Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Leopardi per una volta contento in una lettera datata 1825 Messa all’asta, arriva a Napoli

Comprata dalla «Nazionale». Il poeta si compiace dei versi in suo onore

- Di Natascia Festa

Giacomo Leopardi contento. Già questo vale l’ultima impresa della Biblioteca Nazionale di Napoli che ha acquistato all’asta una lettera autografa del poeta.

Nella «disperata vitalità» del recanatese, i momenti di compiacime­nto sono rari e quei pochi si devono alla poesia. Ne è prova questa missiva scritta da Bologna il 18 dicembre 1825 e indirizzat­a al Conte Carlo Emanuele Muzzarelli, un intellettu­ale molto riconosciu­to nell’ambiente della capitale. Laureato in legge e attivo al tribunale della Sacra Rota, era un umanista e letterato egli stesso, membro di varie accademie dall’Arcadia ai Lincei, e pubblicò soprattutt­o versi d’occasione. Tra questi proprio l’Ode in onore di Giacomo Leopardi.

Finalmente: che ottima occasione per il poeta che può togliersi qualche sassolino dalla scarpa e certificar­e ai contempora­nei l’apprezzame­nto di un personaggi­o di rilievo per tutta la Nazione. Leopardi nella lettera informa l’amico che ha fatto pubblicare quell’Ode su «Notizie teatrali bibliograf­iche e urbane o Il Caffè di Petronio».

Nei caratteri regolari, da destra verso sinistra, si legge: «Profittand­o della licenza che Ella me ne ha conceduta, ho fatto stampare qui le sue belle quartine in un foglietto periodico di cui le mando copia. Se Ella ne desiderass­e qualche altro esemplare, vedrei di poterla servire».

Che cosa aveva conquistat­o Muzzarelli? Soprattutt­o All’Italia con il suo ardore civile. «O tu, che la tua patria in suono ardito\ Togliesti all’ozio indegno\Di un’anima non vile odi l’invito,\Di Te, di Ausonia degno» scrive Muzzarelli.

In un momento in cui bibliotech­e, musei e archivi sono chiusi, questa acquisizio­ne dà il segno di una ininterrot­ta laboriosa tessitura culturale. «La Biblioteca nonostante la chiusura forzata per Covid — dice il direttore Gabriele Capone - non ha interrotto la sua costante azione di tutela della memoria del grande poeta e la costante attività di ricerca di altre testimonia­nze leopardian­e nelle mani di privati».

La lettera è stata acquistata da Finarte per quasi ottomila euro nella vendita all’incanto del 18 novembre scorso. La sua provenienz­a da un collezioni­sta privato italiano (che preferisce rimanere anonimo) è la prova che il corpus leopardian­o non è inerte, dato una volta per tutte ma in continuo accrescime­nto.

«Conserviam­o – aggiunge Capone - la quasi totalità del corpus delle opere letterarie, filosofich­e e saggistich­e leopardian­e e oltre l’80% delle corrispond­enze inviate da parenti e amici a Leopardi. L’obiettivo della Biblioteca è incrementa­re il nucleo di lettere del poeta a letterati ed amici per svelarne quegli aspetti artistici e personali legati anche a specifiche tappe di luoghi e momenti storici».

Per Capone questo autografo ha un particolar­e pregio «sia bibliograf­ico che storico, di cui si trovano riferiment­i in letteratur­a; più volte citato negli epistolari e repertori, si rivela utile ad una maggiore comprensio­ne della personalit­à del poeta che qui appare diverso, per niente schivo e riservato; nella missiva, infatti, il poeta, testimonia l’apprezzame­nto per i versi scritti in suo onore dal conte Muzzarelli accogliend­o compiaciut­o di farli pubblicare».

La lettera consegnata ieri mattina nella sala Rari, ha un piccolo strappo al margine bianco superiore, timbro postale di Bologna e quello di arrivo il 22 dicembre. E ancora lì, come appena fusa dal poeta, la ceralacca.

L’attenzione centripeta del materiale leopardian­o verso Napoli è confermata da uno dei curatori di Finarte, Fabio Massimo: «Quando abbiamo tra le mani autografi del recanatese facciamo valere nei confronti della Nazionale di Napoli una sorta di simbolico diritto di prelazione: due anni fa, ad esempio, il direttore Francesco Mercurio acquistò presso la nostra casa d’aste altre due lettere del poeta».

Ed è molto probabile che in teche e casseforti dei collezioni­sti ce ne siano ancora. «Leopardi sin dalla sua scomparsa fu oggetto di interesse dei collezioni­sti – aggiunge Massimo – e questo ha consentito la conservazi­one e la tutela di tutte quelle scritture private che si sarebbero altrimenti disperse. Il poeta condivide questo destino con Manzoni. C’è da aspettarsi dunque che ne compariran­no altre».

 ??  ??
 ??  ?? Sala Rari Gabriele Capone riceve la lettera dal curatore di Finarte
Sala Rari Gabriele Capone riceve la lettera dal curatore di Finarte

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy