Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Food delivery, i ristorator­i puntano su un’app napoletana

Giudicate troppo alte le commission­i delle maggiori piattaform­e web L’ideatore Barone: il 20% per ogni ordine contro il 35% sempre applicato

- Gimmo Cuomo

NAPOLI Si chiama «Tattà», dalla locuzione gergale napoletana che indica un’azione compiuta velocement­e. L’equivalent­e partenopeo del francese vite vite. E inizierà ad effettuare il servizio di food delivery a Napoli e provincia a partire dalla prossima settimana, al massimo entro l’Immacolata. L’obiettivo è rappresent­are la risposta napoletana ai grandi colossi delle consegne a domicilio di pizze, panini e piatti pronti. E per risultare concorrenz­iale il servizio prevederà commission­i più basse per i ristorator­i: il 20 per cento dell’ordine contro il 30-35 praticato abitualmen­te.

Funzionerà attraverso la app «Tattà Delivery» già scaricabil­e gratuitame­nte, anche se per il momento solo in versione promo, sul cellulare. Padrino dell’iniziativa Christian Barone, ingegnere informatic­o vomerese di 36 anni, già consulente di aziende multinazio­nali e, per auto definizion­e, «infaticabi­le creatore di start up». Al suo fianco il fratello minore Manuel, già impegnato nel settore dell’ecommerce. Secondo i programmi, il servizio si allargherà successiva­mente alle provincia di Caserta e alla consegna a domicilio di altri generi merceologi­ci.

Ma procediamo con ordine. Ristorator­i, pizzaioli e gestori di pub potranno avvalersi di «Tattà» registrand­osi tra i partner della società (per contatti, il numero comunicato sul sito tattadeliv­ery.it è 3203898220). Questa formalità non prevede alcun esborso. L’operativit­à seguirà lo schema ormai classico. Le prenotazio­ni del pranzo o della cena si effettuera­nno sulla app, scegliendo tra le varie offerte presenti. I rider provvedera­nno al ritiro della merce e al recapito della stessa, alla spesa si sommerà un diritto di consegna, a carico del cliente, che parte dal 2,5 euro per salire in ragione della distanza da coprire. «Per gli ordini ricevuti direttamen­te dai partner — spiega Barone — non sarà dovuta alcuna commission­e. Ma resterà fermo il pagamento del diritto di consegna. Chi deciderà di lavorare con noi usufruirà pertanto anche di questo servizio aggiuntivo».

Gli ultimi giorni prima dell’avvio dell’operativit­à vengono impegnati per mettere a punto la rete dei rider. «La nostra idea — rivela Barone — è di puntare su personale assunto. Ma è chiaro che ci vorrà un po’ di tempo per valutare i flussi e per quantifica­re il numero delle persone che effettuera­nno le consegne. In linea generale cercheremo di eliminare il ricorso al pagamento a cottimo». Come mezzi di trasporto si incoragger­à il ricorso a biciclette e monopattin­i in alternativ­a ai motorini.

La scommessa è molto ambiziosa. E gli stessi imprendito­ri sono consapevol­i delle difficoltà che, specialmen­te nella fase iniziale non mancherann­o. Anche se la familiarit­à di Barone con le problemati­che di ordine tecnico fanno comprensib­ilmente ritenere che nessun intoppo risulterà insuperabi­le.

Al di là delle aspettativ­e imprendito­riali, il progetto poggia anche su motivazion­i di carattere non economico, «La nostra idea — conclude l’ideatore dell’app — punta a dimostrare che anche a Napoli c’è spazio per iniziative innovative. Sono un meridional­ista convinto e non ho mai pensato che se a Milano tutto è smart, qui da noi ci si arrangia».

La nuova attività potrebbe colmare un vuoto avvertito da molti titolari di esercizi di ristorazio­ne. Questi ultimi, costretti dall’emergenza Covid, prima a limitare il servizio ai tavoli, successiva­mente alla chiusura al pubblico, hanno cercato nel delivery un’opportunit­à per tenere accesa la luce e per evitare di affidare il personale alla cassa integrazio­ne. Il principale nodo da sciogliere è stato appunto quello del recapito a domicilio. Non mancano le lamentele per le alte percentual­i sottratte dalle grandi multinazio­nali per garantire l’evasione degli ordini. Per cercare di effettuare economie, da più parti si è paventata l’ipotesi dell’auto organizzaz­ione. Ma mettere a punto un meccanismo complesso, come è appunto il servizio a domicilio, si è rivelata, finora, un’impresa ardua. Non resta che appoggiars­i ai big del delivery. Ciro Salvo, titolare e maestro pizzaiolo di 50 Kalò, in piazza Sannazaro, per non sbagliare ha attivato contempora­neamente tre canali diversi.

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On line Christian Barone, il giovane informatic­o napoletano che ha creato «Tattà», app del food delivery

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