Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Sentii Nunzio Giuliano scagionare Diego Ma scrissero il contrario»
«Nessuno di noi Giuliano
NAPOLI ha mai offerto la cocaina a Diego Armando Maradona. Nessun affiliato della camorra avrebbe mai danneggiato Diego. Gli vogliamo bene veramente, vogliamo che stia bene e l’abbiamo sempre tenuto alla larga dalla droga, sapevamo che l’avrebbe distrutto. Le strisce di cocaina gli venivano offerte nei festini della ‘Napoli bene’, a Posillipo, a via Petrarca. I ricchi napoletani si pavoneggiavano con lui, si ‘atteggiavano’ e gli servivano la cocaina su un piatto d’argento». Era il 1991 e Nunzio Giuliano rilasciava un’intervista esclusiva a un giornalista di un noto quotidiano spagnolo, all’indomani della fuga del Pibe de Oro da Napoli, dal Napoli e dai suoi tifosi.
A ricordare l’intervista in queste ore è stata Alessia Fresca, da ventotto anni in forza presso il Consolato Generale di Spagna a Napoli e, all’epoca, scelta come interprete di questa intervista al primo degli undici figli di Pio Vittorio, esponente-simbolo della dinastia dei Giuliano. Fratello del più noto «re di Forcella» Luigi «Lovegino» Giuliano, Nunzio si era dissociato dalla camorra e dal suo clan dopo la morte del figlio Pio Vittorio, scomparso a 17 anni per overdose, e si era speso per allontanare i più giovani dal sistemacamorra, per poi essere ucciso in un agguato in via Tasso, a Napoli, nel 2005.
«Nel 1991 non lavoravo ancora presso il Consolato spagnolo – spiega Alessia Fresca – ma ricoprivo vari incarichi come interprete e traduttrice e venni scelta per affiancare un giornalista catalano. Il Consolato contribuì a fissare l’intervista a Giuliano per un noto quotidiano di Barcellona: si trattava di un’inchiesta su
Diego Maradona. Grazie all’interessamento delle autorità consolari, accompagnai il giornalista a casa di Nunzio Giuliano, all’epoca noto per la sua amicizia con Maradona, e – infine – allo studio legale di Vincenzo Siniscalchi».
Quest’ultimo era, all’epoca, avvocato del fuoriclasse di Buenos
Aires e fornì al giornalista alcune informazioni sul complesso status di salute dell’attaccante del Napoli.
La cinquantaquattrenne dipendente del Consolato iberico ricorda, però, un particolare importante: «Tradussi l’accorato discorso di Nunzio Giuliano per il corrispondete della testata spagnola. L’ex-camorrista poneva spesso l’accento sul fatto che aveva accettato l’intervista per chiarire, in via definitiva, l’estraneità del clan Giuliano dalla questione Maradona-cocaina e che erano stati il jet set partenopeo, l’alta borghesia e i professionisti della zona di Posillipo a far avvicinare, in maniera chiara e inequivocabile, il calciatore alla cocaina. Mi colpì molto l’affetto che Giuliano nutriva per il calciatore argentino e la chiarezza delle sue parole di amicizia sincera. Quando uscì l’articolo, il giornalista stravolse completamente il contenuto e il senso dell’intervista, dichiarando che furono i fratelli del clan Giuliano a offrire la cocaina a Diego».
Nunzio Giuliano si sentì tradito e si mise in contatto con il Consolato spagnolo, chiedendo di poter parlare con la redazione del quotidiano: «Il giornalista si difese dando tutta la colpa a me, affermando che lui aveva trascritto quanto io avevo tradotto, evidente in modo scorretto. Dal Consolato mi riferirono quanto era accaduto e restai di stucco. La delusione di Giuliano era profonda, era sinceramente addolorato per quell’articolo. Per me fu un colpo durissimo: la mia parola era messa a confronto con quella di un giornalista professionista ed ero, evidentemente, in una posizione di debolezza. Ero poco più che ventenne e non ebbi il coraggio di denunciarlo, ma ho vissuto questi trent’anni con il rimpianto di non averlo fatto. Io avevo tradotto bene ma quel giornale scrisse il contrario».
Oggi Diego Armando Maradona e Nunzio Giuliano non ci sono più: «Finché erano in vita – spiega Fresca – si saranno certamente difesi attraverso i loro legali, ma oggi sento forte l’esigenza di fare chiarezza su quell’episodio del 1991 che mi ha segnato profondamente. Mi addolora il fatto che Napoli sia associata alla gloria di Maradona ma anche alle sue ombre. Le parole di Nunzio Giuliano erano inequivocabili: non credo che quella parte di Napoli – popolare, verace e appassionata – con cui Diego si identificava sia stata la causa della sua distruzione».
Disse che non gli avrebbero mai dato la coca: doveva vincere