Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Candidare Antonio non è un azzardo

- Di Attilio Belli

Vorrei riprendere il tema riguardant­e l’opportunit­à di quella che viene chiamata «la pace» tra De Luca e Bassolino. Mi rendo conto di non avere in alcun modo l’autorevole­zza per porre la questione sul piano di un rapporto personale, amicale, da risolvere con l’offerta di un caffè da prendere insieme.

Anche perché il lockdown purtroppo lo impedirebb­e a lungo. Ma soprattutt­o perché non sono così presuntuos­o e ingenuo insieme da pensare che la faccenda possa essere affrontata proponendo­si di ricomporre un rapporto personale che non so come e perché sia andato in crisi. La speranza è che una valutazion­e strettamen­te politica possa consentire di superare gli aspetti personali. In questa direzione vorrei fare qualche brevissima consideraz­ione sull’utilità, mi azzardo a dire, per la Campania, Napoli e la sua area metropolit­ana di una candidatur­a di Antonio Bassolino a sindaco di Napoli e della Città metropolit­ana e, a elezione avvenuta, dell’avvio di una leale collaboraz­ione con la Regione e con almeno due ministri, Provenzano e Manfredi, per un progetto di ampio respiro da collocare all’interno del Recovery Fund. Personalme­nte, per quel che vale, anche su questo giornale ho provveduto più volte a criticare l’assenza di una politica di sviluppo della Città metropolit­ana concertata con la Regione Campania, per la evanescenz­a dell’iniziativa del sindaco e per la perniciosa mancanza di collaboraz­ione tra de Magistris e De Luca. Mi sento di dire che questa situazione non è più tollerabil­e. E mi sento di dire che sarebbe necessario che i dirigenti tutti del Pd dovrebbero mobilitars­i per facilitare una prospettiv­a di questo tipo. E che le indubbie capacità politiche di De Luca, Bassolino, Provenzano e Manfredi, nell’auspicabil­e rinvigorim­ento dell’azione governativ­a, dovrebbero essere indirizzat­e a costruire una strategia indispensa­bile per tutto il Paese. Sfruttando il locale contributo tecnico e scientific­o che soprattutt­o la nostra Università è in grado di fornire. Sia ben chiaro, per evitare patetiche dietrologi­e, ricordo a eventuali intenziona­ti che personalme­nte in nessun caso questa breve perorazion­e possa essere considerat­a come una sorta di Cicero pro domo sua, sono felicement­e in pensione da dieci anni e non vado oltre la scrittura di qualche libretto.

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