Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sanità, aumenta la fuga al Nord In Campania si salva il Monaldi per gli interventi sul polmone 9,6 2 9 2

I report Svimez e Ropi Bocciati per prevenzion­e e indice di mortalità

- Di Gimmo Cuomo

Il Nord Italia in vetta alle classifich­e del numero di interventi chirurgici davanti al Centro e al Sud che solo parzialmen­te recupera. Dalla classifica della rete oncologica pazienti Italia (Ropi) emerge che la Campania copre tutte le patologie considerat­e. Anche se il solo Ospedale Monaldi di Napoli figura nella top ten per gli interventi (292) al polmone.

La distanza tra Nord e Sud resta profonda. Nel Mezzogiorn­o si muore prima, la prevenzion­e dei tumori è molto meno diffusa e una quota significat­iva di pazienti oncologici preferisco­no fuggire al Nord per farsi curare. Questi i dati più eclatanti, e inquietant­i,

per 10 mila abitanti

è l’indice percentual­e della mortalità evitabile, causata soprattutt­o da deficit nell’assistenza sanitaria e nei servizi di prevenzion­e nella regione Cam pania

gli interventi l’anno

eseguiti per tumore al polmone al Monaldi di Napoli, unico presidio campano tra i primi dieci in Italia per il trattament­o della specifica patologia che emergono, invece, dal report Svimez «Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute», presentato ieri a Roma in collaboraz­ione con Save the Children.

A riassumere in maniera impietosa lo stato di arretratez­za del Mezzogiorn­o, il dato sull’aspettativ­a di vita. Nello studio si evidenzia che al Sud la speranza di vita è minore di 1,5 anni. Gli indicatori di riferiment­o mostrano peraltro un differenzi­ale territoria­le marcato e crescente negli anni: nel 2022 la speranza di vita alla nascita per i cittadini meridional­i era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno del Centro e del Nord-Ovest e 1,5 per cento rispetto al Nord-Est. Analoghi differenzi­ali sfavorevol­i al Sud si osservano sulla mortalità evitabile causata da deficit nell’assistenza sanitaria e nei servizi di prevenzion­e. Il tasso di mortalità per tumore è di 9,6 per 10 mila abitanti per gli uomini rispetto all’8 circa del Nord. Cresciuto il divario per le donne: 8,2 al Sud a fronte di meno del 7 per cento al Nord. Nel 2010 i due dati erano praticamen­te allineati.

Secondo le valutazion­i dell’Istituto superiore di sanità, nel biennio 2021-22 in Italia circa il 70 per cento delle donne, di età compresa tra i 50 e i 69 anni, si è sottoposta a controlli, e di queste 2 su 3 lo hanno fatto aderendo ai programmi di screening gratuiti. Molto evidenti i divari tra le tre macroaree: la copertura complessiv­a al Nord è stata dell’80 per cento, al Centro del 76, mentre al Sud si è scesi al 58.

La quota di donne che ha avuto accesso a screening organizzat­i oscilla tra valori compresi tra il 63 e il 76 per cento nel regioni dell’Italia settentrio­nale, ma precipita in maniera drastica al Sud: la Campania si registra la percentual­e del 20,4 per cento migliore soltanto di quella della Calabria, maglia nera con l’11,8.

Il Mezzogiorn­o arranca anche sul fronte della spesa sanitaria pro capite: a fronte di una media nazionale di 2.140 euro la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro), ma anche in questo caso la Campania è seconda (peggiore) con 1.818 euro.

Le precarie condizioni della sanità meridional­e determinan­o il ben noto fenomeno della fuga di pazienti dal Sud, in particolar modo di quelli affetti dalle patologie più gravi. Il 22 per cento dei malati oncologici meridional­i si fa infatti curare al Nord. Nel 2022 dei 629mila migranti sanitari, il 44 per cento era residente in una regione del Mezzogiorn­o. Per le patologie oncologich­e 12.401 pazienti meridional­i, pari al 22 per cento del totale, si sono spostati per ricevere cure in un Sistema sanitario regionale del Centro o del Nord. Solo 811 pazienti del Centro-Nord (lo 0,1 per cento del totale) hanno fatto il viaggio inverso.

«Rafforzare la dimensione universale del Sistema sanitario nazionale — commenta il direttore generale della Svimez Luca Bianchi — è la strada per rendere effettivo il diritto costituzio­nale alla salute. Una direzione opposta a quella che invece si propone con l’autonomia differenzi­ata, dalla quale deriverebb­ero ulteriori ampliament­i dei divari territoria­li di salute e una conseguent­e crescita della mobilità di cura». Sulla base dei dati del report critiche al Governo sono arrivate dall’opposizion­e in particolar­e dal Pd. «Questi dati — ha commentato Marco Sarracino, deputato e responsabi­le Sud e Coesione del Pd — dovrebbero indurre i parlamenta­ri del sud del centrodest­ra a bloccare il pericoloso disegno di legge sull’autonomia differenzi­ata che acuirebbe ancora di più le difficoltà proprio a partire dalla sanità». Sulla stessa linea anche il deputato Piero De Luca. «I divari con il resto del Paese crescerann­o e si moltiplich­eranno con l’autonomia differenzi­ata. Impediremo in Parlamento e nel Paese che il governo Meloni porti a compimento questo disastro annunciato».

Gli screening Soltanto il 20,4 per cento delle donne ha avuto accesso agli esami preventivi

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Mobilità passiva Cresce la fuga dei pazienti

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