Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Drama», le luci e le ombre di Cesare Accetta Al Blu di Prussia il nuovo progetto del celebre direttore della fotografia di scena
Buio e luce, bianco e nero. Fasci luminosi che illuminano volti dove la luce emerge e si ferma negli occhi, nelle pupille. Il nero come campo di ricerca privilegiato che rimanda al teatro che a sua volta è una scatola nera, quasi una camera oscura.
«Tutto con la luce deve e può succedere», annota Cesare Accetta. Quello che si vede e quello che si intravede, ma anche quello che non si vede come diceva Antonio Neiwiller». È l’introduzione a «Drama», progetto fotografico inedito e site specific che il fotografo, uno dei più apprezzati direttori della fotografia che da oltre trent’anni lavora e scrive con la luce, ha allestito per il Blu di Prussia, lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannnajuolo e Mario Pellegrino.
Da stasera in mostra (vernissage alle 17.30), ideato e realizzato in collaborazione con Alessandra D’Elia e con la curatela di
Maria Savarese. Un altro interessante capitolo di un catalogo cominciato con «In luce», otto anni fa, dedicato all’umano nell’infinita varietà dei tratti e degli atteggiamenti, dove una volta di più è la relazione dell’artista con la luce, ovvero con la visione, l’unica direttrice dell’applicazione dedicata all’oggetto, ovvero il corpo, esposto o meno ad essa. Quattro grandi fotografie a colori, nello spazio di accesso della galleria di via Filangieri, introducono a quello successivo dove si stagliano quindici ritratti in bianco nero, realizzati in studio, insieme ad un video proiettato nella parete di fondo che fa da contraltare a un altro in sala cinema.
«Drama» ripropone tutte le costanti del lavoro di Accetta: il nero e la luce, ma anche il corpi, il colore, il tempo e la figura femminile che esprime al meglio quella componente emozionale fondamentale e tipica del teatro e del cinema che l’artista, intrecciando fin dagli anni Settanta sperimentazione personale con il teatro di ricerca (è stato fotografo di scena dei principali gruppi e teatri d’avanguardia napoletani e italiani), applica alla fotografia. Il risultato è un lavoro di grande impatto emotivo amplificato dall’alternanza tra immagine fissa e quella quasi impercettibile del movimento nel video che segue lo spartito di un metodo di costruzione spaziotemporale tipico del cinema e del teatro che sapientemente filtra dall’obiettivo.