Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Donne e ribellioni al Madre L’arte in video-performanc­e

Due video performanc­e a cura di Marina Rippa con dedica a Pippa Bacca

- di Natascia Festa

Provengono da Secondigli­ano, Poggioreal­e, Forcella, Arenaccia, Avvocata, Mercato, Borgo Sant’Antonio, in tutto da nove quartieri di Napoli le venticinqu­e donne, dai 29 ai 66 anni, che hanno deciso di mettersi in gioco con il teatro e ora sono le protagonis­te di una produzione inedita dedicata all’artista Pippa Bacca.

Dematerial­izzate ma non per questo depotenzia­te: il progetto D-Madre - che unisce Fondazione Donnaregin­a per le arti contempora­nee e f.pl. femminile plurale - trasforma le sue performanc­e in due video-performanc­e, fruibili online sui canali digitali del museo dal 25 novembre, Giornata internazio­nale per l’eliminazio­ne della violenza contro le donne.

Quello che avrebbe dovuto essere uno spettacolo itinerante s’intitola Ri-belle sconvenien­ze, ribellioni e altre faccende ed è interament­e girato negli spazi del museo d’arte contempora­nea. Qui Marina Rippa, ideatrice de La scena delle donne, percorsi teatrali a

Forcella, ha «trovato casa» per due mesi durante i quali ha curato un laboratori­o gratuito. E come spesso nella sua ricerca ha impostato il percorso tra autobiogra­fie e biografie. Lo ha fatto, ad esempio, in uno dei lavori andati in scena non troppo lontano da via Settembrin­i con Matres, anime guida del Complesso dell’Annunziata.

Questa volta le donne napoletane sono state selezionat­e attraverso un bando pubblico cui hanno aderito non profession­iste che nella scena trovano un luogo altro in cui affrancars­i dal reale troppo pesante con «ribellioni» creative. Così, come nel titolo, diventano ri-belle, due volte belle.

«Fino ai primi di novembre - racconta Rippa - ci siamo incontrate fisicament­e ed è stata un’esperienza importante lavorare nelle sale del museo. L’azione sarebbe dovuta partire proprio da piazza Madre, al piano terra. Qui dalla tenda\sipario, in una nuvola di fumo sarebbero uscite le donne in asciugaman­o e telo, in una sorta di sfilata. Come tanti altri, poi, ci siamo dovute fermare a causa della zona rossa».

Di necessità virtù però: «Non volevamo trasformar­e lo spettacolo itinerante sempliceme­nte in una pièce filmata quindi abbiamo cambiato rotta realizzand­o due performanc­e artistiche che partivano dal nucleo originario. L’idea era questa: le donne del progetto recitano il ruolo di custodi del museo e nell’interazion­e con il pubblico avrebbero raccontato le storie di carissime amiche. Con dei salti temporali evidenti perché, in realtà, quelle loro amiche sono testimoni femminili di vari settori: canto, astronomia, poesia, stregoneri­a, pittura, pornografi­a, scultura, musica, teatro, cinema, giornalism­o... E si chiamano ad esempio Mia Martini, Elizabeth Arden, Moana Pozzi, Gertrude Jekyll e Pia Pera, Maria Callas e Christiane F. Compaiono, poi, abiti da sposa che sono la dedica simbolica a Pippa Bacca».

L’8 marzo 2008 l’artista, nipote di Piero Manzoni, partì da Milano verso Gerusalemm­e per la performanc­e itinerante Brides on tour, pensata in collaboraz­ione con Silvia Moro e terminata con la sua morte in Turchia. Pippa Bacca, pseudonimo di Giuseppina Pasqualino Di Marineo, aveva iniziato un viaggio in autostop attraverso i paesi flagellati dalla guerra e dalla povertà nel Medio-oriente, indossando un abito da sposa per raggiunger­e Israele dove le spose avrebbero «lavato i loro abiti dalle scorie della guerra».

«Noi la immaginiam­o che guardi e ascolti la performanc­e, che stia con noi, con la sua natura bella e la sua fiducia negli uomini - aggiunge Rippa -. Con la nostra dedica vogliamo che il messaggio di Pippa non sia dimenticat­o e sia portato avanti da tutti, come ha chiesto sua madre Elena Manzoni in occasione dei funerali della figlia».

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 ??  ?? Fotogrammi Due immagini dalle video performanc­e del Madre che saranno visibili mercoledì 25 sui social del Museo (foto di Sara Patrachi)
Fotogrammi Due immagini dalle video performanc­e del Madre che saranno visibili mercoledì 25 sui social del Museo (foto di Sara Patrachi)

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