Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Noi medici di famiglia sott’accusa Ma il tiro al piccione è ingiusto
La situazione
Non possiamo fare test dei nostri studi perché non sono sicuri Visite a casa, ci sono le Usca. Ma troppo poche
Caro direttore, come presidente della più numerosa Cooperativa di medici di famiglia d’Italia, la MediCoop Vesevo, che con i suoi 187 soci assiste oltre 250mila cittadini del territorio dell’Asl Napoli 3 Sud vorrei replicare ai continui attacchi che in era Covid vendono lanciati contro i medici di famiglia. In tanti, infatti, hanno messo sotto accusa i medici di base affermando che si rendono irreperibili non rispondendo al telefono e, soprattutto, che non seguono a domicilio gli ammalati Covid, favorendo così l’affollamento dei pronto soccorso e degli ospedali. Linee occupate, dunque. Perché? Semplice, sono centinaia e centinaia le telefonate che si susseguono nell’arco della giornata, ma nonostante ciò si cerca sempre di comunicare con tutti. A tal proposito è bene ricordare che la medicina di base non è solo Covid. In merito ai tamponi antigenici che secondo molti dovremmo effettuare nei nostri ambulatori, sottolineo che non è ipotizzabile che si possano effettuare in un ambulatorio senza altissime garanzie di sicurezza per paziente e medico. Sono stati allestiti in ogni città appositi drive-in per l’effettuazione dei tamponi direttamente in auto, cabine con pareti di plexiglass dalle quali escono solo le braccia di operatori bardati da capo e piede, ed improvvisamente si propone che i tamponi sic et
sempliciter si effettuino negli ambulatori dei medici di famiglia, addirittura in alcuni casi al domicilio del paziente, senza alcuna protezione. Certo, i tamponi li faremo, non ci rifiuteremo, come non ci siamo rifiutati di effettuare ad agosto nei nostri ambulatori i test sierologici rapidi agli insegnanti ed al personale Ata, ma sia chiaro che potranno essere effettuati soltanto presso strutture dedicate, messe a disposizione dalle istituzioni. Storia a parte quella delle visite domiciliari ai pazienti Covid. Ingiusto e insopportabile è il «tiro al piccione» contro i medici di famiglia. Voglio solo ricordare che con il Dpcm del 9 marzo tale compito è stato affidato ai medici dell’Usca - Unità Speciali di Continuità Assistenziale - il compito di seguire a domicilio gli ammalati di coronavirus. Ma i giovani medici reclutati e formati dalle Asl (con incarico a termine) per effettuare il monitoraggio e la sorveglianza dei pazienti positivi a casa non sono sufficienti a soddisfare le richieste del territorio e per questo, in molti casi, i pazienti che potrebbero essere curati a casa si vedono costretti a rivolgersi alle strutture ospedaliere, intasando quindi i pronto soccorso. Qualche numero per avere le idee più chiare. Nonostante i molteplici sforzi, l’Asl Napoli 3 è riuscita ad arruolare soltanto 146 medici. Pochi per fronteggiare l’immane richiesta di visite domiciliari, di una popolazione di oltre un milione di abitanti, suddivisa in 57 Comuni e 13 Distretti. Però per molti la colpa è, del medico di Medicina Generale. Una bugia.