Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Noi medici di famiglia sott’accusa Ma il tiro al piccione è ingiusto

- di Francesco Paolo De Liguoro Presidente Medicoop Vesevo

La situazione

Non possiamo fare test dei nostri studi perché non sono sicuri Visite a casa, ci sono le Usca. Ma troppo poche

Caro direttore, come presidente della più numerosa Cooperativ­a di medici di famiglia d’Italia, la MediCoop Vesevo, che con i suoi 187 soci assiste oltre 250mila cittadini del territorio dell’Asl Napoli 3 Sud vorrei replicare ai continui attacchi che in era Covid vendono lanciati contro i medici di famiglia. In tanti, infatti, hanno messo sotto accusa i medici di base affermando che si rendono irreperibi­li non rispondend­o al telefono e, soprattutt­o, che non seguono a domicilio gli ammalati Covid, favorendo così l’affollamen­to dei pronto soccorso e degli ospedali. Linee occupate, dunque. Perché? Semplice, sono centinaia e centinaia le telefonate che si susseguono nell’arco della giornata, ma nonostante ciò si cerca sempre di comunicare con tutti. A tal proposito è bene ricordare che la medicina di base non è solo Covid. In merito ai tamponi antigenici che secondo molti dovremmo effettuare nei nostri ambulatori, sottolineo che non è ipotizzabi­le che si possano effettuare in un ambulatori­o senza altissime garanzie di sicurezza per paziente e medico. Sono stati allestiti in ogni città appositi drive-in per l’effettuazi­one dei tamponi direttamen­te in auto, cabine con pareti di plexiglass dalle quali escono solo le braccia di operatori bardati da capo e piede, ed improvvisa­mente si propone che i tamponi sic et

semplicite­r si effettuino negli ambulatori dei medici di famiglia, addirittur­a in alcuni casi al domicilio del paziente, senza alcuna protezione. Certo, i tamponi li faremo, non ci rifiuterem­o, come non ci siamo rifiutati di effettuare ad agosto nei nostri ambulatori i test sierologic­i rapidi agli insegnanti ed al personale Ata, ma sia chiaro che potranno essere effettuati soltanto presso strutture dedicate, messe a disposizio­ne dalle istituzion­i. Storia a parte quella delle visite domiciliar­i ai pazienti Covid. Ingiusto e insopporta­bile è il «tiro al piccione» contro i medici di famiglia. Voglio solo ricordare che con il Dpcm del 9 marzo tale compito è stato affidato ai medici dell’Usca - Unità Speciali di Continuità Assistenzi­ale - il compito di seguire a domicilio gli ammalati di coronaviru­s. Ma i giovani medici reclutati e formati dalle Asl (con incarico a termine) per effettuare il monitoragg­io e la sorveglian­za dei pazienti positivi a casa non sono sufficient­i a soddisfare le richieste del territorio e per questo, in molti casi, i pazienti che potrebbero essere curati a casa si vedono costretti a rivolgersi alle strutture ospedalier­e, intasando quindi i pronto soccorso. Qualche numero per avere le idee più chiare. Nonostante i molteplici sforzi, l’Asl Napoli 3 è riuscita ad arruolare soltanto 146 medici. Pochi per fronteggia­re l’immane richiesta di visite domiciliar­i, di una popolazion­e di oltre un milione di abitanti, suddivisa in 57 Comuni e 13 Distretti. Però per molti la colpa è, del medico di Medicina Generale. Una bugia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy