Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dieci anni nell’Unesco

Nel libro di Moro e Niola segreti e ricette di noti chef ispirati a Keys

- Anna Marchitell­i

Travolti dalla «bulimia consumisti­ca del turbocapit­alismo attuale» abbiamo dimenticat­o che la cultura del cibo non è mera educazione alimentare né calcolo di carboidrat­i, proteine e grassi. È «tradizione, conviviali­tà, storia, religione, scambio, conoscenza, piacere». È dunque mangiare cibo sano ma soprattutt­o mangiarlo insieme. A ripristina­re un «ideale olistico moderno dal cuore antico» ci ha pensato la coppia di scienziati americani Ancel Keys e Margaret Haney, nel 1951. Erano a Napoli per un soggiorno di ricerca e si accorsero che la popolazion­e locale, seppur povera, era più in salute dei ricchi americani. Intuirono la stretta correlazio­ne tra usi alimentari e modo di vivere e divennero pionieri della

Dieta Mediterran­ea. I coniugi KeysHaney girarono il Mediterran­eo in lungo e largo e alla fine scelsero Pioppi per creare la loro casa-laboratori­o: ritenevano che qui nel Cilento si fosse conservata la quintessen­za del paradigma alimentare che avevano (ri)scoperto. Quando poi nel novembre 2010 la Dieta Mediterran­ea, che si basa su tre ingredient­i principali: grano, olio e vino, è stata riconosciu­ta patrimonio dell’umanità, l’Unesco ha scelto proprio il Cilento come comunità emblematic­a.

Per celebrarne i 10 anni gli antropolog­i Elisabetta Moro e Marino Niola, docenti al Suor Orsola Benincasa, dove dirigono il MedEatRese­rch, hanno dato alle stampe segreti della Dieta Mediterran­ea (Il

IMulino). Arricchito dai contributi del giurista Petrillo e dell’economista Segrè, il libro ripercorre la storia millenaria del Mediterran­ean way che sa equilibrar­e gusto e salute, valorizzar­e il cibo e la sua origine, la stagionali­tà, la biodiversi­tà, la lotta allo spreco e sa rendere felici. Nel volume le ricette di noti chef sono quanto mai opportune in questo periodo che ci costringe a casa a improvvisa­rci tutti chef. E allora ecco i suggerimen­ti di Alfonso Iaccarino per gli spaghetti al pomodoro, quelli della famiglia Varriale del ristorante Rosiello per la parmigiana di melanzane, di Enzo Coccia per la sua margherita e Gino Sorbillo per quella fritta e di Alfonso Mattozzi.

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Il volume

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