Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bilancio, ancora un rinvio Dema tenta i «responsabili»
Seduta rinviata. L’ex pm rievoca l’intesa «come con Pasquino»
È una questione di numeri. E non solo perché si parla del Bilancio di Palazzo San Giacomo. Sono anche i numeri che non ha la maggioranza ma nemmeno — a vedere le presenze in aula — l’opposizione.
È il paradosso del Comune di Napoli dove c’è un sindaco, de Magistris, che, in aula, ammette di non avere più la maggioranza numerica ma che si rende conto, per via delle assenze, di avere comunque più voti dell’opposizione. Che a Napoli — anche in questo caso un unicum per l’Italia — è rappresentata sia dal centrodestra che dal centrosinistra. In sostanza, l’ex pm va avanti, da mesi e mesi, solo grazie ai suoi fedelissimi e alla voglia di molti nell’opposizione di resistere fino a fine mandato. Anzi, se il governo decidesse di rinviare il voto per le Comunali in tutta Italia del prossimo maggio al prossimo settembre, pure oltre. E così accade quello che è accaduto ieri al Maschio Angioino con l’aula che rinvia ad una nuova convocazione la seduta per un «problema politico». C’era da sostituire Mara Carfagna di Forza Italia che si è dimessa. Ma il regolamento non consentiva la surroga immediata con Armando Coppola. La maggioranza, visti i presenti, avrebbe potuto tentare una prova di forza ed andare avanti. De Magistris, però, si è fatto due conti e si è sentito forte al punto da chiedere di rinviare la seduta così da permettere di calendarizzare in una nuova seduta l’ingresso di Coppola, uno che dovrebbe votare no al bilancio. E ora si ricomincerà daccapo; quindi occorreranno almeno 21 presenti per renderla valida e non solo 14, come sarebbe accaduto ieri per effetto della «seconda convocazione». La proposta del sindaco è stata approvata con 18 voti di maggioranza contro i 13 contrari dell’opposizione, mentre Forza Italia e Domenico Palmieri di Napoli popolare in quel momento non erano in aula. «Dai calcoli che avevamo avremmo portato a casa l’approvazione del bilancio, e con un voto in più. Ma non sarebbe bastato. Saremmo andati comunque in difficoltà e in affanno nei prossimi Consigli comunali. Pertanto lavoreremo perché si possa trovare un consenso politico e amministrativo più vasto per approvare il bilancio e andare oltre», commenta de Magistris che non ha nascosto le difficoltà della sua maggioranza sul fronte dei numeri ma ne ha rivendicato «la compattezza dal punto di vista politico». «Noi — queste le sue parole — abbiamo una maggioranza politica forte e concentrata di 18 persone, ma non abbiamo la maggioranza numerica. Quindi possiamo anche portare a casa il bilancio, che io ritengo ottimo dal punto di vista finanziario. Ma per poter governare nei prossimi sei mesi non è sufficiente un governo di minoranza senza avere un quadro politico di riferimento più ampio soprattutto in un momento di pandemia». Da qui l’appello alle forze di opposizione «responsabile» a «non fare il gioco politico di qualcuno consentendo che la città vada nel caos, perché questo accadrebbe con l’arrivo di un commissario peraltro in piena emergenza Covid e con Napoli in zona rossa». «Sono convinto — ha detto il sindaco — che nell’opposizione ci siano numerosi consiglieri che non possono accettare gli esecutori di un mandante politico dello scioglimento del consiglio comunale di Napoli. Perché è evidente ormai a tutti, da come vanno le dinamiche, che a poche centinaia di metri da qui c’è chi vuole mandare a casa il Consiglio comunale di Napoli. E lo si vede chiaramente dalle forze in campo che si agitano e da chi in particolare si è mosso in questi giorni». Chi è il mandante politico? «De Luca. Io li faccio i nomi», rimarca dalla web tv del Comune di Napoli l’ex pm. Il quale, consumata la quotidiana polemica con il governatore, si dedica all’allargamento della maggioranza. In aula c’è infatti un’area trasversale — che parte da Forza Italia, sfiora la sinistra e termina nel gruppo Misto — contraria al commissariamento del Comune e disposta a fare da «responsabile ancora per sei mesi». Il sindaco starebbe lavorando ad un patto politico di fine mandato ma anche in vista del voto per le Comunali. Sono indiscrezioni che si rincorrono, ma sono ormai quotidiane. Esisterebbe perfino un documento politico di fine consiliatura da siglare dopo l’eventuale ok al bilancio. Boatos? Si vedrà solo dopo il via libera al documento di previsione 2020. C’è poi la scuola di pensiero che vorrebbe perfino un azzeramento della giunta e un nuovo esecutivo con «tutti dentro». Cosa che il sindaco non vuole e non può fare. «L’azzeramento della giunta non è all’ordine del giorno», dice. Il sindaco ricorda però quando, durante la prima consiliatura, intorno alla figura di Raimondo Pasquino si determinò l’allargamento della maggioranza «alle forze più moderate dell’aula». Solo che oggi una figura come quella di Raimondo Pasquino, peraltro amico personale di De Luca, in aula non c’è. Ma che ci sia un dialogo in corso con pezzi di opposizione lo conferma de Magistris: gli incontri «sono già stati avviati, li tengo personalmente e continueranno alacremente. Vediamo chi sarà disponibile».
L’affondo del sindaco
«De Luca è il mandante politico del tentativo di far sciogliere il Consiglio comunale»