Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I pub carrozzoni
La «cartolina» pubblicata dal Corriere rappresentò una bella pubblicità per il pub ambulante, pessima per la città; mentre il cittadino rimaneva e rimane tuttora attonito di fronte ai tanti altri simili oltraggi al decoro di una città, che accoglie elementi a essa del tutto estranei che ne trasfigurano il carattere.
Si è sempre pensato alla tolleranza come un qualcosa di buono, di positivo. Essa, però, nasconde al suo interno una connotazione negativa: sopportare e, paradossalmente, giunge addirittura il momento di cogliere la deriva della tolleranza per abbracciare la rotta che conduce all’accettazione.
È triste, così, constatare come si assista continuamente al tentativo di trasformare in definitivo quanto si è a lungo indebitamente tollerato, lasciando sempre senza risposta ogni giusta e motivata protesta. Protesta che, nel caso in questione, racchiude lo sconcerto di fronte a tutto quanto si oppone al recupero
di quella che dovrebbe essere uno dei maggiori impegni dell’Amministrazione: la cura del paesaggio urbano sempre più massacrato da elementi estranei alla tradizione e al vivere ordinario di una città ricca di immensi tesori di natura e di arte. Non è che si debba fare in modo che Napoli acquisti maggiore bellezza (questa, per fortuna, già ce l’ha), ma è sconvolgente assistere a episodi che attentano a quella sua naturale.
La scorsa settimana, nella discussione sul Dup, il documento di programmazione che l’Amministrazione comunale intende realizzare fino al 2026, non è stata approvata la proposta di inserirvi la trasformazione dei camion di panini sul lungomare e nel centro storico in regolari
chioschi. «Stanno lì da venti anni», sostengono gli autori della proposta, invocando anche il dovere di considerare il lavoro dei gestori di queste attività; ma tutto ciò non può e non deve costituire un buon motivo per continuare a tollerare qualcosa che indubbiamente intacca il decoro di una città e che andava impedito da tempo.
I tanti elementi presenti nelle nostre strade e nelle nostre piazze non finiscono mai di sorprendere e sarebbe doveroso tentare di rimuovere simili «arredi»; i quali tendono a sostituire l’immagine tradizionale della città con un’altra del tutto futuribile, ponendo gli abitanti in condizione di non riconoscere più la propria città e il turista in una sorta di deludente meraviglia.
La loro eliminazione sarebbe stata e sarebbe doverosa, non solo da parte dell’Amministrazione comunale, (che comprende più di un assessorato competente sull’argomento), ma anche da parte della Soprintendenza, che dovrebbe mostrarsi attenta a scongiurare la formazione di episodi del genere. Episodi che vanno a incastonarsi in varie gemme della città; a piazza Vittoria, ad esempio, all’ingresso della settecentesca villa vanvitelliana, al viale Dohrn, a Mergellina o a via Caracciolo, sul lungomare che si diceva essere il più bello del mondo.
Si spera che a nessuno venga in mente l’idea che questi pub-carrozzoni rappresentino degli attrattori turistici in una sorta di altra movida, quando l’unico turismo che ne appare attratto è quello della periferia napoletana, con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti; e ciò certamente non vuol sapere di ghettizzazione nei confronti di chicchessia ma sicuramente, se la città vuole cambiare registro, non è con la porchetta e la salsiccia per strada. È sì indiscutibile che tutto quanto riguarda l’estetica è questione meno rilevante di tante altre; ma giova sempre ricordare che l’attenzione a essa e il mantenimento del decoro rappresentano elementi che, non solo migliorano le condizioni di vivibilità della città, ma ne rinviano all’esterno un’immagine la quale produce nel tempo un ritorno anche in termini economici.