Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sindaco, nessun contrordine: aule aperte
Asili e prima elementare, la campanella torna a suonare. De Magistris: screening? Non ho dati
NAPOLI Il Comune di Napoli non ha emesso ordinanze contrarie a quelle Regionali per impedire la riapertura delle scuole: quindi, stamattina, la campanella tornerà a suonare per i bambini delle prime elementari ma anche per i piccoli degli asili. «È il ritorno a un clima di grande coesione istituzionale che vede la Campania allinearsi, in modo graduale e progressivo, alle scelte compiute dal Governo per le altre Regioni collocate in zona rossa. Si tratta di un significativo segnale per rispondere felicemente alle autorevoli sollecitazioni del Presidente della Repubblica», è il commento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.
Una decisione che il primo cittadino accoglie «con soddisfazione». Anche perché, sottolinea, «apparve ai più spropositato e incomprensibile, prima ancora che diventassimo zona gialla, che la Campania fosse l’unico luogo d’Europa in cui si chiudevano le scuole anche per i più piccoli». Chiusura che è proseguita anche quando la Campania è stata in zona gialla «nonostante fosse documentato — sono parole di de Magistris — non ci fosse una proliferazione dei contagi nelle scuole e che la didattica a distanza fosse oltremodo difficile, se non impossibile in alcuni casi, per alcune fasce di istruzione così importanti per una comunità che si fonda su scuola e istruzione». E proprio in virtù di questo cambio di rotta, ora che la Campania è in zona rossa, de Magistris chiede «chiarezza perché tale decisione rischia di apparire da parte della Regione incomprensibile, contraddittoria e confusa». In quest’ottica, il sindaco ha inviato una lettera al presidente De Luca in cui chiede di avere i dati dello screening e sulla diffusione del contagio in città «che — sottolinea — ci devono essere rappresentati in maniera analitica perché, considerando che incredibilmente il sindaco di Napoli e quelli dei capoluoghi di provincia non fanno parte dell’Unità di crisi, solo in questo modo potremo verificare se ci sono situazioni di particolare criticità su cui eventualmente intervenire».
Parole, quelle del sindaco, sostenute dall’assessore alla scuola del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri, convinta che «lo screening sulla popolazione scolastica sembra aver evidenziato risultati confortanti, con una percentuale di positività ai test antigenici dello 0,33%: abbiamo interesse ad avere quegli esiti su base cittadina, lo abbiamo chiesto. Perché se è vero che l’ordinanza regionale riserva ai sindaci la possibilità di adottare misure più restrittive in relazione a situazioni di peculiare criticità accertate — è il ragionamento dell’assessore — è importante per noi conoscere il dato su base cittadina, e quartiere per quartiere. Napoli — ricorda — ha quasi 500 plessi scolastici, non è uno scherzo. In verità io sono convinta che nessuna ordinanza di sindaco, anche di città più piccole, possa entrare nel merito dell’organizzazione della didattica, e sono stupita di molti testi che in questi giorni e in queste ore mi è capitato di leggere». Ed ancora: «Senza alcuna polemica, un sindaco può per tutela dell’incolumità dei cittadini, chiudere un luogo ma non decidere per chi ci lavora dentro se è un’altra istituzione e non mi piace nemmeno che si facciano cadere sui singoli dirigenti scolastici “verifiche delle ulteriori condizioni per l’esercizio in sicurezza dell’attività didattica in presenza” come se ognuno di essi potesse fare la scuola a la carte sulla base dei desiderata o delle paure».
Infine, per l’assessore «sarebbe irresponsabile anche soltanto immaginare adesso, quando la Regione sta riaprendo le scuole, sulla base delle prerogative concesse ai sindaci, assumere decisioni d’urgenza basate su una generica “percezione del rischio” . I genitori che hanno paura, è comprensibile, devono fidarsi però delle scuole dei loro figli, come noi vogliamo fidarci dello screening. Per questo chiediamo però di conoscere gli esiti per la parte che riguarda la nostra città, visto che purtroppo Napoli, terza città d’italia, non siede al tavolo dell’Unità di crisi con il sindaco cittadino e metropolitano».