Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mertens, una notte per Diego Gli porta fiori e prega per lui

- Monica Scozzafava

É tornata r0ssa, Napoli. Rossa perchè vuota nel giorno dopo l’ultimo tributo a Diego Armando Maradona allo stadio San Paolo e ai Quartieri Spagnoli. Rossa di passione intensa per il Pibe. Viva nonostante il silenzio, al termine degli applausi al dio del calcio. Dopo le fiaccolate collettive e i cori è stato un pellegrina­ggio silenzioso a caratteriz­zare il lutto.

I tifosi hanno proseguito a fare tappa nei luoghi del ricordo di Diego, che sono tre in città. Il nuovo altare è stato allestito in Piazza Plebiscito, con la gigantogra­fia del Pibe davanti all’ingresso di Palazzo Reale. In piena zona rossa in mezzo alle statue degli otto re di Napoli. Lì in maniera composta i tifosi si sono avvicinati portando fiori, disegni, fotografie, sciarpe, e rimanendo lì a raccontars­i i ricordi dell’asso argentino. Il silenzio del dolore è stato soprattutt­o quello di Dries Mertens, accostato a Maradona per il numero dei gol, ma oggi più che mai erede dell’uomo-figlio di Napoli. Giovedì notte, al termine della partita di Europa League, ha preso un taxi e si è fatto accompagna­re ai Quartieri, nella piazza del murale, gremita di lumini accesi e di bandiere, dove il volto di Diego gigante sorrideva e si compiaceva dell’amore della sua Napoli. Dries ha aspettato che la notte calasse silenziosa, e gli ha portato un fascio di fiori bianchi. Il silenzio era assordante, come documentat­o dal video di NapoliMaga­zine.com, Mertens ha appoggiato i fiori davanti al Dios e si è messo a pregare. Gli ha chiesto ancora una volta «scusa se mi hanno accostato a te», ed ha pregato il Signore affinchè Maradona (finalmente) riposi in pace. Un’ora prima, più o meno, era apparso davanti alle telecamere di Sky, il suo Napoli aveva vinto contro il Rijeka in Europa League e lui lo aveva ricordato con il sorriso: «L’ultima immagine che ho di Diego è di una persona sorridente che con il pallone faceva cose fantastich­e, è stato bello vederlo, gli ho chiesto scusa perchè a volte mi hanno accostato a lui e non si può fare. Non era facile vincere stasera (giovedì, ndr). È difficile spiegare cosa abbiamo provato in campo, ha lasciato ricordi indelebili, mettere la sua maglia è stato molto duro».

La «dieci» è stata di tutti per una notte, anche Lorenzo Insigne ne ha sentito per la prima (e ultima) volta il peso. Chiudendo definitiva­mente il dibattito: «Questa maglia è sua e basta, nessuno può indossarla».

Il capitano lo ha detto nello stadio che tra una settimana, al massimo dieci giorni così come annunciato dal sindaco Luigi de Magistris, non sarà più il San Paolo e diventerà il tempio di Maradona perchè porterà il suo nome. Dios è riuscito in un’altra delle sue imprese: abbattere i tempi della burocrazia e ottenere una deroga finora mai concessa.

Il Comune probabilme­nte gli intitolerà anche una piazza, sempre nello stesso quartiere. E la sua morte diventerà l’occasione per rimettere a lucido il centro sportivo di Soccavo, dove Diego si era allenato per sette anni. Maradona e il Paradiso (è il nome del campo), un binomio imprescind­ibile. I tifosi sognano che proprio lì possa anche nascere un museo maradonian­o, dove sarebbero esposti tutti i suoi cimeli.

Il calcio non dimentica Diego e a partire da oggi la Lega ha disposto la proiezione di immagini di Maradona sui maxischerm­i. Sarà osservato poi un minuto di silenzio con le squadre che indosseran­no il lutto al braccio e la commemoraz­ione al 10’ minuto, il numero che per sempre sarà accostato a Diego. Maradona verrà omaggiato anche durante il riscaldame­nto delle squadre: in quei momenti sarà trasmesso sui maxischerm­i degli stadi di tutta Italia il leggendari­o video con il Pibe che palleggia nel prepartita di una gara europea contro il Bayern Monaco nel 1989 (semifinale di Coppa Uefa), sulla musica di «Live is life».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy