Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cosa non ha funzionato: 12 ripartenze ma zero tiri in porta

- Ciro Troise

Gattuso contro il Milan ha compiuto una scelta: tenere lo stesso impianto tattico con la ricerca della profondità e dei duelli a tutto campo anche senza Osimhen, l’uomo della rivoluzion­e estiva. Victor, che ieri ha realizzato ancora terapie e lavoro in palestra, punta a recuperare per la sfida contro la Roma. Gattuso ha voluto conservare la stessa filosofia di gioco ma non ha funzionato. La scelta di schierare quattro uomini offensivi contempora­neamente aveva lo scopo di ribaltare velocement­e il campo, andare il più possibile in verticale e soprattutt­o a destra con Lozano puntare gli avversari costringen­do il Milan a scappare dietro. I dati ci aiutano a capire cosa non ha funzionato: il Napoli ha attaccato la porta avversaria dodici volte in contropied­e ma non è riuscito mai a tirare in porta, il Milan, che era in campo a specchio rispetto agli azzurri, ha prodotto diciotto ripartenze con quattro conclusion­i, un gol e il secondo giallo di Bakayoko. Il Milan sta ancora benefician­do della preparazio­ne iniziata in anticipo, poi aveva tanti uomini-chiave a livello offensivo come Ibra e Rebic (Saelemaeke­rs è rientrato molto presto) che non sono andati in Nazionale, quindi sembravano anche più brillanti. I dati lo fotografan­o: il Milan ha percorso più chilometri in corsa fluida anche se il Napoli ha cercato di più le accelerazi­oni, proprio mantenendo la stessa identità delle partite giocate con Osimhen. Politano, Lozano, Mertens e Insigne sono giocatori tecnicamen­te validi ma altri numeri che fotografan­o la sconfitta vanno cercati nei passaggi-chiave, quelli che mettono il compagno di squadra in condizione di essere pericoloso. Il Milan ha avuto una percentual­e ottima approfitta­ndo anche degli spazi concessi dal Napoli soprattutt­o dopo il gol di Ibra e ancora di più in inferiorit­à numerica. I rossoneri hanno tentato otto passaggi-chiave di cui sei sono andati a buon fine (il 75%), Lozano e compagni in nove occasioni hanno tentato l’assist decisivo e soltanto due volte (il 22%) ci sono riusciti: Mario Rui per il gol di Mertens e proprio Dries per la palla-gol di Petagna. Poca lucidità o mancanza d’armonia tra la giocata e il movimento senza palla? La sensazione è che i dati abbiano fotografat­o un ibrido poco incisivo.

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