Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Per niente Candida
Cara Candida, mal me ne incolse, qualche mese fa, ad andare a convivere con la mia compagna, anche spinti da tutte queste limitazioni da Coronavirus, chiusure, blocchi eccetera. Sapevo che era umorale, ma conviverci 24 ore su 24 è come stare sulle montagne russe. Si comincia con i suoi silenzi. Mette il muso, non dice una parola. E io so che sarà una giornata pessima. Vorrei non chiederle niente perché so ciò che mi aspetta. Ma più me ne sto alla larga, più lei comincia a sbattere le porte, le cose e a far rumore per attirare la mia attenzione. Chiedo: che cos’hai? Risposta: Niente. E io di niente faccio finta, ma lei va avanti. Allora, la affronto sapendo che sto andando al patibolo. Chiedo: sei di cattivo umore? È successo qualcosa? È la fine, lei comincia a snocciolare tutti i miei presunti difetti, mancanze, disattenzioni, errori. Quelli della giornata e quelli di una preistoria impossibile da ricordare. Va avanti per ore. Discutiamo, mi difendo, la rassicuro, lei non si lascia rassicurare. Mi dico: è finita. Affrontiamo dilemmi esistenziali che richiederebbero da parte mia una preparazione filosofica. Tipo: io che rappresento per te? Che visione di noi due hai a lungo termine? Che cosa intendi tu per amore? Arriviamo a punti in cui mi dico che è finita, ci stiamo lasciando. Arriviamo a punti in cui io stesso sono così esasperato e mi sento così messo all’angolo che lasciarci mi sembra l’unica soluzione possibile, per quanto dolorosa, perché io, nonostante tutto, la amo. Queste discussioni vanno avanti per ore, io sono stremato, sono pronto a fare le valigie e poi, magicamente, senza nessun motivo sensato, lei torna di umore normale ed è tutto a posto. Non riesco a capire perché. Almeno capirlo mi aiuterebbe a gestire la cosa, a sapere come comportarmi. A farmene una ragione.
Giuseppe
Caro Giuseppe, molti pensano che essere di buonumore o di malumore dipenda da circostanze esterne, dal tempo bello o brutto, da un affare che va in porto oppure no, da una persona che ci si rivolge sgarbata a o cordiale, dall’amato che fa o non fa qualcosa che ci aspettiamo. Si scherza sul fatto che siano soprattutto le donne a essere umorali. Julia Roberts ha detto «il mio vero colore dei capelli era una specie di biondo scuro. Adesso ho i capelli che variano a seconda dell’umore». È noto che un uomo che ringhia «sto benissimo» non sta bene affatto e gradirebbe che non stessimo bene neanche noi. Molti pensano che l’umore sia qualcosa che di esterno che non dipende da noi medesimi. Trovano normale un attimo amare tutti, un attimo dopo odiare tutti. Ritengono un loro diritto aggredire chi passa di lì perché sono in un momento no e non possono farci niente. Viviamo
inconsapevoli a noi stessi e ai meccanismi elementari della vita. Lasciamo entrare gli stimoli senza sapere che abbiamo tutti gli strumenti per controllarli. Succede in amore, specialmente. In amore, ci frega il combinato disposto delle aspettative e dell’essere egoriferiti. Le aspettative, anzitutto: ci aspettiamo che l’altro corrisponda ai nostri desideri, che abbia attenzioni e delicatezze pari a quelle che sono nella nostra mente. Quindi, se siamo egoriferiti, e lui fa qualcosa di sgradito, lo viviamo come un attacco deliberato, come qualcosa fatto scientemente contro di noi. Non è mai (quasi mai) così. Ognuno è mosso da una sua logica, da sue intenzioni, paure, ragioni. Ad avere in mente un partner ideale, qualunque partner troviamo può solo essere peggiore. Ci manca, talvolta, l’empatia che metterci nei panni dell’altro e capire che cosa lo muove. Ci manca perché abbiamo paura, perché siamo insicuri e quindi più propensi a leggere intenzioni cattive anziché buone. L’apparente mistero della sua fidanzata che si placa senza ragionevole motivo dopo una drammatica discussione si spiega proprio col fatto che, alla fine, la sua fidanzata ha bisogno solo di rassicurazioni. Ha bisogno di sapere che lei, Giuseppe, fa le cose perché è così e non perché non la ama o non la sopporta o addirittura la detesta. La sua fidanzata avrebbe bisogno di lavorare su stessa e, se lei ha pazienza e la ama, può aiutarla. Diceva Voltaire che «la decisione più coraggiosa che tu possa prendere ogni giorno è quella di essere di buon umore». È più facile di quanto si pensi. Basta stare all’erta: ogni variabile d’umore in negativo si può riconoscere prima che arrivi. A starci attenti, tutti sappiamo quali sono le cose, le immagini, i comportamenti altrui, che rischiano di adombrarci a sproposito. Tutti sappiamo quali sono le cose che ci fanno infuriare o incupire solo perché vanno a toccare i nostri nervi scoperti. Sono cose stupide, è come se fossero informazioni che decodifichiamo male e che, a esaminarle con calma, sono assai meno minacciose di quanto crediamo.