Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da Careca a Bruscolott­i «Un fratello che se ne va e la città perde un figlio»

- di Ciro Troise

Quando si racconta Diego, c’è una frase che dicono tutti: «Non troverai mai un suo ex compagno di squadra che parli male di lui». È un dato di fatto e non si tratta solo della fortuna profession­ale, calcistica d’accompagna­rsi al più grande di tutti i tempi e portare a casa le vittorie insieme a lui. Parliamo d’emozione pura, rapporti profondi, s’ammira la persona anche oltre il calciatore. In tanti fanno fatica anche a parlare, c’è chi non ce la fa a trattenere le lacrime, qualcuno si esprime con il groppo in gola, altri hanno perso il conto delle sigarette fumate per mandar giù l’amarezza, nel gruppo dei campioni del Napoli la sensazione è di smarriment­o, è andato via il Re. Moreno Ferrario è un fiume in piena: «L’ho saputo dalla tv, più che il giocatore che mi ha permesso di vincere un campionato ricordo la persona, era più corretto anche di me, in campo mi ha sempre solo incoraggia­to, non ha mai fatto sentire la distanza tecnica nei suoi confronti. Della sua vita privata non m’interessa, mai un giudizio cattivo, negativo, trasmettev­a sempre la forza per poter fare di più. Ha vissuto 60 anni come ha voluto lui, è stato un grande. Non lo vedevo da vent’anni, da quando ho smesso di giocare, per me ci sarà sempre, conserverò il ricordo della sua genialità, lui pensava alle giocate molto prima degli altri, pensate al gol di mano, avrebbe trovato il modo di farlo anche con il Var, a seconda del contesto trovava la magia. Il gol più bello non l’ha fatto all’Inghilterr­a, c’è la complicità degli avversari che ha saltato in quell’occasione, ero in campo contro la Juventus, davanti a tutti metto la punizione che è entrata nella Storia, a 12 metri dalla linea di porta battendo Tacconi».

Ferrario riesce con lucidità a ripensare ai momenti più belli ma l’emozione si percepisce. La difficoltà a parlare appartiene a tanti di quella magica epoca napoletana, come Ottavio Bianchi: «Provo un grandissim­o dolore, è una notizia sconvolgen­te, non riesco a parlare davvero». «Ciao Diego», scrive il suo gemello del gol Antonio Careca. E aggiunge: «Senza parole, Signore. Il nostro Amico, Fratello Diego è partito per il tuo Regno, accoglilo a braccia aperte, era e sarà sempre speciale per tutti noi».

Bruscolott­i che gli donò la fascia di capitano l’ha ricordato così: «Napoli perde un figlio». Nello sciame della memoria per il Pibe de Oro c’è l’argentino Lavezzi che gli ha dedicato un messaggio ricco di poesia: «Fai vedere al mondo quanto puoi essere felice con una palla. Grazie di tutto Diego».

Ciccio Romano, il rinforzo del mercato invernale del primo scudetto, ha la voce bassa, stringe i denti per regalarci i suoi ricordi: «È stata una mazzata, non ci credo nemmeno adesso, provo solo una grandissim­a tristezza, sono vicino alla sua famiglia. Ho finito le lacrime, penso all’abbraccio di tre anni fa, un momento indimentic­abile, fu un saluto fraterno come li sapeva regalare con la sua umanità. Non è il momento delle parole, il mio pensiero è una goccia in un oceano, conservo soltanto il grande privilegio di aver giocato con lui. Ho visto la foto dall’alto con le luci del San Paolo accese, meritava qualsiasi cosa, non sarà mai abbastanza quello che faremo, condivido la tristezza di Napoli».

Gli cedetti la maglia da capitano come era giusto fare

Sono senza parole, il nostro amico ora è con il Signore

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