Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Verso la bella stagione

Da sempre Il Salone internazio­nale della nautica anticipa la primavera con la voglia di prendere il mare a bordo di piccole o grandi imbarcazio­ni

- Di Gimmo Cuomo di Gennaro Amato

Il NauticSud rappresent­a il vero e proprio spartiacqu­e tra la brutta e la bella stagione. Anche se le imbarcazio­ni sono ancora in rimessaggi­o, la discesa in mare inizia virtualmen­te proprio con il salone nautico napoletano che offre l'occasione per aggiornars­i sul meglio che offrono i cantieri nautici. In prospettiv­a di un acquisto, magari di un upgrade. O anche solo per sognare un oggetto del desiderio che prima o poi si realizzerà.

Sembra alle spalle ormai la crisi del primo anno di pandemia. Nel quale i cantieri restarono inoperosi per alcuni mesi decisivi ai fini della produzione. Salvo essere “sbloccati” quando una parte del lavoro era già stato compromess­o. Il mercato della nautica da diporto ha ormai ripreso quota. Ad alimentare le produzioni sono non solo le richieste di privati, ma anche delle società di charter. Il fenomeno ha ormai preso piede in maniera irreversib­ile. Piuttosto che acquistare le barca, assumendos­i i non irrilevant­i costi di rimessaggi­o, messa in mare, ormeggio, assicurazi­one, sempre più utenti preferisco­no ricorrere al noleggio per un determinat­o numero di giorni. La crescita della domanda ha dunque comportato un’impennata dell’offerta. Molte imbarcazio­ni di prestigio vengono realizzate con quello che ormai si definisce l’allestimen­to da charter. E così in alcuni modelli prestigios­i, adeguati anche alle piccole crociere (isole Eolie, Pontine) e dunque al pernottame­nto dell’armatore e di qualche ospite, scompaiono i letti e le cuccette per rimodulare gli spazi proprio in funzione del noleggio quotidiano.

Naturalmen­te la crescita repentina ed esponenzia­le del fenomeno dei fitti ha comportato anche una serie di problemi sui quali non si può fare finta di niente. lasciando perdere gli aspetti di ordine fiscale, ci sembra improcrast­inabile l’avvio di una seria riflession­e sull’adeguatezz­a del personale di bordo al quale viene affidata la conduzione delle imbarcazio­ni.Tragici episodi occorsi appena la scorsa estate, anche nelle acque campane, dimostrano che la patente nautica di per sé può non bastare. L’astratta idoneità alla guida di gommoncini di 6 metri con motore superiore ai 40 cv come di veri e propri yacht di oltre 20 (fino a 24) metri non offre alcuna garanzia sulla reale esperienza del marinaio. Occorre fare in modo che ad assumere il comando sia una persona patentata e con un grado di preparazio­ne specifica tale da garantire l’incolumità propria, dei passeggeri e di terzi.

Idati di fatturato nazionale e di esportazio­ne estera della nautica da diporto italiana sono in netta crescita da 5 anni a questa parte. Le percentual­i, nonostante il difficile biennio mondiale oramai alle spalle, indicano che il settore produttivo gode di ottima salute, eppure non bisogna lasciarsi ingannare da questo lustro di successi per la cantierist­ica di settore.

È un fenomeno da studiare con attenzione, ma anche da prendere ad esempio. La Nautica italiana, quella con la “N” maiuscola, per l’anno 2021 ha registrato un valore di fatturato pari a 6,1 miliardi di euro con un incremento rispetto al 2020 del +31.1%. Un dato che, consideran­do la crescita del +23% di fatturato dell’anno 2020 su quello precedente (2019), dimostra come la nautica italiana è in forte crescita a dispetto di anni pandemici, di lockdown, di politiche centrali poco attente ai problemi del settore produttivo.

Va anche detto che il contributo del comparto al Pil nazionale fa registrare un aumento dal 2.37% (2020) al + 2.89% (2021). Ma la crescita non si è fermata neppure lo scorso anno, seguendo la scia del 2021, l’anno con il migliore incremento di fatturato di sempre, il mercato nel corso del 2022 si è infatti dimostrato solido e reattivo, raggiungen­do un fatturato globale di 7,33 miliardi di euro, in crescita del 20%.

I dati, ancora non ufficiali del 2023, indicano una crescita anche se in riduzione rispetto agli anni precedenti. Una proiezione di questi numeri indica un rallentame­nto del comparto produttivo che deve far riflettere su alcuni aspetti. Intanto ricordo che in Italia la filiera ha quasi 19mila unità locali di produzione, per un valore aggiunto di oltre 11 miliardi di euro e quasi 188mila occupati; per ogni addetto alla produzione si attivano 9,2 posti di lavoro e ogni euro di produzione ne attiva 7,5; ogni 3,8 posti barca generano 1 occupato nell’indotto turistico, per una media di 71 unità per approdo turistico.

Se da un lato la produzione “ubbidisce” ad una delle più note leggi di mercato: domanda e offerta, dall’altra parte non bisogna cullarsi sugli allori.

L’altra parte risponde al nome della Filiera Nautica che va ben oltre le barche e che invece accusa notevoli ritardi legati ai servizi, alle pubbliche amministra­zioni ed alle leggi vincolanti per lo sviluppo delle infrastrut­ture necessarie come i porti.

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Lo speciale è a cura di Gabriele Bojano Nauticsud

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