Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Geolier, Secondigliano incorona il suo eroe: «Per noi hai già vinto» Un giro nel quartiere in attesa della finale del Festival
«La nostra gloria del quartiere». È una delle tante frasi che campeggiano sugli striscioni appesi nel rione Gescal in omaggio a Geolier, in gara al Festival con il brano «I p’ me, tu p’ te». Lungo le strade che collegano Miano e Secondigliano di scritte sui festoni ne spuntano a frotte: si va da «per noi hai già vinto» alla più iconica «dal rione al tetto del mondo».
Un tripudio di parole che unisce i palazzi della periferia nord della città e i grattacieli di Manhattan. Poche ore prima dell’inizio della settantaquattresima edizione del Festival, sono infatti apparse sul megaschermo di uno dei palazzoni di Times Square, all’incrocio tra Broadway e la settima strada, sia la scritta in azzurro «Napule p’ te, tu p’ Napule», sia una foto di Geolier mentre esibisce la maglia del primo scudetto vinto dal Napoli. Uno scatto che strizza l’occhio alla scelta di Emanuele Palumbo - così l’artista all’anagrafe - di indossare la tuta della sua squadra del cuore come outfit per sfilare sul red carpet sanremese. E che ha anticipato la vendita di due t-shirt ufficiali della società partenopea, entrambe disegnate dal rapper, recanti la scritta «real p’ semp» dedicata al Pibe de Oro.
«Se dovessi vincere Sanremo, non oso immaginare cosa potrebbe accadere nel mio rione», afferma il musicista ventitreenne da oltre un miliardo di streaming tra contenuti audio e video. E prosegue: «Sto ancora pensando a come organizzarmi. Ma comunque andrà a finire stasera, al ritorno a casa voglio restituire tutto il calore che ho ricevuto dai napoletani e dalla gente del mio quartiere».
L’aria che si respira nel rione
Gescal è, del resto, inedita. Basti pensare che durante le prime due esibizioni all’Ariston di Geolier, sono stati posizionati in strada televisori da oltre settanta pollici, adibiti a maxischermi per consentire alle persone di radunarsi e assistere alle performance dell’idolo di casa.
«Era sempre in giro a fare freestyle, non smetteva mai di cantare», racconta Antonio, un amico di Geolier. Mentre per Salvatore, appena diciottenne, Emanuele è il mito a cui tendere: «È un esempio per tutti i miei coetanei, un modello di vita. Siamo cresciuti ascoltando le sue canzoni. Se lui vince il Festival, trionfiamo anche noi. La sua vittoria sarebbe un riscatto per tutti».
Una vigilia dunque da finale calcistica, carica di significati speciali. Perché Emanuele, ultimo di cinque figli, vive ancora con la sua famiglia nel rione che ha cullato il suo talento fin dai primi freestyle. Nei prossimi giorni Geolier potrebbe tornare così nel suo quartiere da conquistatore romano. Lo suggeriscono i numeri, per ora tutti dalla sua parte. «I p’ me tu p’ te» primeggia nelle classifiche. COme quella dei singoli italiani più ascoltati su Spotify, la piattaforma streaming che funge da termometro per capire chi tra gli artisti potrebbe essere in vantaggio stasera al televoto. Risultati da record che si aggiungono alle tre date al Maradona i prossimi 21, 22 e 23 giugno, di cui le ultime due già sold out. «Oggi lui è la cosa migliore che ci potesse capitare per portare in alto la periferia di Napoli», racconta ancora Antonio mentre sventola tra le mani una maglietta di Geolier. Ci sono poi i colleghi del giovane rapper, che hanno contribuito al successo della nuova scena hip hop partenopea, come il trentatreenne Valerio Apice, in arte Vale Lambo: «Quelli della mia età racconta - hanno inaugurato il nuovo filone rap partenopeo, ma la parte finale l’ha fatta Emanuele». O come il salernitano Rocco Hunt, che all’Ariston trionfò nel 2014 tra le Nuove Proposte. «Spero che quel palco ti dia le stesse emozioni che ha dato a me», le parole contenute nella lettera inviata da Hunt a Geolier.
"Vale Lambo Abbiamo inaugurato il nuovo filone, ma la parte finale l’hai fatta tu
Rocco Hunt Spero che quel palco ti dia le stesse emozioni che ha dato ame