sarebbe stata preferibile rispetto alla scelta di relegare i nostri figli dietro un pc».