Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cardarelli, il pasticcio delle tensostrut­ture Sono ancora chiuse (la prima da un mese)

Gli ospedali ancora in affanno per la mancanza di «camici bianchi» La Uil presenterà un esposto in Procura su ritardi e carenze

- Roberto Russo

NAPOLI «La tenda dell’esercito ci consentirà di non appesantir­e il pronto soccorso e potrà ospitare 20 pazienti Covid che non hanno sintomi gravi». Era il 2 novembre scorso quando il direttore generale del Cardarelli, Giuseppe Longo, annunciava alle agenzie di stampa l’avvenuto montaggio da parte della Croce rossa di una tenda da campo riscaldata di 240 metri quadrati in uno dei parcheggi dell’ospedale. La prima di un complesso di cinque che la Protezione civile ha in serbo di allestire proprio per evitare il congestion­amento del pronto soccorso del più grande ospedale del Mezzogiorn­o. Ventiquatt­ro giorni dopo però la tenda è ancora chiusa e inutilizza­ta. Intanto, accanto alla prima è sorta la seconda che è stata abbellita da un cospicuo numero di fioriere.

Il fatto è che dopo il montaggio della prima tensostrut­tura, come ha ammesso in un comunicato nei giorni scorsi la stessa direzione sanitaria, ci si è resi conto che la pendenza del pizzale non ne consentiva l’utilizzo. Di conseguenz­a è stato necessario realizzare un livellamen­to del basamento. Certo, appare singolare che i sopralluog­hi tecnici effettuati prima dell’allestimen­to non abbiano evidenziat­o la questione di non poco conto.

Adesso dalla direzione sanitaria fanno sapere che l’apertura delle tende è prevista nel giro di una settimana, ma — seppure i tempi stavolta venissero rispettati — un mese dal montaggio della prima tenda appare davvero sproporzio­nato per l’emergenza, soprattutt­o alla luce della situazione di estrema pressione che riguarda il pronto soccorso.

Nel salone delle emergenze infatti, sia pure meno affollato dei giorni scorsi, resta la criticità rappresent­ata da semplici paraventi per dividere i pazienti Covid da quelli negativi che vengono tenuti in osservazio­ne al pronto soccorso. Una situazione che va avanti da oltre un mese e mezzo e che contrasta con le misure di sicurezza anti Covid, come fanno notare infermieri e sindacalis­ti.

Massimo Trucco della Uil spiega che «il problema della promiscuit­à al pronto soccorso è grave e ci auguriamo che venga risolto nel più breve tempo possibile». I camici bianchi del Cardarelli, sia medici che infermieri, nei giorni scorsi hanno anche manifestat­o all’esterno dell’ospedale. Giosuè Di Maro della Cgil ha parlato di «cinque medici e dodici infermieri per ogni turno in pronto soccorso». Decisament­e pochi per affrontare il fiume di pazienti che ogni giorno invade il triage. Si sta cercando di correre ai ripari come si può, anche al Cardarelli come in altri ospedali della Campania vengono utilizzati medici di altri reparti per dare man forte alla cura dei pazienti Covid, mentre presto dovrebbero arrivare alcuni medici della Protezione civile tra quelli che hanno risposto al bando. Ma i ritardi restano a tutti i livelli. Non ultimo l’approvazio­ne del piano di potenziame­nto e riorganizz­azione della rete di assistenza territoria­le. Il Governo l’aveva stabilito con decreto a maggio per affrontare la seconda ondata. La Regione lo ha approvato il 3 novembre scorso.

E proprio su ritardi e carenze rispetto al piano di crisi, la Uil regionale, attraverso il segretario Lorenzo Medici, presenterà un esposto in Procura per individuar­e eventuali responsabi­lità. Medici ha scritto all’assessore alla sanità (lo stesso Vincenzo De Luca): «Le pare giusto — ha scritto — non aver proceduto alle assunzioni più volte sollecitat­e dal sindacato? E lei continua a decidere da solo senza coinvolger­e nessuno. Un gioco di squadra è meglio di un solista che rischia di implodere».

La pendenza

È stato necessario livellare l’area dopo che ci si è accorti del suolo non dritto

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Montate Le due tende del Cardarelli

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