Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Adl: Manfredi ha 120 giorni di tempo per lo stadio Poi lo farò ad Afragola

Il presidente: realizzerò un centro sportivo di 30 ettari Ma c’è anche l’ipotesi Pozzuoli. L’obiettivo è il 2030

- Di Ciro Troise

far coesistere prima squadra e vivaio negli stessi luoghi, sull’esempio di ciò che ha osservato in giro per l’Europa. Dal Villarreal all’Ajax, dal Manchester City al Liverpool, dal Braga al Genk, dal Real Madrid al Benfica, il Napoli frequentan­do la Champions League ha potuto immergersi nelle abitudini dei club che riescono a rendere il vivaio una risorsa.

Stavolta lo scenario sembra concreto, c’è la missione di riuscirci, per De Laurentiis si tratta di una priorità e ha tracciato anche il percorso operativo: «Tra un anno e mezzo lasceremo Castel Volturno. Devo iniziare i lavori. Mi manca Los Angeles e mi sto inventando serie televisive italiane perché tra 3-4 mesi devo finire la progettazi­one del centro sportivo a cui seguirà la scelta delle ditte e l’acquisto dei 30 ettari. Sullo stadio l’ho detto al sindaco Manfredi: o ci mettiamo d’accordo nei prossimi 120 giorni o lo faccio altrove, proprio ad Afragola, non è la solita provocazio­ne. Sul centro sportivo Afragola ha l’implementa­zione della ferrovia e ci sarà la linea per Bari, poi la metropolit­ana che arriverà fin lì. È chiaro che ho due situazioni da valutare: Afragola o il litorale di Pozzuoli. Ci arriva la Circumfleg­rea a 3-4 chilometri, poi potremmo usare le navette per portare i ragazzini al centro sportivo. Sullo stadio senza novità lo costruirò ad Afragola, c’è poco da fare. Le leggi si applicano per i nemici e si interpreta­no per gli amici, ma il calcio non ha amici, non so perché».

Da Palazzo San Giacomo la risposta è sempre l’invito a svelare le carte, ad esporre progetti per lo stadio in una partita che è ancora lunga, con Euro 2032 sullo sfondo, uno scenario in cui Napoli vuole entrarci rinnovando il Maradona.

Una sfida verso il futuro che ha spezzato l’analisi del passato, degli errori commessi. De Laurentiis vede nella separazion­e con Spalletti l’origine di tutti i mali: «Accuso me stesso perché il mio errore era far valere l’opzione, Spalletti doveva restare, poi si andava allo scontro frontale, ci sarebbe stata una causa, ma intanto dovevo tenere il punto fermo. Diceva di amare così tanto il Napoli, non penso che non avrebbe allenato». C’è poi la tormentata avventura di Rudi Garcia: «Spesso ho pensato di doverlo mandare via prima ma esonerare è sempre doloroso. Ho sbagliato anche sul preparator­e, dovevo dire a Garcia fuori tu o Rongoni tenendo Sinatti».

Infine il Bari. «È la nostra seconda squadra - ha detto -. Ci hanno accusato di non aver investito sui giovani, di non aver fatto il vivaio. Ma avere una seconda squadra (il Bari, ndr) portarla dal fallimento alla soglia della serie A, e tirare fuori i vari Cheddira o Folorunsho, che ci ha fatto pure penare l’altro giorno, e che sono di proprietà del Napoli, mi pare che, insomma, come vivaio ci stiamo».

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