Corriere del Mezzogiorno (Campania)

NAPOLI E MARADONA, DUE ETERNI FANCIULLI

- Mario Sepe Avvocato e tifoso

Caro direttore, la morte improvvisa di Diego Maradona ha lasciato una città orfana del suo dio. Vivo il ricordo di quegli anni fantastici con nostalgia struggente. Ho due domande per lei. La prima riguarda la mancanza della maglietta del Napoli sulla bara del nostro Diego. Non sarebbe stato opportuno mettere anche quella? L’altra riguarda gli assembrame­nti, a Napoli, per rendere onore alle gesta e alla memoria di Maradona. É stato giusto comportars­i così in tempo di Covid?.

Caro Sepe,

N apoli è una città bambina. E , come tale, mutevole d’umore, afflitta da uno smisurato narcisismo e poco incline al rispetto delle regole. Abita un mondo tutto suo, al punto da essersi ritagliata una visione della vita che soltanto qui attecchisc­e: la cosiddetta «napoletani­tà». Al pari di una ragazzina dalla personalit­à in divenire, cerca sempre qualcuno che le forgi il destino, casomai ripetendol­e allo sfinimento quanto sia speciale, unica, a dispetto dei giudizi altrui. L’essenziale qui è vincere al riparo di una delega, evitando di affrontare in proprio il vento della Storia. E chi meglio di un dio bambino poteva riflettere questa voglia di riscatto per procura tipica dei più piccoli? La felicità, quella che Diego ci ha regalato sui campi di calcio con la spudoratez­za dell’eterno fanciullo, è cosa ben diversa dalla responsabi­lità, dote che si conquista in età matura. Noi abbiamo mischiato l’idea del «villaggio» perfetto e incompreso edificato a nostra rappresent­azione con il mito del vendicator­e giunto a renderci giustizia. Ne è nato un pastrocchi­o culturale e sociologic­o da cui discende il resto, compresi gli assembrame­nti tollerati dal sindaco. Una giornalist­a, tempo fa, chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle come spiegare la felicità a un bambino. E lei rispose: «Non gliela spiegherei. Gli darei un pallone per farlo giocare». Maradona era rimasto quel ragazzino, felice soltanto quando aveva una sfera da calciare. Ma la vita ti condanna a crescere. E per alcuni tale condanna diventa una pena capitale. Ecco perché, osservando la triste parabola del suo D10s, Napoli farebbe bene ad assaporare finalmente il gusto adulto della responsabi­lità. Invece di rifugiarsi sempre nei miti zuccherosi (e irresponsa­bili) dell’infanzia. Detto ciò, viva Diego. E che la terra ti sia più lieve di un’esistenza troppo gravosa.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy