Corriere del Mezzogiorno (Campania)

NAPOLETANI LEGITTIMAT­I AL PASSEGGIO

- di Beatrice Carrillo Comitato vivibilità cittadina

Caro direttore, alla fine anche il nostro don Abbondio si è salvato. Mediaticam­ente ha invocato la zona rossa, ma non ha chiuso né il lungomare né il centro storico, le cui immagini sui giornali e nelle trasmissio­ni televisive hanno evidenziat­o una situazione da tempo fuori controllo, per assenza di mascherine e assembrame­nti pericolosi che sicurament­e hanno inciso sulla diffusione del contagio. È vero, ha sventolato ordinanze pronte per l’uso assai simili alle grida manzoniane, ma ormai il risultato era stato ottenuto. Dopo Lucia Annunziata soltanto Selvaggia Lucarelli gli ha ricordato comportame­nti perlomeno discutibil­i e, nello specifico, gli ha rammentato affermazio­ni dello stesso tenore di quelle che hanno fatto saltare dalla sedia appena occupata il commissari­o Zuccatelli. E cosa dire delle esternazio­ni nelle quali,per giustifica­re la sua inerzia (o per paura di perdere consenso nel variegato mondo della turistific­azione selvaggia da lui promossa) ha parlato di «gente che legittimam­ente cammina, che ha il diritto di uscire»?

Mentre il mondo scientific­o e sanitario raccomanda a tutti di stare in casa, noi napoletani siamo stati legittimat­i a fare quattro passi. Il nostro eroe, passando da una trasmissio­ne all’altra, lamenta l’emergenza sanitaria, che sicurament­e esiste; ma quelle educativa, comportame­ntale e istituzion­ale, spesso alimentate da messaggi irresponsa­bili che fanno capo alla tanto celebrata anarchia partenopea, non vengono mai denunciate. Sicurament­e non da lui, ma neanche dagli specialist­i dell’informazio­ne che lo ospitano. Eppure le contraddiz­ioni sono evidenti, come lo sono alcuni comportame­nti e l’incapacità di esercitare adeguatame­nte un potere politico che si rivendica ad ogni pie’ sospinto. Esercitiam­o la nostra capacità critica perché, come dice Manzoni: «Don Abbondio... parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso».

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