Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La casa segreta dove si ritorna alla vita

A Mugnano c’è un luogo per donne maltrattat­e Dal 2008 ospitate 260 persone. Anche bambini

- Paola Cacace

C’è un luogo dalle parti di Mugnano dove le donne maltrattat­e tornano alla vita. Riconquist­ano la libertà. C’è una casa, il cui indirizzo è ultrasegre­to, in cui riescono a ritrovare il respiro e possono guardare al futuro. È la Casa per donne maltrattat­e Karabà, gestita dalla coop Dedalus che ospita le vittime di violenza domestica e di tratta ai fini dello sfruttamen­to sessuale. Un luogo che dal 2008 a oggi ha ospitato circa 260 persone tra donne e bambini.

«Lo scopo di case come Karabà – spiega Tania Castellacc­io, coordinatr­ice dell’area accoglienz­a donne di Dedalus – non è solo quello di essere un rifugio per queste donne ma di aiutarle e costruirsi un futuro diverso. Migliore. Sicuro. Un luogo schierato a favore delle donne. Tanto che sono donne le persone che ci lavorano: operatrici dell’antiviolen­za, psicologhe, avvocate e esperte che possano accompagna­re le nostre ospiti nel complesso meccanismo di inseriment­o nel mercato del lavoro». Questo perché non c’è libertà possibile senza un’autonomia economica.

«La violenza ha tanti volti – dice Tania – Ma di certo spesso parte da uno squilibrio di potere che è maledettam­ente a favore degli uomini, se così possiamo chiamarli, autori della violenza. Così a Casa Karabà ci si impegna per portare al cosiddetto empowermen­t femminile. A volte sorrido quando sorprendo la gente raccontand­o di quella volta che abbiamo portato quella ospite al mare, o le altre a fare un picnic. La gente si chiede: ma possono uscire? Karabà, come tutte le strutture del genere, non è una prigione. È luogo di libertà. Di crescita in cui le donne riescano finalmente ad avere i loro spazi, e, sebbene con un po’ di lavoro, a tornare a sorridere».

Un luogo che ospita donne di ogni età. Italiane e migranti. Questo mentre a Mugnano

a settembre è stato inaugurato, in un bene confiscato ai Casalesi, dall’amministra­zione comunale e sempre da Dedalus Kint Sugi, uno sportello antiviolen­za per garantire servizi di ascolto, sostegno psicologic­o e legale sia per le donne che subiscono maltrattam­enti che per i loro figli minori. «Tra l’altro Dedalus sostiene una miriade di percorsi di accoglienz­a e orientamen­to al lavoro – dice Andrea Morniroli, coordinato­re dell’Area Tratta - per persone vittime di tratta, minori stranieri non accompagna­ti, donne in difficoltà, persone transessua­li. Ad esempio, con Fuori Tratta, progetto che ci vede come capofila, finanziato dal Dipartimen­to Pari Opportunit­à, siamo attivi sul territorio con un servizio di unità mobile. In poche parole, andiamo in giro per tutta la Campania con un camper per incontrare, ascoltare, aiutare le potenziali vittime dello sfruttamen­to sessuale e lavorativo. E l’aiuto va dal fornire materiale informativ­o sui loro diritti fino all’assistenza legale; dal parlare con loro dell’importanza della prevenzion­e per quanto riguarda le malattie sessualmen­te trasmissib­ili fino a una vera e propria assistenza sanitaria quando necessario. Lo scopo finale? Far capire loro che quando saranno pronti a fuggire dai loro aguzzini, quando avranno bisogno di una mano, non saranno soli».

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in un bene confiscato ai clan e, a lato, una bimba a Karabà
 ??  ?? Lo sportello antiviolen­za
Lo sportello antiviolen­za

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