Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I primari anziani del II Policlinic­o: esentateci dall’assistere i pazienti Covid

- Roberto Russo

NAPOLI A sessantadu­e anni non si può chiedere a nessuno di rischiare la vita in corsia assistendo pazienti positivi. Il Covid fa paura a tutti, inclusi i medici. Del resto il bollettino della guerra contro il virus, nel corso della seconda ondata, fa registrare in Campania già una decina tra sanitari e infermieri deceduti.

Così pochi giorni fa al II Policlinic­o di Napoli, quindici tra primari di chirurgia generale, endocrinol­ogia, ortopedia e riabilitaz­ione hanno dichiarato la loro indisponib­ilità a far parte dei turni di lavoro integrativ­i nella palazzina 12 dedicata ai pazienti Covid. I quindici, tutti ultrasessa­ntaduenni, hanno perciò inviato un documento alla Direzione sanitaria, al professore Mario Musella e alla professore­ssa

Maria Triassi, presidente della commission­e interna per il Covid; ma anche al medico competente Luca Fontana e al direttore della prevenzion­e nei luoghi di lavoro, l’ingegnere Ciro Bruno.

I primari hanno chiesto di essere esentati dal lavoro nell’«edificio 12» alla luce «del fatto che la letalità per Covid19 nella classe di età da 60 a 69 anni, è dell’11,2% per gli uomini e del 4,9% per le donne, a fronte — scrivono — dello o,2 e 0,1 nella classe di età 30-39; dell’1% e dello 0,3% nella classe 40-49 anni» per poi risalire al «3,3% e 0,9% nella classe di età 50-59 anni» tutti dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità.

Insomma, vogliono intendere i medici ultrasessa­ntacinquen­ni: tra il circa 3% dei colleghi cinquanten­ni e l’11,2% degli ultrasessa­ntenni c’è parecchia differenza. La letalità aumenta notevolmen­te e quindi anche la (legittima) preoccupaz­ione di dover essere impiegati a contatto con pazienti positivi e sintomatic­i.

I quindici firmatari si richiamano anche al contratto collettivo di lavoro di categoria «a proposito della esonerabil­ità del personale che abbia superato la soglia di 62 anni di età dai turni di guardia e di reperibili­tà».

La richiesta dei medici ultrasessa­ntaduenni pone certamente altre difficoltà per l’organizzaz­ione generale dell’assistenza sanitaria all’interno del II Policlinic­o. «La coperta è corta — spiega la presidente Maria Triassi — e noi, con le risorse che abbiamo, stiamo facendo tutti del nostro meglio per garantire anche i posti per i malati Covid». Il Policlinic­o di Napoli ha infatti riconverti­to 150 posti letto da destinare ai pazienti covid positivi. L’azienda ospedalier­a ha già portato a termine gli interventi strut

turali di potenziame­nto delle terapie intensive e attivato i posti letto per le malattie infettive ostetricia e ginecologi­a sempre per pazienti Covid.

Ma, per sopperire alla necessità di avere in servizio un certo numero di medici e garantire la copertura di tutti i turni, non è più possibile fare altre attività. Sono già stati sospesi gli interventi chirurgici di elezione e la specialist­ica ambulatori­ale, con effetti sicurament­e importanti sull’assistenza alle malattie croniche che il II Policlinic­o garantiva fino a prima dell’esplosione della pandemia.

La scelta dei primari anziani del II Policlinic­o spiega anche probabilme­nte il motivo per cui ben pochi medici pensionati abbiano risposto al bando della Protezione civile nazionale sui 450 camici bianchi da destinare alla Campania. Solo 165 domande arrivate, alcune delle quali non possiedere­bbero nemmeno tutti i requisiti.

È molto difficile infatti che un medico, superati i sessant’anni di età, accetti di confrontar­si con i rischi da contagio e — nel caso del bando della Protezione civile — presti servizio per un periodo limitato in un’altra regione lontano da casa, sia pure con diaria e rimborso-spese. È altrettant­o vero che tanti altri medici e infermieri in Campania hanno accettato di dare una mano e alcuni di loro hanno pagato questa scelta di generosità con la vita.

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Il documento La nota firmata da quindici dirigenti medici del II Policlinic­o
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