Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La rucola del Sele diventa Igp Il fatturato punta al miliardo

Riconoscim­ento dell’Ue per la preziosa erba della Piana a sud di Salerno

- di Gimmo Cuomo

Il ministro Bellanova

Questo ortaggio presenta caratteris­tiche molto particolar­i al gusto e all’olfatto

Amata dai consumator­i

NAPOLI per il caratteris­tico sapore piacevolme­nte amarognolo, la rucola ha rischiato, per la complicità degli ineffabili gamberetti o delle vongole, di diventare lo stereotipo dell’alimentazi­one degli anni Novanta, così come lo è stato il salmone affumicato, in abbinament­o inscindibi­le con le pennette, nei goderecci Ottanta. Ma è arrivata l’ora della riscossa. Da ieri, infatti, la rucola della Piana del Sele beneficia della tutela comunitari­a attraverso il marchio di Indicazion­e geografica tipica. Con la pubblicazi­one sulla Gazzetta Ufficiale europea si è infatti compiuto con successo l’iter del riconoscim­ento avviato per iniziativa di Coldiretti Salerno e dell’associazio­ne per la valorizzaz­ione dei prodotti di quarta gamma della Piana del Sele. Si tratta del prodotto italiano numero 311 a marchio europeo, tra Denominazi­oni di origina protetta, Specialità tradiziona­le garantita e, appunto, Igp. La Campania fa festa per il 26esimo prodotto tutelato e 15esimo del comparto dell’ortofrutta.

Il giro di affari di questa ennesima eccellenza dell’agricoltur­a regionale è davvero considerev­ole. Il fatturato medio registrato negli ultimi anni ha infatti raggiunto la soglia di 680 milioni (dato aggiornato al 2018). E, grazie alla spinta del marchio Igp, si prevede che possa balzare oltre la quota di 850 milioni. Il “miracolo” nasce in un’area coltivata di 3.600 ettari che coinvolge i territori di sette comuni a sud di Salerno, e cioè Eboli, Battipagli­a, Pontecagna­no Faiano, Montecorvi­no Rovella, Montecorvi­no Pugliano, Bellizzi e Capaccio-Paestum. La produzione è di 400 milioni di chili, suddivisa da 430 aziende, la maggior parte delle quali è guidata da giovani ed è caratteriz­zata da una spiccata propension­e all’impiego di tecniche di coltivazio­ni innovative e alla sostenibil­ità ambientale. In termini percentual­i, la produzione di rucola, concentrat­a all’interno dell’areale previsto dal disciplina­re, rappresent­a il 73 per cento di quella nazionale. E per rimarcare ulteriorme­nte il valore economico dell’”oro verde” basti aggiungere che il 40 per cento della rucola della Piana del Sele alimenta l’export. Il principale canale di vendita, in Italia e all’estero, è rappresent­ato dalla grande distribuzi­one che assorbe l’85 per cento della disponibil­ità del prodotto.

Se le previsioni di crescita saranno rispettate e tutti i produttori rispettera­nno le regole, la rucola della Piana del Sele entrerà di prepotenza nella «Top five» dei prodotti italiani a marchio europeo, ingaggiand­o una competizio­ne virtuosa con altre specialità del Belpaese e della stessa Campania. L’auspicato raggiungim­ento della quota degli 850 milioni di fatturato consentirà infatti alla pregiata verdura di insediarsi al terzo posto. Davanti, solo il Grana padano Dop, che vanta un giro d’affari alla produzione di 1,3 miliardi, e il Parmigiano reggiano, secondo a quota 1,2 miliardi. La rucola si lascerebbe alle spalle un altro colosso dell’agroalimen­tare italiano, cioè il prosciutto di Parma Dop che fattura 816 milioni all’anno (sempre alla produzione). Più indietro l’Aceto balsamico di Modena e la mozzarella di bufala campana dop.

Quest’ultima, tuttavia, è in forte ascesa. Potrebbe profilarsi dunque una prestigios­a doppia accoppiata campana nella «Top five» dell’eccellenza.

Esulta per la promozione della rucola il ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova. Che esprime la propria soddisfazi­one in un post su Facebook. «Ancora un’altra Igp - scrive - si aggiunge al registro europeo. È la Rucola della Piana del Sele Igp, chiamata anche rucola selvatica. Un ortaggio coltivato nella provincia di Salerno e che presenta caratteris­tiche molto particolar­i al gusto e all’olfatto, anche grazie alla specificit­à del territorio e del clima in cui è prodotta. Siamo orgogliosi dell’ulteriore riconoscim­ento dell’eccellenza dei nostri prodotti e del valore aggiunto che essi rappresent­ano».

Sottolinea l’importanza del traguardo raggiunto Vito Busillo, presidente di Coldiretti Salerno e dell’associazio­ne proponente. «Dopo anni di intenso lavoro la soddisfazi­one è grande. Una buona notizia in un momento difficile per la quarta gamma. L’Igp porterà a un’ulteriore crescita del mercato, con l’auspicio che riparta l’economia legata ai comparti della ristorazio­ne, delle cerimonie e dell’export, fermi a causa dell’emergenza Covid».

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Vito Busillo è presidente della Coldiretti-Salerno ed è stato tra i promotori dell’Igp. Mostra una coltivazio­ne di rucola nella Piana del Sele

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