Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Il centro antiviolenza non si è fermato Quasi duemila chiamate fino a luglio»
Giovanni Russo, del Consorzio Terzo Settore: operatrici pagate di tasca nostra
Nel periodo nel lockdown, compreso tra 1 marzo e 26 maggio il nostro numero emergenze ha ricevuto 1.822 chiamate entranti, per un totale di 1.705 minuti di conversazione».
Parla con dati alla mano Giovanni Russo, direttore del Consorzio Terzo Settore, ente che fino allo scorso 31 dicembre gestiva il Centro Antiviolenza del Comune di Napoli.
« E lo abbiamo fatto fino a luglio - specifica Russo- sette mesi dopo la scadenza del nostro contratto. Ci saremmo potuti tirare indietro, appellandoci alla burocrazia e alla fine del nostro incarico, ma il momento storico e le richieste delle utenti ci hanno fatto proseguire nel nostro lavoro, anche se abbiamo dovuto pagare di tasca nostra il lavoro delle operatrici. Oltre all’importante lavoro che svolgiamo come Consorzio Terzo Settore mi preme evidenziare che senza la professionalità e l’abnegazione di tante professioniste non avremmo mai potuto portare avanti i Centri Antiviolenza fino a luglio, né affrontare le richieste di aiuto arrivate durante il lockdown».
Il numero gratuito per le emergenze è ancora attivo e gestito in maniera volontaria da Terzo settore. «Noi rispondiamo e indirizziamo le donne vittime di violenza in quelle che sono le realtà attualmente operative. Si tratta soprattutto di associazioni e cooperative che portano avanti il loro lavoro in maniera indipendente dai servizi che dovrebbe offrire il Comune di Napoli. Si tratta di volontariato o di progetti finanziati col privato sociale».
Fino a luglio il servizio è stato comunque garantito.
«Il Cav Centrale di Napoliprosegue Russo- ha garantito ininterrottamente la reperibilità h24, il funzionamento del numero verde e implementato, con due nuovi numeri di cellulare, le consulenze psicologiche e legali. Le donne vittime di violenza, durante il periodo del lockdown, accolte in totale sono state nove, mentre i minori accolti sono stati sei. Le persone LGBTI arrivate da noi sono state, invece due. Il nostro lavoro non si è mai fermato, perché purtroppo la violenza non conosce soste. Resta prioritario riavviare il servizio del Comune e offrire alle tante donne che sono in difficoltà un conforto e un aiuto. Noi del nostro piccolo e a livello volontaristico continuiamo a farlo, ma bisogna riprogrammare e strutturare un intervento che sia più complesso e completo. Un servizio così importante non può essere lasciato chiuso, c’è bisogno di dare risposte sempre, soprattutto a chi chiede aiuto».