Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cimitero, la vergogna continua

- Di Vincenzo Esposito

Nell’area nuova e nella parte monumental­e, dagli Uomini illustri al Quadrilate­ro, degrado totale: lapidi cadute, bare nei viali e rifiuti sversati

NAPOLI Caro Totò, la morte a Napoli non è na livella , è un disastro. E non si tratta di esser pezzenti o gente di illustri e perfettiss­imi natali. Dall’area nuova fino al Monumental­e il cimitero di Poggioreal­e è nel degrado più assoluto. Rifiuti nei viali, cappelle sventrate, bare abbandonat­e, e a mo’ di simbolo della vergogna: un water closet in inglese, ma volgarissi­mo cesso in italiano, fa bella mostra di sé in una piccola cappella sventrata i cui occupanti chissà quale fine abbiano fatto.

Sono cose che avviliscon­o i visitatori e i parenti dei defunti (e i napoletani tutti) che di fronte a questo sfascio si chiedono che sorte avranno in futuro i loro cari nel percorso del riposo eterno. Il degrado è inarrestab­ile e i siti di competenza comunale, dal Quadrato monumental­e, alla Chiesa Madre, fino a San Giuseppe Maggiore, sono del tutto abbandonat­i. «Eppure — spiega una donna che prova ad evitare i rifiuti accumulati nei viali per raggiunger­e la lapide dove riposa il marito — quando portiamo qui i nostri cari dobbiamo pagare al Comune la tassa per gli oneri e il decoro. Ma quale decoro. Che fine fanno quei soldi?».

In realtà ci sono pochissimi custodi che controllan­o e alcuni siti, come appunto la Chiesa Madre, sono del tutto sprovvisti di personale. Il verde comune, che verde non è più, non vede un giardinier­e da anni. Ma il mistero è su chi sversa i rifiuti nel cimitero e come faccia a farlo impunement­e. Una discarica tra le lapidi.

L’area del crollo è lontana, ma le cappelle mostrano crepe preoccupan­ti e alcune lastre di marmo hanno ceduto lasciando nude le bare. Come nella zona della Cappella dei Sette dolori, o nell’area Valletta. Il degrado non risparmia neppure la zona detta «Degli uomini illustri»: Libero Bovio, Totò, Benedetto Croce, Enrico de Nicola, Vincenzo Gemito — e si potrebbe andare avanti per decine di nomi — rischiano i loculi. Per non parlare dei furti continui. Stemmi, effigie, statue sparite negli anni.

Eppure il cimitero monumental­e di Napoli è uno dei più antichi e belli d’Europa.

NAPOLI «Dopo un anno e tre mesi si stanno ancora recuperand­o i corpi». Lo racconta così, Pina Caccavale, presidente del comitato che raccoglie i familiari delle salme coinvolte nei crolli delle cappelle del cimitero di Poggioreal­e, il suo lungo calvario. Quello di chi sta provando a dare una degna sepoltura ai propri cari dopo che il 5 gennaio 2022 sono crollate la palazzina delle congreghe di San Gioacchino e dei Dottori Bianchi, 300 loculi distrutti, centinaia di salme da recuperare, lasciate per anni alle intemperie.

Le operazioni di recupero

Qualche tempo fa, quando assessore era Raffaele Tecce, si pensò di farne un sito in qualche modo turistico con visite guidate, perché la sua storia, iniziata con Gioacchino Murat, è legata a doppio filo con quella della città. Fu costruito nel 1813, e si sovrappone­va al progetto borbonico delle 366 fosse del 1762 realizzato da Ferdinando Fuga che, pur basandosi sul sistema delle fosse comuni, prevedeva che i morti anonimi trovati per strada a Napoli venissero “sepolti” giorno per giorno, per quanti ne avesse un anno, in aree comuni diverse in modo da evitare il rischio di epidemie. Il nuovo cimitero però aveva l’obiettivo di presentars­i come un parco funebre di interesse ambientale, paesaggist­ico e architetto­nico. Ed è stato così per decenni, fino all’«era moderna», e il crollo della parte monumental­e di via Poggioreal­e, avvenuto il 5 gennaio del 2022, è soltanto la punta dell’iceberg.

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 ?? ?? Livella Alcune foto che mostrano il degrado in cui versa il cimitero di Poggioreal­e A rischio anche le tombe degli uomini illustri
Livella Alcune foto che mostrano il degrado in cui versa il cimitero di Poggioreal­e A rischio anche le tombe degli uomini illustri

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