Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tutti dicono Sei campani su dieci la mangiano ogni giorno

Durante il lockdown consumi aumentati del 28% Ma il comfort food è in ascesa in tutto il mondo

- Paola Cacace

La pasta è il comfort food per eccellenza. E così durante il lockdown i consumi globali sono cresciuti del 24% specialmen­te in Italia che con i suoi 23,1 chili pro-capite l’anno assieme a Tunisia (17) e Venezuela (12) è in cima al podio dei cosiddetti pasta lovers. Ma a prescinder­e dai pastaioli in generale, una persona su 4 ha aumentato il consumo di primi piatti durante il lockdown optando per un comfort food sano, pratico, sostenibil­e e buono. A dirlo è la ricerca “Il consumo di pasta durante il lockdown” commission­ata da Unione Italiana Food e Agenzia Ice a Doxa, che ha intervista­to un campione di oltre 5mila persone in Italia, Germania, Francia, Uk e Usa. Paesi che rappresent­ano più di un terzo del consumo mondiale di pasta e sono i primi mercati di riferiment­o per la pasta italiana, che ormai destina all’export il 60% della sua produzione.

In particolar­e, 6 italiani su 10 mangiano pasta ogni giorno senza alcuna differenza tra età e con un lieve picco al centro-sud. Mentre oltre il confine anche francesi, tedeschi, inglesi e americani sembrano apprezzarl­a molto. In tutti i Paesi coinvolti dall’indagine, la maggioranz­a della popolazion­e la consuma in media da 1 a 4 volte a settimana, in percentual­i che variano dal 56% degli americani all’85% dei francesi, passando per il 61% dei tedeschi e il 71% dei francesi. E ogni Paese ha il proprio formato preferito: corta e rigata in Italia, lunga nel Regno Unito e negli Usa, fresca per i tedeschi che spesso la mangiano ripiena, e corta e liscia per i francesi.

Su una cosa sono però tutti d’accordo: la pasta made in Italy è la prima scelta nella dispensa globale. È la preferita per il 72% delle famiglie inglesi, per il 68% di quelle francesi, per il 54% di quelle tedesche e per il 48% di quelle statuniten­si.«L’aumento del suo gradimento globale conferma la pasta come alimento crossover, che non ha barriere culturali, religiose, economiche», dice Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food, mentre secondo Paolo Barilla, presidente di Ipo-Internatio­nal Pasta Organizati­on: «È un cibo accessibil­e – dice - semplice e quotidiano che si identifica con il piacere e la gioia, in grado di unire le persone e di identifica­rsi con la conviviali­tà di cui abbiamo sentito tanto la mancanza».Come confermato dai dati Ipo è l’Italia il primo Paese produttore nel mondo con 3,5 milioni di tonnellate ed è italiano un piatto di pasta su 4 al mondo.

E se il 2019 ha registrato il record di esportazio­ni (+7,5%), le elaborazio­ni di Unione Italiana Food su dati Istat rivelano nei primi 6 mesi del 2020 un +25%. In valori assoluti, Germania, Uk, Francia, Usa e Giappone sono i mercati più strategici. Ma la voglia di pasta italiana registra crescite addirittur­a superiori al 60%

In Europa

La pietanza preferita per il 72% degli inglesi, il 68% dei francesi e il 54% dei tedeschi

per Hong-Kong, Ucraina e Irlanda. Durante il lockdown il 28% degli italiani ne ha aumentato il consumo, il 39% ha preparato ricette più elaborate, avendo più tempo a disposizio­ne; il 34% ha invece optato per ricette della tradizione e di famiglia; altrettant­i hanno sperimenta­to nuove ricette e metodi di cottura; mentre 2 su 10 hanno acquistato nuovi formati e tipologie di pasta come quella integrale, di legumi, senza glutine.

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un piatto di penne al pesto e uno di ravioli in brodo.
Paese che vai Pasta che trovi Se in Italia il formato preferito è quello corto, in grande prevalenza rigato (90% di connaziona­li). La pasta corta ma liscia piace invece ai francesi. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti la preferisco­no lunga mentre fresca è l’ideale per i tedeschi che spesso la mangiano ripiena. Nelle foto piccole un succulento un piatto di penne al pesto e uno di ravioli in brodo.

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