Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Aveva la pistola Strano, voleva anche un cornetto»

- G. S.

«Si è affacciato e ha detto: l’ho uccisa». È un racconto che fa rabbrividi­re quello delle persone presenti sotto l’abitazione di Pasquale Pinto, il 54enne che si è tolto la vita dopo aver ucciso la moglie Ewa a coltellate nella loro abitazione a Barra. «È iniziato tutto verso le otto, quando abbiamo prima sentito urlare la moglie che gridava aiuto, poi abbiamo sentito gli spari». È Antonio, un vicino di casa di Lino, a spiegare la vicenda. È scosso, attonito, come quasi tutte le persone che, per ore, hanno seguito il dramma, sperando non finisse in tragedia. «Ho sentito le urla e gli spari — ha continuato Antonio —. Poi mi sono affacciato. In quel momento ho visto che lui era a cavalcioni su una finestra con la pistola in mano. Gli ho detto di smetterla, di mettere giù la pistola. Lui mi ha risposto: entra dentro o sparo pure a te». Eppure, descrive il 54enne come una persona tranquilla, che mai aveva dato alcun segno di instabilit­à. «Lino lo conosco da sempre — racconta Massimo Vela, il titolare dell’omonimo bar pasticceri­a, che ha l’ingresso proprio di fronte alla finestra da cui il 54enne ha sparato — era un ex metronotte». «Dopo aver aperto il bar ho sentito gli spari e mi sono affacciato. A quel punto ho visto Lino a cavalcioni della finestra con la pistola in mano» spiega. Con Lino, Massimo ha interagito, provando a farlo ragionare. «Ho cercato di parlargli dalla strada. Gli ho detto di lanciare giù la pistola dopo che aveva sparato in aria, non sui passanti come qualcuno ha detto. Ho provato a contattarl­o al telefono, ma non ha risposto. Mi ha persino chiesto un cornetto… questa richiesta mi ha sorpreso». «Era rimasto ferito alla gamba nel corso di una rapina. Da quel momento è rimasto claudicant­e, poi ha perso il lavoro». Il movente, tuttavia, per il negoziante non sembrerebb­e dettato da questioni economiche. Una tragedia che il rione ha vissuto con compassion­e. Per la donna, Eva, uccisa dal compagno di una vita; per i tre figli, che da ieri sono rimasti senza i genitori e che dovranno affrontare una vita completame­nte diversa, con davanti agli occhi una tragedia difficile persino da immaginare. Ma nei commenti dei figli del rione Baronessa c’era compassion­e anche per Pasquale, l’uomo che in tanti conoscono con il nomignolo di Papele, un uomo buono, vittima a sua volta di un raptus che «potrebbe capitare a chiunque».

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