Corriere del Mezzogiorno (Campania)

DE LAURENTIIS DIECI ANNI SENZA KING DINO

Il 10 novembre 2010 scomparve il re dei produttori, nato a Torre Annunziata Fu dietro ai successi di Steno, Monicelli, Rossellini, Visconti, De Santis e Mattoli e di kolossal come «Barbarella», «Serpico», «King Kong» e «Velluto blu»

- Ignazio Senatore

Dieci anni fa, il 10 novembre del 2010, se ne andava Dino De Laurentiis, uno dei più grandi produttori italiani e internazio­nali. Nato a Torre Annunziata, (all’anagrafe Agostino), ben presto si recò a Roma per iscriversi al Centro Sperimenta­le di Cinematogr­afia e, dopo una breve parentesi come attore, produsse alcuni film, tra cui «Il bandito» di Alberto Lattuada (1946).

Divenuto produttore esecutivo della Lux spopolò con «Riso amaro» di Giuseppe De Santis, interpreta­to da Silvana Mangano che divenne uno dei sexy-simbol italici di quegli anni e successiva­mente sua moglie. Fu poi la volta di «Napoli milionaria» di Eduardo De Filippo (1950), «Miseria e nobiltà» di Mario Mattoli (1954) e «La grande guerra» di Mario Monicelli (1959).

Mai domo, De Laurentiis raccontò che quando doveva produrre «I pompieri di Viggiù», non aveva una lira. Si presentò allora da un direttore di banca e, senza troppi preamboli, gli chiese il finanziame­nto, dichiarand­o di essere completame­nte al verde e che come garanzia non aveva altro che la sua faccia. Di fronte a tanta schiettezz­a, il direttore gli concesse il denaro per il film.

Con Carlo Ponti, fondò poi la Ponti- De Laurentiis e produsse «Guardie e ladri» di Steno e Monicelli (1951), «Totò a colori» di Steno (1952), «Europa 51» di Roberto Rossellini (1952), «La strada» (1954), premio Oscar come migliore film straniero, e «Le notti di Cabiria» (1957), entrambi per la regia di Federico Fellini e «Lo straniero» di Luchino Visconti (1967).

In un’intervista che fece scalpore, il re dei produttori dichiarò di essere contro la politica degli Autori della Nouvelle Vague: «Secondo me, è il produttore l’anima del film. Se il film è un insuccesso è colpa del produttore, perché vuol dire che ha sbagliato a scegliere il soggetto, oppure il regista o il cast. In Italia la figura del produttore è sottovalut­ata perché si ha l’idea che è una persona che mette solo il soldi per fare un film. Uno scrittore o un pittore possono dichiarare di essere gli unici autori delle loro opere, il regista no, perché ha bisogno del direttore della fotografia, del fonico, dello scenografo, del costumista e di tutti gli altri che lavorano per il film».

Nel suo stabilimen­to Dinocittà produsse, inoltre, diversi kolossal tra cui il fantascien­tifico «Barbarella», con Jane Fonda, per la regia di Roger Vadim (1968).

De Laurentiis si trasferì poi in America dove contribuì alla realizzazi­one di altri successi internazio­nali: «Serpico» di Sidney Lumet (1973) con Al Pacino, il remake di «King Kong» di John Guillermin (1976) con Jessica Lange, «Conan il barbaro» di John Milius (1982) con Arnold Scwarzeneg­ger, «Velluto blu» di David Lynch (1986) con Isabella Rossellini, Nella sua folgorante carriera fu stato premiato con cinque David di Donatello e con il David del Cinquanten­ario.

 ??  ?? Premiatiss­imo Il grande produttore Dino De Laurentiis, con in mano due Osca, a Los Angeles
Premiatiss­imo Il grande produttore Dino De Laurentiis, con in mano due Osca, a Los Angeles

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy