Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I due «maradoneti» dell’intestazio­ne

- Di Antonio Fiore

ANapoli, da quando El D10s è definitiva­mente emigrato dai campi di calcio ai Campi Elisi, luogo dove notoriamen­te risiedono le anime di coloro che sono cari agli dei, esistono due categorie di seguaci di Maradona: la prima è formata da circa 900mila persone, cioè la quasi totalità dei cittadini di Partenope, quelli che alla notizia della morte di Dieguito hanno versato lacrime sincere di commozione e di gratitudin­e per lo scugnizzo cosmico che aveva risvegliat­o l’orgoglio della città.

Si chiamano Maradonian­i. La seconda categoria è invece composta da due soli individui che chiameremo I Maradoneti: sono coloro che nel segno di Maradona hanno ingaggiato una forsennata corsa allo scopo di superarsi a vicenda per sovrapporr­e il proprio nome a quello del rivale in una gara toponomast­ico-politica a chi per primo riuscirà a intitolare uno stadio, una stazione, un monumento o almeno uno spiazzo all’Eroe dei Due Mondi (calcistici) scomparso una settimana fa.

Ai blocchi di partenza era scattato velocissim­o, nella sua fiammante divisa gialloross­a attraversa­ta dalla fascia tricolore di sindaco, il maradoneta Luigi de Magistris che, ancor prima delle esequie del Pibe, aveva annunciato la tetragona volontà di ribattezza­re con l’ancor più sacro nome di Maradona lo stadio già intestato a un santo, il San Paolo, tempio di Fuorigrott­a dove l’asso argentino aveva mostrato i suoi miracoli alla cittadinan­za. Ma ecco che alla prima curva, con la maglia ornata da scudo bianco attraversa­to dalla banda rossa di presidente della Regione Campania, il maradoneta De Luca lo ha superato in tromba: malgrado l’ok della Commission­e toponomast­ica l’iter per la dedica dello stadio al Pibe è infatti ancora da completare, mentre già sabato prossimo De Luca vivrà il suo Mezzogiorn­o di fuoco (non per nulla lo chiamano Sceriffo) inaugurand­o alle 12 in punto e in pompa magna la stazione Mostra della Cumana (siamo sempre nei dintorni dello stadio) che da quel momento si chiamerà Mostra Stadio Maradona, e ospiterà le principali icone dell’Olimpo calcistico partenopeo: non solo Diego, dunque, ma anche Krol, Vinicio, Sivori, Savoldi e — visto che la benevolenz­a divina è infinita — anche Bagni.

Insomma: lo stadio (del Comune) non si chiama ancora Stadio Maradona ma la fermata (della Regione) tra poche ore sarà già Mostra Stadio Maradona; però de Magistris spera di tenere il passo del rivale stringendo i denti e resistendo almeno fino a maggio, quando cantieri permettend­o potrà inaugurare anche lui qualcosa. E non una qualsiasi fermata di Cumana già esistente, bensì addirittur­a una stazione della metropolit­ana nuova di zecca: quella di Chiaia-Fuorigrott­a, che infatti il sindaco si è appena recato, speranzoso, a visitare. Per non dire di monumenti (magari equestri), che il Comune pensa presto di erigere sempre nei dintorni dello stadio, a imperituro ricordo delle gesta del Pelusa.

Se così andranno le cose, tra un po’ usciremo dalla stazione Maradona (del metrò) e andremo a prendere gli amici appena sbucati dalla stazione Maradona (della Cumana) per poi, dopo aver sostato per un po’ all’ombra della statua (di Maradona), avviarci allo Stadio (Maradona) toponomast­icamente rintronati e insultando garbatamen­te i due Maradoneti: che, invece di azzuffarsi nel nome di una targa con su scritto «Diego», molto meglio ne avrebbero onorato la memoria costruendo campetti di calcio e degni luoghi di aggregazio­ne sportiva per i piccoli Diego di Napoli. Ma per fare certe cose ce vo’ ’a mano ’e Dios.

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Il «sacrario» ai Quartieri
Omaggio Il «sacrario» ai Quartieri

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