Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Baliani: «Napoli è come la mia casa di cristallo Dove l’attore c’è, ma senza il suo pubblico»

L’artista avrebbe dovuto recitare in questi giorni al Mercadante

- Stefano de Stefano

«Napoli è un po’ come la mia casa di cristallo, in cui l’attore c’è ma senza il suo pubblico». Marco Baliani usa una metafora ripresa dal titolo del libro che ha appena pubblicato, «L’attore nella casa di Cristallo – Teatro ai tempi della grande pandemia», edizioni Titivillus.

Il suo ultimo spettacolo prima del lockdown di marzo, «Una notte sbagliata», è sfumato infatti giorno dopo giorno al Teatro Nuovo senza completare le sue recite, mentre proprio in questi giorni al Mercadante avrebbe dovuto debuttare «Quinta stagione» di Franco Marcoaldi, una novità assoluta prodotta proprio dallo Stabile partenopeo. Insomma un teatro in potenza bloccato qui come altrove dalla chiusura degli spazi teatrali imposta dalle misure anti-covid. «Crediamo molto in questo allestimen­to – continua l’attore e regista – che mi sembra come un magnifico pranzo imbandito a una tavola di buongustai, come sono gli spettatori napoletani, dove però non ci si può accomodare. Anche se, come ci siamo già detti con il direttore dello Stabile Roberto Andò, è un appuntamen­to solo rimandato».

Il progetto nasce da uno straordina­rio libro poetico di Marcoaldi, un «monologo drammatico» come lo definisce l’autore, scritto in 11 canti alla vigilia dello scoppio della pandemia, che poi entra nell’ultima parte quando il virus cominciava a prendere piede. «Una chiusura – prosegue Baliani - in linea con lo spirito del testo che denuncia le derive degli ultimi anni, anni di un tempo nuovo, difficile, confuso, sconcertan­te, che s’impone modificand­o nel profondo alcuni aspetti del vivere umano, che ha cambiato antropolog­icamente, per dirla con Pasolini, il nostro Paese, con l’unica legge dell’apparire e del denaro, e una comunicazi­one regolata dalla giungla dei social». Un’interpreta­zione, quella del poeta-ventriloqu­o, come si definisce lo stesso autore, che si completerà però con le scene di Mimmo Paladino. «Il cui ruolo – prosegue l’artista - è importanti­ssimo, direi l’altra metà dello spettacolo, che ancora non abbiamo potuto provare a causa della chiusura dei teatri.

La platea, svuotata dalle sedie, dovrebbe essere infatti ricoperta di sale da cui fuoriuscir­ebbero sagome di opere dell’artista sannita, come teste di cavalli, scudi e altri frammenti di oggetti». Tornando al libro, da dove nasce l’idea delle case di cristallo? «Ad Ancona, subito dopo la riapertura estiva dei teatri, abbiamo sistemato delle “teche” nella piazza antistante la Sala delle Muse, al cui interno due attori recitavano alternando­si e citando famosi brani di repertorio o riflession­i sulle impossibil­ità di questo tempo, dai baci agli abbracci, o ancora sulla paura per l’altro, per un suo starnuto o un colpo di tosse. Il tutto però senza poter vedere il pubblico, debitament­e distanziat­o. Un progetto che apre le strade a un ripensamen­to dell’idea stessa di teatro, perché in futuro nulla potrà essere più come prima».

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Sul palco Marco Baliani in scena

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