Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I due «maradoneti» dell’intestazione
ANapoli, da quando El D10s è definitivamente emigrato dai campi di calcio ai Campi Elisi, luogo dove notoriamente risiedono le anime di coloro che sono cari agli dei, esistono due categorie di seguaci di Maradona: la prima è formata da circa 900mila persone, cioè la quasi totalità dei cittadini di Partenope, quelli che alla notizia della morte di Dieguito hanno versato lacrime sincere di commozione e di gratitudine per lo scugnizzo cosmico che aveva risvegliato l’orgoglio della città.
Si chiamano Maradoniani. La seconda categoria è invece composta da due soli individui che chiameremo I Maradoneti: sono coloro che nel segno di Maradona hanno ingaggiato una forsennata corsa allo scopo di superarsi a vicenda per sovrapporre il proprio nome a quello del rivale in una gara toponomastico-politica a chi per primo riuscirà a intitolare uno stadio, una stazione, un monumento o almeno uno spiazzo all’Eroe dei Due Mondi (calcistici) scomparso una settimana fa.
Ai blocchi di partenza era scattato velocissimo, nella sua fiammante divisa giallorossa attraversata dalla fascia tricolore di sindaco, il maradoneta Luigi de Magistris che, ancor prima delle esequie del Pibe, aveva annunciato la tetragona volontà di ribattezzare con l’ancor più sacro nome di Maradona lo stadio già intestato a un santo, il San Paolo, tempio di Fuorigrotta dove l’asso argentino aveva mostrato i suoi miracoli alla cittadinanza. Ma ecco che alla prima curva, con la maglia ornata da scudo bianco attraversato dalla banda rossa di presidente della Regione Campania, il maradoneta De Luca lo ha superato in tromba: malgrado l’ok della Commissione toponomastica l’iter per la dedica dello stadio al Pibe è infatti ancora da completare, mentre già sabato prossimo De Luca vivrà il suo Mezzogiorno di fuoco (non per nulla lo chiamano Sceriffo) inaugurando alle 12 in punto e in pompa magna la stazione Mostra della Cumana (siamo sempre nei dintorni dello stadio) che da quel momento si chiamerà Mostra Stadio Maradona, e ospiterà le principali icone dell’Olimpo calcistico partenopeo: non solo Diego, dunque, ma anche Krol, Vinicio, Sivori, Savoldi e — visto che la benevolenza divina è infinita — anche Bagni.
Insomma: lo stadio (del Comune) non si chiama ancora Stadio Maradona ma la fermata (della Regione) tra poche ore sarà già Mostra Stadio Maradona; però de Magistris spera di tenere il passo del rivale stringendo i denti e resistendo almeno fino a maggio, quando cantieri permettendo potrà inaugurare anche lui qualcosa. E non una qualsiasi fermata di Cumana già esistente, bensì addirittura una stazione della metropolitana nuova di zecca: quella di Chiaia-Fuorigrotta, che infatti il sindaco si è appena recato, speranzoso, a visitare. Per non dire di monumenti (magari equestri), che il Comune pensa presto di erigere sempre nei dintorni dello stadio, a imperituro ricordo delle gesta del Pelusa.
Se così andranno le cose, tra un po’ usciremo dalla stazione Maradona (del metrò) e andremo a prendere gli amici appena sbucati dalla stazione Maradona (della Cumana) per poi, dopo aver sostato per un po’ all’ombra della statua (di Maradona), avviarci allo Stadio (Maradona) toponomasticamente rintronati e insultando garbatamente i due Maradoneti: che, invece di azzuffarsi nel nome di una targa con su scritto «Diego», molto meglio ne avrebbero onorato la memoria costruendo campetti di calcio e degni luoghi di aggregazione sportiva per i piccoli Diego di Napoli. Ma per fare certe cose ce vo’ ’a mano ’e Dios.