Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Altri sguardi» nei luoghi spopolati del terremoto
Due fotografi, Peruzzini e Paraggio, tornano nel Cratere e lo attualizzano in un volume
Iluoghi dell’anima, l’anima dei luoghi. Quarant’anni dopo, senza indugiare però sulle ferite inevitabili lasciate ancora oggi sul territorio. Frigido pacatoque animo, direbbero i latini. È un libro fotografico sul terremoto del 23 novembre 1980, che però prescinde dall’impatto emotivo e anche di denuncia di quel dramma, Del silenzio e di altri sguardi che Gaetano Paraggio e Pio Peruzzini hanno dato alle stampe con il patrocinio morale del Consiglio Regionale della Campania.
Un lavoro accurato, in quasi 200 pagine, di vera e propria ’iconografia del bello che spesso mira al dettaglio, in cui, come scrive nella prefazione lo storico dell’arte Massimo Bignardi, i due autori «attraversano l’intera area che fu il cratere di quel dramma, seguendo itinerari immaginativi diversi».
Dalle bottiglie ai piedi dell’altare di Calabritto alla sedia fuori posto di Campagna, dai panni stesi a Teora, arravogliati dal vento, al pallone che attende di essere recuperato davanti alla Cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi, dalle pale eoliche di Castelnuovo di Conza all’auto in sosta sotto i murales di Lioni, ogni immagine rimanda, come annota con efficacia Rosetta D’Amelio, ex presidente del Consiglio Regionale della Campania a «un esistente carico di rumoroso silenzio».
Alla fine ciò che prevale è il genius loci, come dice uno degli autori del volume, Pio Peruzzini, «lo spirito che aleggia nelle strade e nelle piazze. Bello, rarefatto, onirico, spesso metafisico».
E ogni fotografia diventa quasi un efficace pezzo di cronaca di quello che questi piccoli luoghi, spazzati dalla furia devastatrice del terremoto, sono oggi diventati, tra nuove opere urbanistiche, a volte ridondanti e un po’ kitsch, e vecchi scorci sedimentati nella memoria collettiva. Non è un caso, infine, che di tutte e 116 immagini contenute nel volume soltanto tre raffigurano figure umane «spiate» nel loro contesto di vita, un segno lampante che oggi, dopo un altro dramma devastante come il Covid, la nuova emergenza di queste aree interne è lo spopolamento.