Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un’Autorità indipendente per alcuni è un problema
Le polemiche di questi giorni intorno al rinnovo dei vertici dell’Autorità portuale mi hanno fatto venire in mente che proprio venti anni fa, il 24 novembre del 2000, avvenne il passaggio di consegne tra me e il senatore Nerli al termine del mio mandato di primo presidente dell’Autorità portuale di Napoli.
Se chiudo gli occhi posso ancora udire il frastuono dell’applauso che, con una mia certa sorpresa, si protrasse per oltre un minuto e durante il quale tutti i presenti, dalle massime autorità cittadine agli operatori e lavoratori del Porto si alzarono in piedi in una gremita aula della Stazione Marittima. Sull’onda di quella imprevista standing ovation, Antonio Bassolino, che nella sua qualità di presidente della Regione aveva negoziato poche settimane prima con il ministro dei Trasporti Bersani il mio avvicendamento con Nerli, mi abbracciò calorosamente più volte. Fu questa la solenne chiusura di un quadriennio segnato, sì, da straordinari risultati — dagli importanti interventi infrastrutturali varati nei tre settori, turistico, commerciale e cantieristico che costituiscono la missione Porto di Napoli, alla stesura del piano regolatore e del piano operativo che fu tramandato nei suoi vari aggiornamenti ai miei successori, all’apertura del porto alla città — ma che fece registrare anche innumerevoli attacchi provenienti da molteplici parti, che forse percepivano come un fattore di debolezza la nostra indipendenza e il nostro modo di intendere il ruolo istituzionale come servizio svolto nell’interesse generale, immune da ogni condizionamento, pressione o interesse particolare, per quanto forte esso sia.
Ricordo anche che, nell’augurare buon lavoro al toscano Nerli, espressi l’augurio — e questa frase fu ripresa dalla stampa — che in futuro alla presidenza del porto ritornasse un campano. Quattro anni fa questo auspicio si è finalmente avverato. Non conoscevo Pietro Spirito, ma mi sono formato rapidamente su di lui una precisa impressione: ho riscontrato nell’uomo quegli elementi di indipendenza, senso delle istituzioni, integrità personale, competenza e conoscenza della macchina amministrativa che, a mio avviso, ne fanno un ottimo presidente dell’Autorità portuale. Credo che tuttavia siano proprio queste doti a renderlo inviso ad alcuni. La messa in regola delle concessioni — quando Spirito arrivò erano scaduti ben 106 atti — è evidente che non gli ha risparmiato le molte inimicizie occorse nel corso del suo mandato. Eppure, durante la gestione di Spirito e del suo segretario generale, il salernitano Francesco Messineo, anch’egli a mio parere un egregio servitore dell’interesse pubblico, dopo un ventennio sono ripresi gli investimenti, i dragaggi, e sono partiti i progetti sul watefront di Napoli e di Salerno.
Si poteva fare di più? Si può sempre fare di più, ma io credo che rispetto a quanto si è fatto nell’ultimo ventennio in questi ultimi quattro anni si sia fatto veramente molto e bene. Quali sono allora le forze che, in un momento oltretutto così delicato per gli effetti della pandemia in atto, intendono — come avvenne nel mio caso — interrompere il lavoro di Spirito e Messineo non consentendogli di portare avanti il loro progetto per un secondo quadriennio — cosa che di norma viene accordata a soggetti ben meno meritevoli e qualificati? È evidente che tra gli operatori ve ne possono essere alcuni per cui l’indipendenza dei vertici dell’Autorità portuale costituisce un problema — anche se sono certo che la grande maggioranza è estranea a questo intento ma viene tuttalpiù strumentalizzata nella fase di forte disagio che stiamo vivendo.
I veri arbitri della situazione, tuttavia, come ha detto Spirito nell’ intervista rilasciata ieri, sono come sempre i politici, e su loro ricade la responsabilità di essere in grado di analizzare le cose come veramente sono senza farsi influenzare da fake news. Del resto, se Spirito e Messineo sono qui è merito dell’intesa raggiunta quattro anni fa tra un ministro delle infrastrutture del Pd e il presidente della Regione. Mi auguro quindi che il presidente De Luca e la ministra De Micheli facciano sì che il lavoro di Spirito e Messineo non subisca un’interruzione che sarebbe non soltanto ingiusta ma anche inopportuna e nociva.