Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I primari anziani del II Policlinico: esentateci dall’assistere i pazienti Covid
NAPOLI A sessantadue anni non si può chiedere a nessuno di rischiare la vita in corsia assistendo pazienti positivi. Il Covid fa paura a tutti, inclusi i medici. Del resto il bollettino della guerra contro il virus, nel corso della seconda ondata, fa registrare in Campania già una decina tra sanitari e infermieri deceduti.
Così pochi giorni fa al II Policlinico di Napoli, quindici tra primari di chirurgia generale, endocrinologia, ortopedia e riabilitazione hanno dichiarato la loro indisponibilità a far parte dei turni di lavoro integrativi nella palazzina 12 dedicata ai pazienti Covid. I quindici, tutti ultrasessantaduenni, hanno perciò inviato un documento alla Direzione sanitaria, al professore Mario Musella e alla professoressa
Maria Triassi, presidente della commissione interna per il Covid; ma anche al medico competente Luca Fontana e al direttore della prevenzione nei luoghi di lavoro, l’ingegnere Ciro Bruno.
I primari hanno chiesto di essere esentati dal lavoro nell’«edificio 12» alla luce «del fatto che la letalità per Covid19 nella classe di età da 60 a 69 anni, è dell’11,2% per gli uomini e del 4,9% per le donne, a fronte — scrivono — dello o,2 e 0,1 nella classe di età 30-39; dell’1% e dello 0,3% nella classe 40-49 anni» per poi risalire al «3,3% e 0,9% nella classe di età 50-59 anni» tutti dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità.
Insomma, vogliono intendere i medici ultrasessantacinquenni: tra il circa 3% dei colleghi cinquantenni e l’11,2% degli ultrasessantenni c’è parecchia differenza. La letalità aumenta notevolmente e quindi anche la (legittima) preoccupazione di dover essere impiegati a contatto con pazienti positivi e sintomatici.
I quindici firmatari si richiamano anche al contratto collettivo di lavoro di categoria «a proposito della esonerabilità del personale che abbia superato la soglia di 62 anni di età dai turni di guardia e di reperibilità».
La richiesta dei medici ultrasessantaduenni pone certamente altre difficoltà per l’organizzazione generale dell’assistenza sanitaria all’interno del II Policlinico. «La coperta è corta — spiega la presidente Maria Triassi — e noi, con le risorse che abbiamo, stiamo facendo tutti del nostro meglio per garantire anche i posti per i malati Covid». Il Policlinico di Napoli ha infatti riconvertito 150 posti letto da destinare ai pazienti covid positivi. L’azienda ospedaliera ha già portato a termine gli interventi strut
turali di potenziamento delle terapie intensive e attivato i posti letto per le malattie infettive ostetricia e ginecologia sempre per pazienti Covid.
Ma, per sopperire alla necessità di avere in servizio un certo numero di medici e garantire la copertura di tutti i turni, non è più possibile fare altre attività. Sono già stati sospesi gli interventi chirurgici di elezione e la specialistica ambulatoriale, con effetti sicuramente importanti sull’assistenza alle malattie croniche che il II Policlinico garantiva fino a prima dell’esplosione della pandemia.
La scelta dei primari anziani del II Policlinico spiega anche probabilmente il motivo per cui ben pochi medici pensionati abbiano risposto al bando della Protezione civile nazionale sui 450 camici bianchi da destinare alla Campania. Solo 165 domande arrivate, alcune delle quali non possiederebbero nemmeno tutti i requisiti.
È molto difficile infatti che un medico, superati i sessant’anni di età, accetti di confrontarsi con i rischi da contagio e — nel caso del bando della Protezione civile — presti servizio per un periodo limitato in un’altra regione lontano da casa, sia pure con diaria e rimborso-spese. È altrettanto vero che tanti altri medici e infermieri in Campania hanno accettato di dare una mano e alcuni di loro hanno pagato questa scelta di generosità con la vita.