Corriere del Mezzogiorno (Campania)

D10S È MORTO

Procession­i nei Quartieri e al San Paolo, che prederà il suo nome. Diego jr lascia il Cotugno: vado da papà. Lutto cittadino

- di Monica Scozzafava Cuozzo, Martucci, Troise

C’è un altro Diego che si alza dal letto d’ospedale, mentre il grande Diego sta morendo. É la telepatia dell’amore, quel richiamo unico che lega un figlio a un padre. Il pensiero di un ragazzo di 34 anni, simbolo della vita napoletana di Maradona, che fino a qualche giorno fa respirava grazie a un ventilator­e, corre veloce. «Devo andare da papà».

Il Dio del calcio ha smesso lui di respirare, la notizia arriva come un fulmine che gli devasta il cuore.

Implora i medici dell’ospedale Cotugno (dove è ricoverato da dieci giorni per Covid), affoga le lacrime in gola, e con un filo di voce: «Firmo per uscire». É il momento in cui la città inizia a piangere il suo figlio adorato. Napoli esce dalle case, interrompe il lockdown, accende luci e mette striscioni. Corre verso il San Paolo, porta fiori e lacrime nel tempio del Pibe. Ha il cuore in mille pezzi.

Dieguito ha appena ricevuto l’esito della Tac, polmonite bilaterale interstizi­ale, ma va via. «Corro da papà». É il figlio dello scandalo, il ragazzino cresciuto senza padre e senza fratelli che non fa nulla per farsi accettare. Resta lontano dalle battaglie giudiziari­e, Dieguito aspetta e vince nel 2007 quando abbraccia il papà e diventa finalmente figlio. E adesso: «Corro da lui, a dargli l’ultimo bacio». Ha il Covid, ma questo è un giorno in cui il mondo intero ha dimenticat­o l’emergenza sanitaria. Il bollettino conta un solo grande decesso. E la città di Napoli rompe in maniera convinta l’atmosfera spettrale delle ultime settimane. Si rianimano con una triste procession­e sull’onda della passione i vicoli dei Quartieri Spagnoli.

Decine di lumini votivi accesi nella piazzetta davanti al «suo» murale. E c’è un piccolo bar che tira su la saracinesc­a ed espone foto e magliette del Dios: una procession­e silenziosa e commossa mentre c’è chi recupera un vecchio proiettore. Il cinema del vicolo: scorrono le immagini dei suoi gol. Ai balconi gli stendini dei panni con le sue maglie. C’è anche quella del Boca con la numero 10, la camiseta della squadra della vita, quella che non ha mai tradito. Dall’altra parte, a Fuorigrott­a, si popola lo stadio San Paolo. Inizio e fine di una storia forte, intensa e intramonta­bile cominciata proprio nel Santuario del calcio. Fu festa il 5 luglio del 1984, e amore è stato anche ieri nel ricordo di un uomo anarchico e ribelle. L’uomo del riscatto. Con la sua generosità, le sue stravaganz­e. Le sue improbabil­i frequentaz­ioni, i suoi terribili vizi.

La storia continua nel segno di un Dios immortale. Stasera il Napoli giocherà con il lutto al braccio, Aurelio De Laurentiis: «Voglio che domani (stasera, ndr) ci sia il volto di Maradona per tutta la partita».

C’è da raccontare una storia nel nome del calcio, e se ieri il Boca ha deciso di annullare la sua passerella in Libertador­es, oggi al San Paolo la metà azzurra della sua vita continuerà a correre per lui in Europa League, con il lutto al braccio. Il minuto, straziante, di silenzio e a bordocampo saranno proiettate le sue gesta più belle. Il messaggio del club: «Tutti si aspettano le nostre parole. Ma quali parole possiamo usare per un dolore come quello che stiamo vivendo? Ora è il momento delle lacrime. Poi ci sarà il momento delle parole».

Il nome Diego, accanto un cuore azzurro. La maglia spedita in Argentina. Insigne, il capitano, cresciuto nel suo mito: «Sei stato il più grande giocatore della storia, sei stato il Nostro Diego. Ho avuto la fortuna di incontrart­i, parlarti, conoscerti e mi tremavano le gambe. Grazie di tutto». Mertens: «Se negli ultimi anni il mio nome è stato messo accanto al tuo mi scuso, perché non potrò mai essere alla tua altezza, quello che hai fatto per la “nostra” città resterà per sempre nella storia. Da domani indossare la maglia azzurra sarà na responsabi­lità maggiore».

Un mese fa Maradona aveva compiuto 60 anni: una festa triste nonostante l’omaggio globale, a cui pochi giorni dopo era seguito il ricovero in ospedale, un delicato intervento alla testa. L’arresto cardioresp­iratorio lo ha colto nella sua casa di Tigres, provincia di Buenos Aires. Nove le ambulanze accorse, vani i tentativi di rianimarlo. A Napoli Maradona è per sempre. Il San Paolo si è illuminato per una notte intera. Davanti al centro sportivo di Soccavo spunta tra le sterpaglie un manifesto: il tuo Paradiso immortale. Dieguito abbraccia la madre Cristiana Sinagra, lei torna a trenta anni fa: «Tu per me non sei mai andato via».

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