Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«’A muzzarell», viaggio identitario per adolescenti
grande. Al servizio della camorra, ha come compito quello di rifornire di crack un’area di Castel Volturno. Il papà, allevatore di bufale, gli chiede di portare delle mozzarelle alla nonna morente che vive a Nisida. È l’inizio di un viaggio che Daniele compirà in compagnia di Martina (Martina Varriale), la sua ragazza, prima in motorino e poi a piedi. Mentre attraversano i luoghi più suggestivi dei Campi Flegrei e il borgo fantasma del Rione Terra di Pozzuoli, i due giovani protagonisti s’imbattono in personaggi pittoreschi e bizzarri.
In questa opera prima Santangelo punta sul contrasto tra la bellezza dei luoghi e la solitudine e lo spaesamento di Daniele e Martina. I due, infatti, senza perdersi d’animo, affrontano i rischi e gli ostacoli di un viaggio ricco di imprevisti. Il loro sguardo disincantato e disilluso nei confronti della realtà che li circonda, diventa la cifra dell’intero film. Il regista compone il classico racconto di formazione e mescola la narrazione con dei frammenti dal sapore fantasy nei quali una donna appare in diverse vesti ed età. Un film che ripropone ancora una volta come la malavita ingaggi per i suoi loschi traffici, giovani adolescenti. Non siamo però né dalla parte di «Vito e gli altri» di Antonio Capuano, né de «La paranza dei bambini» di Claudio Giovannesi. Daniele, il giovane protagonista, infatti, anche se tenace, coraggioso e intraprendete, non imita i grandi, non spadroneggia tra i coetanei, nè aspira a diventare da grande un boss. Il richiamo alla mozzarella, e quindi, al latte materno, e soprattutto alla nonna anziana e in fin di vita, rimanda, invece, all’opposto, a un suo bisogno di regressione infantile che lo riconduca a una sorta di innocenza e candore.