Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quaderni Fotografia
L’ex vice sindaco sceglie immagini e riflessioni di scrittori. Si parte con la Lucania rurale e l’alluvione di Firenze
Un’Italia profonda è incisa nelle rughe di un’anziana donna che si stringe la testa tra le mani. Nei suoi occhi si legge la fatica atavica di chi nasce in una terra arida, ma anche la forza di non arrendersi alle avversità, lo stesso coraggio dimostrato dai volontari impegnati a spalare il fango che ha appena travolto case, istituzioni e luoghi sacri. È un paese che si racconta attraverso le sue antiche pietre e i suoi volti impressi per sempre negli scatti in bianco e nero raccolti nei primi quattro «Quaderni di Fotografia» editi da Nomos, pubblicazioni tematiche per le quali l’ex vice sindaco di Napoli, Riccardo Marone, ha selezionato immagini esclusive tratte dalla sua corposa collezione di fotografie, costantemente accresciuta grazie a una passione condivisa negli anni con la moglie Rita.
La Lucania rurale, esplorata negli anni Cinquanta come una dimensione fuori dal tempo, e la Firenze devastata dall’alluvione del 1966 inaugurano la collana che sarà presentata domani alle 17 presso l’Archivio di Stato con il responsabile del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico che dialogherà con Marone e la curatrice Angela Madesani.
«In passato avevo già pubblicato due libri corredati da oltre 200 immagini della mia collezione – spiega Marone –. Con questi Quaderni, arricchiti dalle riflessioni di noti scrittori ed esperti, facciamo però un ulteriore passo avanti nel recupero della memoria concentrandoci su singoli temi. Intanto quella Lucania che ancora custodiva miti e usanze arcaiche. Poi il lavoro fotografico molto interessante sull’esperienza di restauro che maturò con gli antichi libri messi in pericolo dall’alluvio
Uno scatto di Ando Gilardi sulla Lucania anni ‘50. In alto, libri stesi ad asciugare: è l’alluvione di Firenze del 1966 (agenzia Sorci) ne di Firenze degli anni Sessanta».
Nel Quaderno dedicato a «I Maciari», introdotto da uno scritto di Diego De Silva, viene esplorato il fenomeno primitivo della magia contadina. Il famoso antropologo napoletano Ernesto De Martino organizzò tra il 1952 e il 1956 una serie di spedizioni in Basilicata, nelle province di Potenza e Matera, per approfondire gli
Riccardo Marone lancia una collana di libri tematici mettendo a disposizione la sua collezione di scatti d’autore
usi e i costumi di popoli ancora strettamente legati al fantastico e al sovrannaturale, intrisi di credenze e superstizioni tramandati per generazioni. Alle avventurose missioni partecipò il fotografo Ando Gilardi che si adoperò per entrare in sintonia con le persone fotografate e conquistare la loro fiducia allo scopo di «inquadrare» al naturale quel pezzo d’Italia che già in quegli anni
che si sfiorano, ma anche di occhi che scrutano, orecchie che ascoltano, cuore che trema, al punto da contenere ogni possibile sfumatura sensoriale, come gli incontri durante le presentazioni dei suoi libri o il festival «La luna e i calanchi» (da lui ideato) ad Aliano: celebrazioni (sacre) dello stare insieme, l’uno in prossimità dell’altro.
A tratti il poeta appare un soldato arruolato, «un consolatore militante», un amministrativo negli uffici della vita, con il preciso compito di ricordare: «Dio non è morto./ Dio ci ha licenziato./ La poesia lavora/ per farci assumere/ la poesia/ è il nostro sindacato». Frenetico il suo guardare e vivere, come il suo versificare, Arminio mentre contempla la morte si riallaccia alla Storia, mentre china il capo sulla malattia alza gli occhi verso un’alba, mentre ripone parole con cura, tendeva a scomparire.
L’alluvione di Firenze è invece immortalata nelle immagini dell’agenzia di Elio Sorci. «C’erano macerie come dopo un bombardamento e fango da per tutto, e grandi libri dai fogli bagnati e macchiati di melma», ricorda Titti Marrone nell’introduzione. Le acque dell’Arno avevano invaso chiese, biblioteche e musei. Furono danneggiati oltre mille dipinti e cinquecento sculture. Ma soprattutto tantissimi antichi volumi che tanti giovani, «angeli del fango», tentarono di salvare formando catene di soccorso per tirarli fuori dagli archivi allagati. In quelle foto scattate nella concitazione del momento c’è tutta l’ansia di salvare quel patrimonio storico che era (e ancora è) parte della nostra vita.
«Molto originale il contenuto degli altri due volumi – sottolinea l’ex parlamentare e vice sindaco – dedicati a tutto ciò che si cela sul retro di queste antiche immagini, con i timbri delle agenzie e dei giornali più importanti, come il Mondo di Pannunzio, che allora ci tenevamo moltissimo alla qualità delle immagini pubblicate». Gli scrittori Maurizio de Giovanni e Lorenzo Marone hanno sbirciato e commentato per i Quaderni il «volto nascosto» di queste riproduzioni d’epoca. Numerose anche le note rivelatrici su retro delle immagini che partecipavano ai premi fotografici, fucina di grandi professionisti, ma anche di ottimi dilettanti che hanno lasciato testimonianza del loro lavoro sul campo condotto con dedizione. «Il percorso tematico è quello che meglio valorizza la mia collezione – conclude Marone – infatti già sono in preparazione altri due Quaderni. È un lavoro di riordino che consente di focalizzare alcuni momenti decisivi della nostra storia». ecco che accade che si innamora. D’altronde cosa facciamo tutti in ogni istante? Bene, raccontiamocelo, confessiamocelo, pare dirci il poeta, d’altronde «viaggiamo tutti nello stesso cielo».
E allora l’Arminio uomo poeta, paesologo, cantore, intriso di impegno civile e intimo, dal cantare la terra coi suoi contadini all’Italia «bellissima e sacra/ in mezzo al mare», fino alla necessità dei maestri come «stazioni di rifornimento», lascia più di un compito: ringraziare per il dono di ogni singolo giorno, fare buon uso delle parole («la parola è sacra, è un pugno o una stella») e, non ultimo, di non essere mai prudenti, attenti, contenuti, piuttosto, «ai giovani poeti» come a ciascuno, dà «piccoli consigli»: «Dovete essere veri, trasparenti. Le poesie le scrivono gli incantati, gli inermi, i grandi illusi».