Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I settecento sciacalli del Covid

De Luca: «Altro che zona rossa, qui sembra rosé». Scuola, verso un nuovo rinvio per le lezioni in presenza Indagine della Finanza sui buoni spesa: una donna aveva in banca un conto da 325 mila euro

- Beneduce

La Guardia di Finanza ha reso noto il bilancio delle verifiche avviate sui Nuoni spesa erogati dai Comuni: in 700 lo hanno ottenuto non essendo affatto poveri.

NAPOLI Il caso più clamoroso è quello di una donna di Casoria, disoccupat­a, che dichiarava un indice Isee inferiore a 5.000 euro, riceveva dal Comune il buono spesa ma aveva in banca titoli per 325.000 euro e una proprietà immobiliar­e del valore di 36.000 euro. La Guardia di Finanza ha reso noto il bilancio delle verifiche avviate lo scorso aprile, quando, a causa dell’emergenza sanitaria, i Comuni hanno cominciato ad erogare i buoni spesa. Uno strumento pensato per sostenere i più deboli, ma utilizzato in realtà anche da molte persone non in difficoltà economiche o addirittur­a agiate: ne sono state individuat­e 700.

Tra loro ci sono anche parenti di esponenti della criminalit­à organizzat­a della zona vesuviana. Nel complesso sono state irrogate sanzioni amministra­tive, per indebita percezione di erogazioni pubbliche, per oltre 250.000 euro: i «furbetti» sono stati segnalati ai rispettivi Comuni di residenza, che ora dovranno avviare la procedura per il recupero delle somme indebitame­nte percepite.

Nel lunghissim­o elenco dei sanzionati anche due persone con rapporti «strettissi­mi» con clan della zona vesuviana, altri con parentele più «larghe», tutti accomunati da un elemento: il buono spesa a loro non sarebbe spettato. Ma la maggior parte delle irregolari­tà è stata commessa da cittadini comuni che evidenteme­nte escludevan­o la possibilit­à di controlli capillari: titolari di regolare busta paga da lavoro dipendente, soggetti con partita Iva attiva, percettori di reddito di cittadinan­za e Naspi (l’indennità di disoccupaz­ione), lavoratori in nero. Clamoroso il caso della donna di Casoria, ufficialme­nte disoccupat­a, che aveva presentato una certificaz­ione Isee inferiore ai 5.000 euro: invece aveva conti correnti e libretti di risparmio con depositi pari a 325.000 euro e un patrimonio immobiliar­e di circa 36.000 euro. Ha ricevuto 100 euro di buoni spesa, ne dovrà restituire 300 e sarà sottoposta a ulteriori controlli dalle fiamme gialle per accertare la provenienz­a dei suoi beni: potrebbe essere, per esempio, la prestanome di qualcuno o essere coinvolta in attività di tipo criminale.

Nei Comuni passati al setaccio (da Napoli a Casoria, da Capri ad Ischia, da San Giorgio a Cremano alle città dell’area vesuviana affacciate sul mare del Golfo, cominciand­o da Torre Annunziata) c’era chi aveva deciso di «raddoppiar­e» la domanda, chiedendo il bonus per sè e per il coniuge convivente, e chi aveva «dimenticat­o» di segnalare che percepiva regolarmen­te l’assegno di mantenimen­to per separazion­e. Un complesso di irregolari­tà che ha fatto riscuotere indebitame­nte i benefici ai finti poveri, impedendon­e l’erogazione (ogni Comune disponeva di fondi limitati) ad altrettant­i veri aventi diritto.

Il Comune di Napoli, dal canto suo, sottolinea di aver messo in campo nei mesi scorsi controlli rigorosi: «Per il bonus spesa — ricorda l’assessore Monica Buonanno — con cui abbiamo raggiunto circa 130mila persone, Napoli è l’unica città in Italia ad aver adottato una procedura totalmente informatiz­zata, con controlli incrociati con tutte le banche dati a disposizio­ne e a monte del processo, consentend­o l’erogazione dei buoni attraverso dei pin elettronic­i inviati direttamen­te ai percettori e provando ad evitare al massimo il rischio di truffe». Le attività di controllo — sottolinea una nota del comando provincial­e — «testimonia­no l’impegno della Guardia di Finanza nell’azione di contrasto ad ogni forma di illecito a danno della spesa pubblica nazionale al fine di prevenire e reprimere, soprattutt­o in un periodo di crisi economica e sociale causata dall’emergenza sanitaria, l’indebita percezione delle risorse pubbliche». Le verifiche sono state eseguite dai militari del I gruppo di Napoli e del gruppo di Torre Annunziata.

L’assessore Buonanno Abbiamo raggiunto circa 130 mila persone bisognose con gli assegni di sostegno per la pandemia e nessuna di quelle indagate risiede nel Comune di Napoli

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