Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dopo 23 anni primo step per rimuovere le ecoballe E cancellare la multa Ue
L’ultima spinta per il definitivo superamento della stagione della vergogna potrebbe finalmente arrivare con il bando di gara appena varato per rimuovere un milione e 200 mila tonnellate di Rsb, rifiuti stoccati in balle, ancora accumulati nel grande sito di Taverna del Re, a cavallo fra Giugliano e Villa Literno.
Bando regionale che prevede «rimozione, trasporto e conferimento a impianti di recupero energetico e/o di materia in ambito nazionale e/o comunitario, nonché in via residuale allo smaltimento in impianti esteri». Dovunque ma non nel termovalorizzatore di Acerra, che del resto non avrebbe la capacità per accoglierle. Importo previsto, poco più di 289 milioni (Iva esclusa): 240 euro a tonnellata. La scadenza per la presentazione era stata per oltre un decennio — le colline di immondizia confezionata. Non segnerebbe neppure l’inizio di vera «normale amministrazione».
Resta infatti il grande problema dei ritardi nella raccolta differenziata. Il Report 2023 sull’attuazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani della Campania, a proposito dei ritardi più significativi, sottolinea che è possibile individuare una cerchia ristretta di 13 Comuni, in cui risiede una popolazione di un milione e 400 mila abitanti, il 25% del totale regionale, che sono situati in un’area in gran parte coincidente con la Terra dei Fuochi. I Comuni sono Melito di Napoli, Afragola, Maddaloni, Castel Volturno, Caivano, Orta di Atella, Arzano, Marano di Napoli, Cardito, Mondragone, Torre del Greco, Pagani. E Napoli. Il dato del capoluogo, che nel 2023 ha raggiunto appena il 40 per cento di differenziata, è molto preoccupante. E non rassicura che Domenico Ruggiero, amministratore unico di Asìa, abbia annunciato una «campagna di sensibilizzazione per la cittadinanza» per puntare «ad aumentare il servizio di 5 punti percentuali nel 2024». Se Napoli raggiungesse il 45 per cento sarebbe 10 punti al di sotto della media regionale e 20 al di sotto della soglia richiesta. Il risultato è che, spiega il Report, «il ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata fa sì che su 475 kg di rifiuti urbani pro-capite prodotti la principale frazione raccolta sia ancora costituita dai rifiuti indifferenziati con una produzione media di 207 kg anno per abitante».
Di questi, 131 chili passano negli Stir e finiscono ad Acerra, ma 45 chili sono inviati in impianti esteri in Austria, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo, Germania, Svezia, Danimarca e Grecia, e 29 in impianti extraregionali un po’ in tutta Italia. Con un ingente costo ambientale ed economico. In modo analogo, buona parte dell’umido prodotto in Campania oggi deve ancora essere trasportato fuori regione. Sono attivi gli impianti di Salerno, Eboli e Teora e undici altre strutture finanziate dalla Regione sono in via di realizzazione, ma anche in questo caso il grande problema è Napoli. Tutto questo non consente il superamento delle condizioni che ci hanno portato all’emergenza. E costituisce motivo di costante preoccupazione.
La quarta linea
Di recente, a causa di pochi giorni di sciopero nello Stir di Tufino nelle strade di alcuni Comuni della provincia di Napoli sono spuntati cumuli di immondizia. La sola ipotesi di dotare il termovalorizzatore di una quarta linea ha immediatamente causato una sollevazione guidata dal vescovo Antonio Di Donna. Perfino Legambiente, nel suo annuale rapporto sui Comuni ricicloni, ha accolto «con favore la scelta della Regione Campania di rivedere la decisione di realizzare la quarta linea di Acerra». Eppure la capacità dell’impianto non è determinata dal numero di forni, ma dalle autorizzazioni concesse: la quarta linea non aumenterebbe la quantità massima di rifiuti che può trattare, però potrebbe mantenere ai livelli ottimali le capacità dell’impianto anche durante gli stop parziali per manutenzione e costituire una ruota di scorta in caso di imprevisti.
Sembra che in Campania non si possa dire senza essere considerati nemici dell’ambiente, ma è proprio l’impianto di Acerra che «assorbendo» 720.000 tonnellate di rifiuti l’anno ci ha salvati da una catastrofe ancora peggiore nel decennio scorso. A Palazzo Santa Lucia lo sanno, infatti si stanno preparando per il 2025, quando scadrà il contratto con la A2A, società che gestisce il termovalorizzatore. Già il 10 luglio 2023 è stato pubblicato il bando per la selezione di due consulenti specialisti che dovranno predisporre gli atti di gara, il capitolato tecnico e il contratto di affidamento del servizio. Meglio muoversi per tempo, considerato anche che pochi mesi dopo si voterà per la Regione e per il Comune di Napoli.