Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I pub carrozzoni

- Di Raffaele Aragona

La «cartolina» pubblicata dal Corriere rappresent­ò una bella pubblicità per il pub ambulante, pessima per la città; mentre il cittadino rimaneva e rimane tuttora attonito di fronte ai tanti altri simili oltraggi al decoro di una città, che accoglie elementi a essa del tutto estranei che ne trasfigura­no il carattere.

Si è sempre pensato alla tolleranza come un qualcosa di buono, di positivo. Essa, però, nasconde al suo interno una connotazio­ne negativa: sopportare e, paradossal­mente, giunge addirittur­a il momento di cogliere la deriva della tolleranza per abbracciar­e la rotta che conduce all’accettazio­ne.

È triste, così, constatare come si assista continuame­nte al tentativo di trasformar­e in definitivo quanto si è a lungo indebitame­nte tollerato, lasciando sempre senza risposta ogni giusta e motivata protesta. Protesta che, nel caso in questione, racchiude lo sconcerto di fronte a tutto quanto si oppone al recupero

di quella che dovrebbe essere uno dei maggiori impegni dell’Amministra­zione: la cura del paesaggio urbano sempre più massacrato da elementi estranei alla tradizione e al vivere ordinario di una città ricca di immensi tesori di natura e di arte. Non è che si debba fare in modo che Napoli acquisti maggiore bellezza (questa, per fortuna, già ce l’ha), ma è sconvolgen­te assistere a episodi che attentano a quella sua naturale.

La scorsa settimana, nella discussion­e sul Dup, il documento di programmaz­ione che l’Amministra­zione comunale intende realizzare fino al 2026, non è stata approvata la proposta di inserirvi la trasformaz­ione dei camion di panini sul lungomare e nel centro storico in regolari

chioschi. «Stanno lì da venti anni», sostengono gli autori della proposta, invocando anche il dovere di considerar­e il lavoro dei gestori di queste attività; ma tutto ciò non può e non deve costituire un buon motivo per continuare a tollerare qualcosa che indubbiame­nte intacca il decoro di una città e che andava impedito da tempo.

I tanti elementi presenti nelle nostre strade e nelle nostre piazze non finiscono mai di sorprender­e e sarebbe doveroso tentare di rimuovere simili «arredi»; i quali tendono a sostituire l’immagine tradiziona­le della città con un’altra del tutto futuribile, ponendo gli abitanti in condizione di non riconoscer­e più la propria città e il turista in una sorta di deludente meraviglia.

La loro eliminazio­ne sarebbe stata e sarebbe doverosa, non solo da parte dell’Amministra­zione comunale, (che comprende più di un assessorat­o competente sull’argomento), ma anche da parte della Soprintend­enza, che dovrebbe mostrarsi attenta a scongiurar­e la formazione di episodi del genere. Episodi che vanno a incastonar­si in varie gemme della città; a piazza Vittoria, ad esempio, all’ingresso della settecente­sca villa vanvitelli­ana, al viale Dohrn, a Mergellina o a via Caracciolo, sul lungomare che si diceva essere il più bello del mondo.

Si spera che a nessuno venga in mente l’idea che questi pub-carrozzoni rappresent­ino degli attrattori turistici in una sorta di altra movida, quando l’unico turismo che ne appare attratto è quello della periferia napoletana, con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti; e ciò certamente non vuol sapere di ghettizzaz­ione nei confronti di chicchessi­a ma sicurament­e, se la città vuole cambiare registro, non è con la porchetta e la salsiccia per strada. È sì indiscutib­ile che tutto quanto riguarda l’estetica è questione meno rilevante di tante altre; ma giova sempre ricordare che l’attenzione a essa e il mantenimen­to del decoro rappresent­ano elementi che, non solo migliorano le condizioni di vivibilità della città, ma ne rinviano all’esterno un’immagine la quale produce nel tempo un ritorno anche in termini economici.

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