Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Da imparare
Le piattaforme, i social media, gli acquisti di prodotti on-line fanno diventare la rete un vero supermercato, un gran pozzo dei desideri
che pure sarebbero possibili.
Le file interminabili per l’acquisto dell’ultimo modello di telefonino, delle scarpe griffate e la ricerca della borsa ridisegnata da Gucci per Sinner, esplosa anche in chi non ha mai calcato la terra rossa, siglano il valore materiale del «possesso» come simbolo della propria vita. Oggi le «cose» sono immesse in un cortocircuito nel quale si incontrano il core business degli affari e la costruzione della propria identità. Una identità dell’apparire che ipnotizza non solo i giovani, ma anche noi adulti. Stretti in questa sorta di condizionamento prodotto dal flusso di informazioni, di immagini enfatizzate da influencer, la nostra identità reale trova le sue espressioni in uno spettro molto più ampio delle «cose» desiderabili in concreto. «L’educazione data un ragazzo dagli oggetti, dalle cose, dalla realtà fisica - in altre parole dai fenomeni materiali della sua condizione sociale rende quel ragazzo corporeamente quello che è e quello che sarà per tutta la vita», continua Pasolini. Profetico, prima ancora che internet invadesse la nostra esistenza.
La ricerca della perfezione estetica, raggiunta attraverso trucchi fotografici, patinature e app specialistiche, rendono molte immagini dei «falsi», anche se pervicacemente desiderate; le diffusissime «nail and body art», sono un must ai quali pochi sanno resistere e che spere», consumare e sentirsi rassicurato dal trovarsi «iscritto al club della maggioranza».
Ma l’Essere non può negare radicalmente l’Avere; è il suo uso protervo che viene messo sotto accusa. Ci riferiamo non tanto all’accesso alle «cose», quanto al significato che esse hanno, alle loro attribuzioni, alle emozioni che ne derivano, alla loro poesia. È così difficile oggi fare un regalo che abbia un valore simbolico. Siamo molto più assuefatti a dare valore agli oggetti che costano che non a regali che parlano, che raccontano una storia.
La nostra vita è sempre più in balìa dei social. E non solo la nostra vita, ma anche quella degli altri, come nella drammatica conseguenza del gioco dissennato di uno youtuber che ha ucciso un bambino con un suv lanciato a tutta velocità. Tutto questo per sfidare se stesso guidando, senza interruzione, per 3 giorni consecutivi. A favore di webcam, ovviamente! Esistiamo solo se appariamo, è ovvio! Ed i social disegnano sempre di più
Il bisogno di una pedagogia degli oggetti ora che il web ha stravolto la nostra vita generando una trasformazione-rivoluzione "