Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Aule chiuse, scuola «on the road»
Studenti davanti agli istituti per le lezioni. De Luca conferma: 1,3 miliardi per gli ospedali
NAPOLI Si sono seduti all’esterno dei cancelli delle scuole, debitamente distanziati e con mascherine, hanno tirato fuori dagli zainetti i computer o gli smartphone e si sono collegati con i loro professori per la consueta seduta di didattica a distanza. Protagonisti dell’iniziativa una quarantina di ragazze e ragazzi, studenti di vari istituti scolastici di secondo grado: il Giambattista Vico, il Genovesi, il Vittorio Emanuele, l’Augusto Righi. Hanno scelto due spazi per mettere in atto la loro manifestazione: quello davanti al Vico e quello davanti al Labriola. Obiettivo: chiedere con forza di rientrare in classe e di porre fine alle mattinate trascorse tra le mura di casa davanti al Pc, in un simulacro di aula scolastica. Tornare in sicurezza, ovviamente, ma al più presto.
«Un paio di settimane fa — racconta Augusto, che ha 14 anni e frequenta il Vico — con quattro o cinque amici avevamo già messo in piedi una simile iniziativa. Ci eravamo dati appuntamento nella vigna di San Martino e da lì ci eravamo collegati con i professori. Successivamente avevamo riproposto la cosa, ma in uno spazio differente, all’interno della Villa Floridiana. Non eravamo più quattro o cinque, ma una decina. Il passaggio successivo è stato di andare a fare lezione proprio davanti alla mia scuola insieme con alcuni rappresentanti ed esponenti del collettivo». L’immagine delle ragazze e dei ragazzi seduti per terra o su banchetti improvvisati in strada ha ovviamente suscitato curiosità da parte di chi era in via Salvator Rosa in quel momento. «Qualche signora e qualche signore — racconta Augusto — ci ha incoraggiati e si è complimentato con noi». Eterogenee le reazioni dei docenti sin dalla prima iniziativa, quella nella vigna di San Martino. «Hanno chiesto informazioni — riferisce lo studente — quando attraverso il loro monitor ci hanno visto nei parchi e nel verde. Alcuni non hanno commentato, altri sono stati un poco acidi, altri ancora entusiasti. In ogni caso nessuno si è fatto avanti ed è venuto con noi in Floridiana od alla vigna o davanti alla scuola». E conclude: «La nostra richiesta forte non è soltanto di riaprire le scuole ma di fare qualcosa di concreto per migliorare i trasporti e trovare spazi alternativi per la didattica. Quello che si sarebbe dovuto fare in estate. Le misure di sicurezza adottate nelle classi funzionavano. Il problema è nato dal sovraffollamento dei trasporti e da quello che accadeva fuori scuola».
Leone, iscritto al quinto anno del liceo Genovesi, è un altro dei ragazzi che ieri hanno preso parte all’iniziativa della didattica a distanza all’esterno del Vico. «Se mi si chiede — dice — quale sia il mio stato d’animo lo posso descrivere con una semplice frase. Mi sento preso in giro perché noi non andiamo a scuola sostanzialmente dal 23 o 24 febbraio. Dopo di allora c’è stata la sanificazione ordinata da de
Magistris, la chiusura decisa dal governo in primavera, la riapertura autunnale per 15 giorni ad orario molto ridotto e la nuova chiusura. Se a marzo c’era la giustificazione che non era prevedibile la pandemia, ora non regge. Non si è fatto nulla per migliorare i trasporti ed evitare sovraffollamenti lungo il tragitto da casa a scuola. Ora sento e leggo dibattiti sul ritorno a sciare e sulla riapertura a tempo pieno dei centri commerciali per favorire gli acquisti natalizi, ma si dà per scontato che la scuola resti chiusa. E’ assurdo». Incalza: «Mi manca la scuola come luogo di socialità e sono preoccupato perché la didattica a distanza non garantisce la medesima preparazione delle lezioni in presenza. Io a giugno ho l’esame di maturità e non mi sento per nulla pronto».
Non sono stati solo gli studenti, peraltro, che ieri hanno protestato contro la chiusura delle scuole. Alcuni genitori e docenti hanno sistemato in piazza Plebiscito un banchetto con la scritta: «Governo italiano assente ingiustificato». Vorrebbero che Conte intervenisse in merito alla nuova ordinanza di De Luca che in Campania ha prolungato il blocco delle lezioni in presenza almeno fino al 7 dicembre per le classi dalla seconda alla quinta elementare e per la prima media.